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PITTORI: Charles Le Brun

Tolle lege nel giardino di Milano

Tolle lege nel giardino di Milano

 

 

LE BRUN CHARLES

1660-1670

Parigi, Museo del Louvre, Fondo Disegni

 

Tolle lege nel giardino di Milano

 

 

 

Questo interessante disegno è attribuito a Charles Le Brun,un importante esponente della scuola pittorica francese seicentesca. La scena esprime l'episodio del tolle lege che ha come protagonista Agostino nel suo giardino di Milano. In un panorama in stile architettonico classico, Agostino sta seduto sotto un albero di fico con lo sguardo giovanile rivolto verso il cielo e le braccia allargate in segno di adesione alla chiamata.

Nelle opere scritte subito dopo la conversione, Agostino non fa il minimo accenno alla famosa scena dell'orto o del tolle lege che ricorda nelle Confessioni. Si può osservare che la descrizione che fa Agostino del suo stato d'animo è, da una parte, tutta dominata dalla preoccupazione, polemica contro i manichei, di dimostrare l'esistenza e il valore del libero arbitrio, la possibilità di una scelta fra bene e male e che, d'altra parte, essa è redatta sotto l'influsso di quei passi paolini che parlano del contrasto fra lo spirito e la carne.

E si potrebbe ancora suggerire, insistendo sull'importanza di questo fatto, che l'episodio dimostra come Agostino abbia conosciuto l'epistolario di san Paolo proprio all'inizio della sua conversione.

Tuttavia questa scena, vera senza dubbio in molti, probabilmente in tutti, i suoi particolari, è stata redatta con la preoccupazione di dimostrare appunto il contrario di ciò che taluno ha creduto di scorgervi: di mettere in luce cioè l'impotenza dell'uomo a operare da solo la propria salvezza e la necessità dell'intervento, subito efficace della grazia divina, intervento che non ha nulla di miracoloso.

Possiamo anche ammettere che il testo paolino, di contenuto così caratteristicamente etico, e inserito in una esortazione morale ed escatologica, fosse per l'appunto quello che Agostino lesse effettivamente, ricavandone la forza di tradurre in atto i progetti che da qualche tempo maturavano nella sua mente.

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze ... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29

 

 

Charles Le Brun

Pittore e decoratore francese, fu il primo pittore del re Luigi XIV. Nacque a Parigi nel 1619 figlio di Nicolas Le Brun da cui apprese i rudimenti della scultura. Nel 1632 entra nella bottega di François Perrier e poi in quella di Simon Vouet 1634-1637).

Qui conosce Pierre Mignard, André Le Nôtre e Eustache Le Sueur. Nel 1642 parte per un viaggio in Italia in compagnia di Poussin.

Durante il suo soggiorno studia l'arte italiana ed esegue copie di opere che vede a Roma.

Nel 1646 ritorna a Parigi dove riceve l'aiuto del card. Mazzarino. Le Brun ha l'opportunità di produrre molti lavori che lo introducono nella nobiltà parigina e della corte reale.

Tra il 1656 e il 1661 decora il castello di Vaux-le-Vicomte che segna il suo successo. Seguono anni di grande successi e di commissioni e nel 1663 viene nominato direttore della Reale Accademia di Pittura e Scultura di Colbert.

La sua pittura è quella tipica di corte, con scenografie teatrali: tuttavia in lui c'è una costante ricerca di equilibrio e armonia. La sua arte si basa su una straordinaria padronanza del disegno e dell'uso del colore. Le Brun è anche l'archetipo del pittore colto, sia medico quanto teorico dell'arte, che considera la pittura tra le arti liberali.

Direttore dell'Accademia, Le Brun fornisce modelli non solo per i pittori di corte, ma anche per gli scultori, i decoratori o i tessitori tanto che le arti reali sono caratterizzati da una grande omogeneità tematica e stilistica. Muore a Parigi nel 1690.