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PITTORI: Lanfranchi carlo Emanuele

Agostino, la Vergine e santi

Agostino, la Vergine e santi

 

 

LANFRANCHI CARLO EMANUELE

1661

Torino, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino, la Vergine e santi

 

 

 

Nel coro della chiesa torinese di sant'Agostino, dietro l'altare maggiore costruito nel 1887, si trova una pala dell'Assunta con i santi Filippo, Giacomo, Bartolomeo e Agostino di Carlo Emanuele Lanfranchi. Agostino vi è raffigurato come vescovo, con la mitra in testa e un ricco e ricamato piviale sulle spalle. Il suo volto ha un aspetto giovanile, senza barba e con i capelli neri. Il suo sguardo è rivolto verso l'alto in direzione della Vergine che siede sopra il livello dei santi. La sua eleganza è stridente con gli abiti comuni che indossano gli altri santi. I santi Filippo e Giacomo in origine erano i titolari della chiesa, prima che venisse dedicata ad Agostino. In posizione più nascosta si trova San Giovanni Battista patrono di Torino.

La chiesa torinese di sant'Agostino si trova nella omonima via e rappresenta una delle più antiche chiese della città, già esistente nell'890. Questo originario edificio aveva uno stile romanico, tuttavia nel 1368 era già stato ristrutturato in forme gotiche. Parrocchia dal 1368 sotto il titolo dei santi Giacomo e Filippo, la chiesa fu ricostruita dai padri agostiniani tra il 1551 e il 1582.L'edificio fu infine consacrato nel 1643. Annessa alla chiesa sorgeva un chiostro. Nel 1551 l'edificio sacro venne dedicato a S. Agostino, anno in cui si ipotizza sia stato edificato l'attuale campanile. A metà Settecento furono effettuati nuovi restauri, cui ne seguirono altri alla fine dell'Ottocento curati dall'architetto Carlo Ceppi, che disegnò, tra l'altro, l'altare maggiore nel 1887. L'interno della chiesa si presenta a tre navate divise da pilastri, senza transetto. Le absidi sono quadrangolari, con la presenza di due cupole ellissoidali in corrispondenza del presbiterio e del coro. Il pulpito ligneo seicentesco è decorato con medaglioni raffiguranti i quattro evangelisti. L'altare maggiore conserva sulla parete destra una Deposizione su tavola attribuita a Dürer, ma più probabilmente opera di una bottega della Germania meridionale attiva prima della metà del Cinquecento. La navata destra è caratterizzata da altari di gusto barocco, mentre quella sinistra conserva, nella prima cappella un interessante fonte battesimale con pannello ligneo. Nella prima cappella a destra è posizionata una tela di Felice Cervetti datata 1764. Allo stesso periodo appartiene nella quarta cappella una statua lignea della Madonna della Cintura di Ignazio Perucca, una tipica devozione agostiniana. Nel coro, dietro l'altare maggiore, si trova, oltre alla pala dell'Assunta di Carlo Emanuele Lanfranchi, il mausoleo del cardinale Carlo Tommaseo Maillard de Tournon di Carlo Antonio Tantardini(1712). Nella cappella in testa alla navata sinistra si trova anche una tavola attribuita a Giovanni Martino Spanzotti raffigurante S. Nicola da Tolentino.

 

 

Lanfranchi Carlo Emanuele

Carlo Emanuele, figlio di Francesco e di Paola Margherita Simeone di Chieri, nacque a Mirafiori nel 1632. Suo padre Francesco e lui stesso furono ingegneri attivi fra Seicento e Settecento presso la corte sabauda.

Una patente ducale pubblicata nel 1669-1670 gli concedeva le medesime cariche del padre Francesco, a testimonianza "della lunga e fedel servitù" di quest'ultimo. In questa patente il duca Carlo Emanuele II indicava che, "tenuto da Noi e da MR mia sig.ra e Madre al sacro fonte del Battesimo porta il nostro nome" e "s'incamina sotto la paterna direttione a virtuosi esercitij del dissegno e dell'architettura", per cui gli si concedeva di succedere al padre negli incarichi da quest'ultimo ricoperti.

Dal suo testamento, redatto nel 1701, risulta che aveva le qualifiche di governatore di Mirafiori, aiutante di camera della duchessa, governatore della vigna reale e ingegnere di "Madama la Duchessa". Lavorò anche come ingegnere di Emanuele Filiberto di Savoia principe di Carignano, per il quale dal 1672 al 1682 elaborò alcuni progetti per la realizzazione di un grandioso ampliamento del castello di Racconigi con l'inserimento di una vasta corte porticata in cui erano contenute due chiese.

Nel 1682 un biglietto di Vittorio Amedeo II lo incaricava, in luogo dell'anziano M. Morello, della direzione dei lavori a Palazzo Reale nuovo e per il Castello di Moncalieri. Nel 1687 progetta la cappella di S. Gerolamo nella chiesa di S. Giuseppe a Carignano. Consigliere della Confraternita di S. Rocco in Torino, nel 1692 definisce le spese per completare la chiesa. Gli vengono attribuite la ricostruzione della chiesa di S. Giuseppe a Torino, officiata dai ministri degli infermi, la progettazione a Palazzo Reale del gabinetto vicino alla galleria del Daniel (1713) e la grande sala dell'insinuazione nel palazzo comunale del 1714. Carlo Emanuele morì a Torino, nell'appartamento che occupava a Palazzo reale quale primo aiutante di camera della regina Anna Maria d'Orléans tra il 1715, data dell'ultimo suo atto rogato e maggio del 1716 quando fu steso il testamento del figlio Francesco Antonio, che dichiarava di essere figlio del defunto Carlo Emanuele. Francesco Antonio, figlio di Carlo Emanuele e di Anna Maddalena Argenta, fu segretario ordinario di Vittorio Amedeo II e nel 1711 segretario di Stato di Guerra. Nel già citato testamento del 1701, aveva chiesto di essere seppellito nella chiesa di S. Rocco.