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PITTORI: Anonimo di Cagliari

Agostino vescovo

Agostino vescovo

 

 

ANONIMO DI CAGLIARI

XVII secolo

Cagliari, chiesa di S. Agostino Nuovo

 

Agostino vescovo e dottore della Chiesa

 

 

 

La statua che riproduce sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa, di ignoto autore dell'area artistica cagliaritana, è conservata nella chiesa di sant'Agostino Nuovo a Cagliari.

Questa chiesa ha sostituito la primitiva chiesa e l'annesso convento che furono demoliti nel 1576, nel corso dei lavori di rafforzamento e ammodernamento del sistema di difesa delle mura e dei bastioni di Cagliari voluti da Filippo II re di Spagna. Questo sovrano finanziò la costruzione di una nuova chiesa in onore di sant'Agostino, da costruirsi intra moenia, all'interno cioè della cerchia muraria, sul posto dove sorgeva la chiesa di San Leonardo, di origini pisane.

La progettazione e la direzione dei lavori della nuova chiesa, costruita secondo i canoni dello stile classico caro Filippo II, vennero affidati ai fratelli architetti Jacopo e Giorgio Palearo Fratino, di origini ticinesi, che negli stessi anni erano impegnati a Cagliari nei lavori alle mura.

La chiesa, insieme al nuovo convento degli Eremitani, venne eretta tra il 1577 e il 1580 e arricchita successivamente da numerose opere d'arte, fra cui la statua che riproduce sant'Agostino.

Il santo vi appare nelle sue vesti episcopali con in testa la mitra e nella mano sinistra un libro chiuso. Con la mano destra alzata sembra rivolgersi direttamente all'interlocutore che gli sta davanti. L'artista ha raffigurato il santo con una folta barba riccioluta e un viso ancora abbastanza giovanile.

 

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6