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PITTORI: Angelo Michele Colonna

Agostino vescovo di Angelo Michele Colonna a Bologna, Oratorio di San Rocco

Agostino vescovo di Angelo Michele Colonna

 

 

ANGELO MICHELE COLONNA

1625

Bologna, Oratorio di San Rocco

 

Agostino Dottore della Chiesa

 

 

 

E' il soggetto del primo riquadro, nella terza fila prospiciente l'altare sul soffitto dell'Oratorio di San Rocco a Bologna. Si tratta di un'opera di Angelo Michele Colonna (1600-1687) che lavorò a Bologna nel Seicento. Al 1625 risale la sua collaborazione con Lucio Massari, Francesco Gessi ed altri artisti alla decorazione dell'Oratorio di San Rocco a Bologna, dove dipinse sei santi ed allegorie. Il Dottore della Chiesa occupa quasi interamente col suo volume lo spazio. Intento a vergare un librone con la penna è assistito da un amorino impacciato, che gli porge il calamaio, mentre un altro è distratto a contemplare una pietra sulla mitria, e un terzo recupera a fatica il pesante pastorale.

 

L'Oratorio di san Rocco risale al secolo XVII. Nella zona del Pratello, la presenza di un Oratorio sopra la chiesa di San Rocco è testimoniata a partire da fine Cinquecento quale luogo di riunione e preghiera del ramo maschile della Compagnia laica di Santa Maria della Pietà e San Rocco. Il sodalizio era nato dalla devozione, alla Vergine della Misericordia, l’immagine della Madonna col Bambino dipinta sulla prospiciente porta di accesso alla città per scongiurare le continue lotte tra i nobili. Molti sodali erano per mestiere artigiani della seta, che non potendosi riunire in società fino al 1676 scelsero questa Compagnia come luogo di riconoscimento pubblico. Il progetto per il rifacimento della Chiesa e dell’Oratorio fu assegnato, nel 1602, all’architetto Pietro Fiorini coadiuvato da Floriano Ambrosini, e lavori iniziarono nel 1614. L’Oratorio, posto sopra la chiesa, si raggiungeva tramite tre rampe di scale. Le pareti erano affrescate con prospettive realizzate gratuitamente dal confratello Domenico Santi detto il Mengazzino (1621-1694). I diciotto soggetti ad affresco entro i cassettoni del soffitto, invece, furono eseguiti da altri artisti, a partire dal 1626.

 

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

 

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6