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PITTORI: Amanuense Senese

Sant'Agostino e san Nicola da Tolentino

Sant'Agostino e san Nicola da Tolentino

 

 

AMANUENSE SENESE

1450-1500

Siena, Biblioteca Comunale, ms. A IX

 

Sant'Agostino e san Nicola da Tolentino

 

 

 

 

Agostino è stato raffigurato con gli attributi vescovili, ma indossa il saio nero degli eremitani. Assieme a lui ci sono altri tre monaci fra cui si può distinguere san Nicola da Tolentino. Si tratta di una miniatura della seconda metà del XV secolo inserita in un manoscritto conservato presso la Biblioteca Comunale di Siena sotto il titolo A. IX al foglio 23, c. 3r e proveniente dal Libro dei Capitoli della Compagnia di Santa Croce e di san Nicola.

Quest'ultima è una antica compagnia, che aggiunse al proprio titolo quello di Nicola, dopo la canonizzazione del santo di Tolentino. I quattro frati sono inginocchiati su un prato, in preghiera, con lo sguardo rivolto al cielo. Agostino e Nicola sono ai lati dell'immagine con le mani incrociate sul petto in atto di devozione.

 

La leggenda della vita di san Nicola da Tolentino rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant'Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino.

Fece la sua professione religiosa (voti solenni) a meno di diciannove anni. Nel 1269 fu ordinato sacerdote. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant'Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305.

Celebri sin dal Medioevo sono i cosiddetti "panini miracolosi" di san Nicola, che servirono anche per la raccolta di farina da parte dei fedeli che si recavano al santuario e che dettero nome anche alla compagnia cerretana degli "affarinati", citata anche dal vescovo urbinate Teseo Pini nel suo Speculum Cerretanorum. Viene ricordato il 10 settembre.

La sua tomba, a Tolentino, è conservata con venerazione dai fedeli.

Il celebre santo marchigiano ha una propria amplissima iconografia, che ne trattano la vita e i miracoli. A Tolentino sorge la più bella e grande Basilica in suo onore. In diverse rappresentazioni Nicola viene raffigurato assieme ad Agostino, di cui fervente seguace sin dalla gioventù, quando indossò la tonaca nera degli agostiniani nel Trecento. Fu un asceta rigidissimo con se stesso e dolce e comprensivo con i poveri, i bisognosi e gli ammalati. Grande confessore, fu pieno di umana compassione per ogni tipo di miseria. L'incondizionata obbedienza, il distacco completo dai beni terreni, l'umiltà e la modestia furono costanti della sua vita.

Intorno a lui c'è sempre un'aura di prodigio, che comincia dalla nascita, avvenuta quando i genitori parevano destinati a non avere figli. Nel processo per la canonizzazione, aperto vent'anni dopo la sua morte, 371 testimoni verranno a parlare dei suoi moltissimi miracoli. Sappiamo inoltre che Nicola è anche un maestro di rigore ascetico, cioè di severità con sé stesso. Un insieme di elementi certo eccezionali, ma piuttosto staccati dal vivere comune della gente, incapace di miracoli e non ghiottissima di penitenza. Invece Nicola - a dispetto delle controindicazioni - è un santo sempre popolarissimo proprio tra la gente comune, di secolo in secolo: è l'amico dei giorni feriali, che viene in casa portando la festa.