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PITTORI: Maestro di Fano

Santa Monica

Santa Monica

 

 

MAESTRO DI FANO

1650-1680

Fano, chiesa di sant'Agostino

 

Santa Monica

 

 

 

Il fastigio dell'altare di santa Monica presenta uno stucco che raffigura nello stemma la madre di Agostino.

Di buona levatura si rivela lo scultore che eseguì le statue pertinenti all'altare che era dedicato a santa Monica e che spettava alla Confraternita della Cintura. Anche in questo caso, l'iscrizione dell'ovale ricorda la santa del titolo, raffigurata anch'essa nel rilievo del fastigio, e la lega nel contempo alla confraternita perché ne ricorda la miracolosa consegna della cintura da parte della Vergine. Entriamo così nel vivo del culto agostiniano reso ancora più ricco e vitale dalle sculture che si affacciano dalle loro nicchie poste anche in questo caso a sinistra dell'altare.

La chiesa di sant'Agostino, che in origine era dedicata a santa Lucia, si trova nel centro storico di Fano, all'estremità di Via Vitruvio. All'inizio del Quattrocento la chiesa viene ricostruita e riconsacrata nel 1409.

Nella seconda metà del Cinquecento, il fanese Ludovico Giorgi progettò una "inversione" della chiesa, cioè la sostituzione dell'abside con la facciata d'ingresso e viceversa. In tale occasione vennero poste le fondamenta del nuovo presbiterio che prevedeva una profonda cappella centrale e due cappelle laterali minori. La trasformazione degli interni fu portata a compimento solo nel 1685, quando fu realizzata la grande volta a botte decorata nel riquadro centrale da un affresco di Giambattista Manzi, dove dipinse un sant'Agostino in Gloria in una finta prospettiva architettonica a cielo aperto.

La chiesa è stata praticamente demolita nel corso dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Si è salvata solo la fiancata orientale. L'adiacente convento fu occupato dai monaci agostiniani fino alle soppressioni napoleoniche.

 

Finalmente guadagnò a te anche il marito, già quasi al limite estremo della vita temporale: e in lui che ormai era credente non rimpianse ciò che aveva tollerato nel miscredente. Era poi la serva dei tuoi servi. Chi di loro l'aveva conosciuta, in lei rendeva lode e onore e amore a te, sentendo nel suo cuore la tua presenza, testimoniata dai frutti di una vita consacrata a te. Era stata la moglie d'un solo uomo, aveva reso ai genitori il bene ricevuto, aveva retto con devozione la sua casa, a testimonio aveva le sue buone opere. Aveva allevato dei figli, partorendoli di nuovo ogni volta che li vedeva allontanarsi da te. Infine di tutti noi, Signore, che possiamo per tuo gratuito favore dirci servi tuoi, e ricevuta la grazia del tuo battesimo vivevamo già in una nostra comunità, al tempo in cui ancora lei non s'era addormentata in te, di tutti noi si prese cura quasi fossimo tutti figli suoi, e quasi fosse figlia di noi tutti ci servì.

AGOSTINO, Confessioni, 9, 22

 

Riposi dunque in pace con l'uomo di cui fu sposa, il solo di cui lo fu, e che servì portandoti il suo frutto con pazienza, per guadagnare anche lui a te. E tu ispira, mio Signore e Dio mio, ispira tu i tuoi servi e miei fratelli, i tuoi figli e padroni miei, che io servo col cuore e la voce e la penna: e ogni volta che leggeranno queste pagine si ricorderanno davanti al tuo altare di Monica, tua ancella, con Patrizio che fu un tempo suo sposo. Attraverso la loro carne mi hai fatto entrare in questa vita - come, non so. Con devozione si ricorderanno di loro: genitori miei in questa luce provvisoria, e miei fratelli in te che ci sei Padre e nella madre cattolica, e miei concittadini nella Gerusalemme eterna, a cui sospira il tuo popolo lungo tutto il suo cammino dall'inizio al ritorno. Così sia meglio appagato in virtù di queste confessioni il suo estremo desiderio: lo sia nella preghiera di molti, piuttosto che nella mia soltanto.

AGOSTINO, Confessioni, 9, 37