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PITTORI: Maestro di S. Vincent

Sant'Agostino vescovo

Sant'Agostino vescovo

 

 

MAESTRO DI ST. VINCENT

secolo XV

St. Vincent, chiesa parrocchiale

 

Sant'Agostino vescovo

 

 

 

 

La chiesa parrocchiale di Saint-Vincent in epoca gotica (XV sec.) subì notevoli trasformazioni. Fu ricostruita l'abside centrale con degli archi a sesto acuto nella parte esterna inferiore ad archetti ornamentali a pieno centro, nella parte superiore. Fu costruito l'arco trionfale con apposizione di un nuovo muro che restrinse notevolmente l'ampiezza della cripta e dell'abside. L'abside fu interamente affrescata e questi affreschi furono in parte messi in luce e restaurati nel 1973.

Nel catino dell'abside era raffigurato probabilmente il Cristo Pantocratore attorniato dalle figure dei quattro evangelisti. Nella volta sono raffigurati i quattro dottori della Chiesa occidentale. Sulle pareti è dipinta la vita di san Vincenzo, titolare della chiesa. Poco prima era stata affrescata l'abside di sinistra: qui si vedono le figure di Pietro e di Paolo con la scritta: "Fecit fieri Vicarius Vuilermus De Villamorte anno 1416."

Di questi lavori fa memoria una lapide che si trovava al fianco sinistro della facciata prima del prolungamento della chiesa nel 1889: "Hoc opus fecit fieri Iacobus Commole anno DMI 1463 XXVIII Maij." Dopo questi lavori la chiesa fu consacrata da mons. François Deprez il 23 maggio 1473.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6