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PITTORI: Paolo da Visso

Madonna del voto con Agostino e Nicola da Tolentino

Madonna del voto con Agostino e Nicola da Tolentino

 

 

PAOLO DA VISSO

1460-1470

Visso, Museo Civico Diocesano

Madonna del voto con Agostino e Nicola da Tolentino

 

 

 

Questo dipinto murale, convenzionalmente chiamato Madonna del Voto, attualmente si trova nella sede del Museo civico diocesano di Visso, e fu realizzato per una cappella della chiesa di sant'Agostino.

Nel 1868 il dipinto venne staccato da Tito Buccolini e collocato sull'altare di San Lorenzo della Collegiata di Visso. L'iconografia dell'opera riassume vari schemi tipologici relativi alla Vergine quali la Madonna della Misericordia, la Pietà e la divinità armata di frecce, che spesso è presente nei gonfaloni processionali umbri. Nella fascia siperiore si può notare Dio, fra due schiere di angeli, che è intento a scagliare frecce contro l'umanità peccatrice. Le frecce si infrangono però contro un padiglione a cuspide, i cui lembi di tenda vengono aperti a sinistra da sant'Agostino, titolare dell'omonima chiesa di Visso, e, a destra, da san Nicola da Tolentino, il primo dei santi agostiniani. Agostino indossa i paramenti episcopali, ma è ben visibile la tunica nera dei monaci eremitani. La tenda è una specie di riparo per i fedeli di Visso, che, divisi per sessi, sono raffigurati inginocchiati in adorazione ai lati del trono della Vergine. Costei, al centro dell'opera, sorregge il corpo morto del figlio. Nei due cartigli ai lati del trono è riportata una preghiera in volgare.

A sinistra si legge: e [?] filgiolo tuo (?) che no simo de(gn)i Matre, che p(er) nui degge pregare, Perché d'ogne iniq(ui)tà [ooi](?) noy simo p(re)gni / Et no cessimo sempre de male fare / Ma la tua cleme(n)tia [s]e dig[ni]m / Pe(r) nui pecc[aturi volere orare], / [Ad] t[u]o Figliolu Re incoronato, / Che cesse la moria de o(n)ne lato.

Mentre a destra: "Inter(r)c[edi per nui], Regina sa[nct]a / Dena[nti a]l [tu]o Figliolu qua[le è] irato Ch[e cesse] via questa tempesta tanta / [ L]a quale avimo per [l]u nostru peccato; / [Et] della tua sancta gratia ce admanta, Che quisto populu non si[a] sagectato / Da queste sagette [che] passano [el core]; / Pregali che 'l faccia [per] tuo [amor]e."

 

Il dipinto ci mostra attraverso le immagini come, tra la fine del Medioevo e l'inizio del Rinascimento, veniva vissuta la tragedia sociale causata dalla peste. L'uomo medievale non era a conoscenza della causa del contagio e abitualmente riteneva che la malattia fosse dovuta ai peccati dell'uomo. La conferma di questa mentalità la vediamo nel dipinto dove Dio scaglia saette, che simbolizzano la peste, contro la popolazione di Visso. L'iconografia della divinità che scaglia le frecce contro gli uomini è stata mediata dal cristianesimo attraverso la cultura classica. Significativa in tale contesto la figura del dio greco Apollo, che in un passo dell'Iliade con il suo arco invia la piaga nell'accampamento degli achei perché Agamennone aveva rapito Criseide. Nel dipinto le frecce si fermano sulla tenda che ospita la Vergine. Questo vuole insegnare che chi si mette sotto la protezione della Madonna e invoca la sua intercessione, sarà salvo dalla peste. A destra e a sinistra sotto la tenda ci sono infatti gli uomini e le donne di Visso, che si salvano perché stanno pregando Maria con le parole tracciate nei due cartigli riportati più sopra. Si tratta di una preghiera in volgare nella quale è specificata la "presenza della peste" in quel tempo.

 

 

Paolo da Visso

Paolo di Giovanni da Visso nacque forse intorno al 1410 nel villaggio di Aschio, antico possedimento del feudatario di Norcia, ceduto al comune di Visso nel 1255, ancora oggi piccola frazione dello stesso comune. Attivo tra il 1431 e il 1482, rappresenta la più importante personalità pittorica. L’artista realizzò nel 1455 una propria bottega a Visso, dopo l’apprendistato in Umbria. Suoi allievi furono Tommaso di Pietro da Visso, Luca di Raimondo e Benedetto di Marco di Castelsantangelo sul Nera. Ignoti sono il luogo e la data di morte del pittore.

Le opere di Paolo da Visso hanno trovato collocazione anche in Provenza nel "Musée du Petit Palais" ad Avignone, residenza papale per alcuni secoli.