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PITTORI: Cambiaso Ottavio

Sant'Agostino, san Francesco di Sales, Antonio Abate e Maria Maddalena de' Pazzi ai piedi del Crocefisso di Cambiaso Ottavio

Sant'Agostino, san Francesco di Sales, Antonio Abate e

Maria Maddalena de' Pazzi ai piedi del Crocefisso

 

 

CAMBIASO OTTAVIO

1615-1640

Bastia, Cattedrale di S. Maria dell'Assunzione

 

Sant'Agostino, san Francesco di Sales, Antonio Abate e Maria Maddalena de' Pazzi ai piedi del Crocefisso

 

 

 

Ottavio Cambiaso, figlio di Luca (1527-1585), è pittore genovese che operò molto in Corsica, soprattutto a Bastia. Dal medioevo fino alla fine del XVIII secolo, Bastia fu infatti una città italiana sotto il dominio della repubblica di Genova. Ancora oggi nelle sue chiese si conservano numerose opere d'arte di artisti genovesi fra cui Domenico Piola, Giuseppe Badaracco, Giovanni Bilivert e Ottavio Cambiaso.

Ottavio risiedette per circa vent'anni a Bastia, dove fu anche sepolto. Numerosi documenti d'archivio testimoniano della sua presenza fra il 1615 e il 1640. Nel suo testamento, il pittore racconta di essere stato costretto ad abbandonare Genova nel 1614, perchè alcune persone, di cui non vuole fare il nome, lo perseguitavano e forse volevano ucciderlo. Altri documenti scoperti di recenti negli archivi del governatorato genovese, attestano che Ottavio Cambiaso era già presente a Bastia il 5 novembre 1615, giorno in cui un certo Sebastiano Spinola gli intentò un processo per il non pagamento di un affitto. Stabilitosi a Bastia, lontano dalla moglie legittima e da suo figlio, il pittore condusse una vita scandalosa con Tomasina Malatesta, di origini maltesi, divenuta la sua amante.

Nel 1640, gravemente indebolito dalle sue crisi di gotta, fece chiamare un notaio a casa sua nel quartiere di terra Nova e dal suo letto, dove giaceva afflitto dalle sue infermità, gli dettò un testamento che tuttavia non chiarisce i misteri della sua vita. Fino ad oggi non è stata ritrovata alcuna tela sicuramente attribuibile a Ottavio, ma la critica lo crede autore di questo grande pannello d'altare che si trova nella cattedrale di bastia e che raffigura san Francesco di Sales, sant'Antonio abate, sant'Agostino e santa Maria Maddalena de Pazzi ai piedi di Cristo in Croce. In effetti Giovanni Bachero, cronista di Bastia del XVII secolo cita questa tela nei suoi Annali redatti fra il 1652 e il 1660: "Ci sono in questa chiesa delle belle pitture fra cui va citato un Cristo crocifisso agonizzante, opera di Luca Cambiaso."

Un fine letterato come Banchero aveva raccolto presso gli anziani molteplici tradizioni, trasmesse oralmente e quindi talvolta approssimative: altrove attribuisce alcune tavole a un certo Filiberto di Firenze, in realtà Giovanni Filibert fiammingo, corrompendone il nome. Così deve essere accaduto per Cambiaso confondendo il padre con il figlio. La tavola di Bastia fu dipinta fra il 1615 e il 1640 e negli anni attorno al 1650 ci si ricorda solo che era l'opera di un Cambiaso di Genova. La struttura della tela non riflette per nulla l'influenza di Luca che sicuramente Ottavio conobbe per poco tempo. L'opera è piuttosto marcata da uno stile manieristico temperato, che si riscontra a Genova e a Venezia verso il 1600. L'opera mostra in ogni caso che Ottavio era un pittore giunto alla soglia della maturità e che conosceva le correnti artistiche del suo tempo. Ottavio dipinse inoltre delle nature morte, il cui stile si intravede in tutta la sua potenza seducente dal primo piano che mescola gli attributi simbolici dei santi e il cranio di Adamo, in un memento mori di sapore spagnoleggiante.

 

 

Consapevole della centralità della croce nel disegno salvifico di Dio sull'umanità e della straordinaria molteplicità di rimandi ad essa nell'Antico e nel Nuovo Testamento, Agostino si impegna nella sua interpretazione e meditazione lungo tutto l'arco della vita come confermano i numerosi riferimenti alla croce di Cristo, disseminati in tutta l'ampia produzione dell'Ipponate. Ciò che Agostino intende evidenziare è che la scelta di Gesù di portare la croce sulla quale verrà messo a morte è una lucida indicazione su cosa debba significare la vita cristiana. I credenti sono esortati in tal modo a seguire l'esempio del Maestro.

«La croce tiene insieme lo scandalo e la salvezza, la fine e l'inizio, perché in essa si compie qualcosa di assolutamente e radicalmente nuovo: sul legno, Cristo ci istruisce sul significato della nostra vita presente e futura, perché è con la sua morte che Egli ha vinto per noi la morte».

 

Scrive Agostino commentando l'episodio della Crocifissione e della presenza di Maria accanto a Suo Figlio: "Allora, sotto la croce la riconobbe, lui che da sempre l'aveva conosciuta. E prima che fosse nato da lei, aveva conosciuto la madre nella predestinazione. Prima che, come Dio, egli creasse colei dalla quale doveva essere creato come uomo, conosceva la madre."