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PITTORI: Andrea Vanni

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa in alto nella lesena di destra

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa in alto nella lesena di destra

 

 

ANDREA VANNI

1400

Siena, Battistero di san Giovanni

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Datata 1400, questa pala d'altare gotica è probabilmente il capolavoro del pittore senese Andrea Vanni. Realizzata a tempera e oro su tavola, dalle dimensioni di 249 x 198 cm., la pala ha come immagine centrale la Vergine in trono con in braccio il Bambino benedicente. Negli scomparti verticali che troviamo da sinistra procedendo verso destra rispetto all'immagine della Vergine col Bambino, sopra la quale è rappresentata un'Annunciazione, sono raffigurati i santi Giacomo il maggiore, riconoscibile per il bastone e la conchiglia del pellegrino, simboli del Cammino di Santiago e santo Stefano, che espone sulla testa due pietre, simboli della sua lapidazione. Sopra le teste di questi due santi troviamo due evangelisti, rispettivamente Luca e Giovanni. A destra della Vergine sono raffigurati Giovanni Battista, riconoscibile dal vestito di pelle di animale e da un filatterio che lo identifica come l'autore delle parole che annunciano la venuta di Cristo alle rive del Giordano il giorno del Battesimo ("ECCE AGNUS DEI"), e l'apostolo Bartolomeo che tiene in mano la sciabola con cui fu scorticato. Nei pinnacoli sono raffigurati gli evangelisti Matteo e Marco. Tutti e quattro gli evangelisti sono riconoscibili dai loro abituali attributi iconografici.

Vanni qui ha saputo inserire con efficacia e intelligenza plastica i personaggi in uno spazio piuttosto ristretto, conservando il carattere armonico dei loro movimenti, soprattutto nel caso degli evangelisti rispetto agli enormi libri su cui stanno scrivendo. Due lesene laterali hanno ciascuna l'immagine di tre santi.

Quella di sinistra propone dal basso verso l'alto le immagini probabilmente di Lucia di Siracusa, a motivo del coltello impugnato, santa Caterina d'Alessandria, detta anche Caterina "della ruota", per il martirio subito. In alto si nota un santo papa difficilmente identificabile. Nella lesena di destra procedendo dal basso verso l'alto troviamo la martire Agata di Catania, identificabile per la presenza di una coppia di tenaglie. Segue una santa non identificabile e quindi, in alto, un santo vescovo, riconoscibile in Agostino per la presenza sotto il piviale della tunica nera dei monaci agostiniani. Questo tipo di abbigliamento è tipico delle committenza agostiniane, che intendevano mostrare visivamente ai fedeli la diretta discendenza dell'ordine dalla figura di Agostino.

Nei pinnacoli dell'incoronazione il pittore ha quindi raffigurato altri quattro santi, tra cui riconosciamo Paolo, grazie alla sua spada lo accompagna frequentemente, Pietro, che regge fra le mani due chiavi, una d'oro, l'altra d'argento e Antonio abate, dal caratteristico aspetto di vecchio saggio appoggiato al suo bastone a forma di tau.

Giovanni di Paolo realizzò infine la predella, che fu aggiunta verso il 1450, dove sono descritte sei scene della vita di santo Stefano e, al centro, la Crocifissione con i santi Girolamo e Bernardino.

La pala fu commissionata per la chiesa di santo Stefano alla Lizza a Siena, un edificio già attestato verso la fine del XII secolo, ma privo di forme romaniche perché è stato riedificato riedificato nel 1671-1675. La pala oggi si trova custodita nel Battistero di San Giovanni a Siena, poiché la chiesa di santo Stefano è stata sconsacrata e ridotta a sala per riunioni e concerti.

 

 

 

Andrea Vanni

Questo pittore è documentato a Siena dal 1353 al 1413, figlio di Vanni d'Andrea e di Giacoma di Nannuccio. Partecipò alla vita politica della sua città e ricoprì numerosi incarichi pubblici a Siena. Tra l'altro venne inviato come ambasciatore ad Avignone presso Gregorio XI, a Firenze, in Maremma e a Napoli presso Urbano VI.

Il suo stile è caratterizzato dal recupero del gusto del primo Trecento locale e, appare indirizzato a rielaborare una versione astratta e stereotipata delle armonie di Simone Martini. Nel periodo del suo primo soggiorno napoletano, intorno al 1365, eseguì un destinato alla cappella del castello di Casaluce, di cui rimangono soltanto due pannelli con san Francesco e san Giacomo. Successivamente al soggiorno napoletano restaurò gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena e realizzò gli affreschi della Confraternita della Madonna presso l'ospedale di S. Maria della Scala e la tavola di S. Bernardino nell'oratorio della Confraternita a Seggiano. Il secondo soggiorno napoletano è documentato negli anni 1383-1385. Una delle ultime opere è la grandiosa pala per la chiesa di S. Stefano alla Lizza, datato 1400, la cui predella fu aggiunta da Giovanni di Paolo.