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PITTORI: Melissi Agostino

Sant'Agostino scrive sul cuore di Santa Maria Maddalena de' Pazzi

Particolare del quadro: Sant'Agostino scrive sul cuore di Santa Maria Maddalena de' Pazzi

 

 

MELISSI AGOSTINO

1646-1683

Prato, Farsettiarte

 

Sant'Agostino scrive sul cuore di Santa Maria Maddalena de' Pazzi

 

 

 

Maddalena de' Pazzi fu una carmelitana italiana, nata a Firenze nel 1566 e morta nel 1607. Fu beatificata da Urbano VII nel 1626 e canonizzata da Clemente IX nel 1699. E' patrona di Firenze e la sua festa si celebra il 29 maggio. La sua missione ricorda per molti versi quella di santa Caterina: grande fu il suo amore per Cristo e la Chiesa, che si nutriva del profondo insegnamento teologico della Bibbia, di sant'Agostino e di santa Caterina. Suoi pilastri furono il mistero della incarnazione e le opere dello Spirito Santo.

Maria Maddalena de' Pazzi nasce nel 1566 e appartiene alla casata de' Pazzi, potenti (e violenti) per generazioni a Firenze, e ancora autorevoli alla sua epoca. Battezzata con il nome di Caterina, a 16 anni entra nel monastero carmelitano di Santa Maria degli Angeli in Firenze e come novizia prende il nome di Maria Maddalena. Nel maggio 1584 soffre di una misteriosa malattia che le impedisce di stare coricata. Al momento di pronunciare i voti, devono portarla davanti all'altare nel suo letto. Da questo momento vivrà diverse estasi, che si succederanno per molti anni. Le descrivono cinque volumi di manoscritti, opera di consorelle che registravano gesti e parole sue in quelle ore. Più tardi le voci dall'alto le chiedono di promuovere la «rinnovazione della Chiesa» (iniziata dal Concilio di Trento con i suoi decreti), esortando e ammonendo le sue gerarchie. Scrive così a papa Sisto V, ai cardinali della curia; e tre lettere manda ad Alessandro de' Medici, arcivescovo di Firenze, predicendogli il suo breve pontificato. La mistica morirà nel 1607 dopo lunghe malattie.

A eccezione di tre lettere, Maddalena non scrisse nulla di proprio pugno.

Le sue spoglie vennero trasferite nel 1629 nel complesso di Borgo Pinti che apparteneva ai monaci cistercensi di Badia a Settimo, Costoro avevano fatto cambio della proprietà con le Monache Carmelitane di Santa Maria del Angeli, spostandosi in Oltrarno. I frati si portarono seco la definizione "del Cestello", che ancora oggi si riferisce a San Frediano in Cestello dove si stabilirono. Le monache da parte loro fecero chiamare il monastero di Borgo Pinti col nome di quello d'Oltrarno: Santa Maria degli Angeli. Dopo la canonizzazione di Maria Maddalena, nel 1669, la chiesa venne ridedicata alla santa fiorentina. Questo importante evento fu la spinta che innescò un rinnovato fervore decorativo, quando Jacopo Chiavistelli, con la collaborazione di Angiolo Gori, affrescò la volta con la Gloria di santa Maria Maddalena de' Pazzi, mentre Cosimo Ulivelli dipinse alle pareti le Storie della santa.

La scena dipinta da Melissi richiama altre interpretazioni seicentesche prodotte sull'onda emozionale della canonizzazione della santa, dove sant'Agostino, vestito da vescovo simbolicamente scrive con una penna sul cuore di Maddalena. L'espressione della santa prefigura già quanto poi esprimerà con le sue esternazioni estatiche. Alcuni angeli assistono gioiosamente alla scena sopra i due protagonisti dell'episodio. Agostino è qui raffigurato come vescovo, con una lunga e folta barba nera, la mitra in testa, dal viso e dall'espressione piuttosto giovanile, tutto intento nella sua azione di scrivere con penna sul petto della santa a lui devota per poterla ispirare.

L'opera, di cui si ignora l'origine, prodotta nell'orizzonte culturale toscano probabilmente dal pittore fiorentino Agostino Melissi, è riapparsa sul mercato antiquario a Prato su proposta di Farsettiarte.

 

 

Melissi Agostino

Le notizie biografiche di questo pittore nato a Firenze da un certo Andrea intorno al 1616 sono piuttosto lacunose e frammentarie. Il suo principale biografo, Baldinucci, racconta che compì un primo apprendistato nella bottega di Remigio Cantagallina e, dopo il 1631, presso quella di Matteo Rosselli. Per dieci anni, dal 1634 al 1644, collabora con G. Bilivert di cui divenne uno dei migliori allievi, tanto che sovente il maestro terminava i dipinti realizzati dal Melissi apponendovi la propria firma. Tra le poche opere sicuramente sue ricordiamo un dipinto per la Compagnia di S. Paolo di Notte, realizzato nel 1646 su incarico del futuro cardinale Leopoldo de' Medici, raffigurante un Cristo morto, Maria Vergine e san. Giovanni. Firmato e documentato è uno dei suoi ultimi dipinti che presenta una Vergine che intercede davanti alla Trinità, realizzato per la chiesa di san Pietro in Terreno a Brollo a Figline Valdarno, che gli venne commissionato nel 1657. Melissi morì a Firenze all'inizio del 1683, poiché a marzo risulta già sepolto nella chiesa del monastero delle Murate, l'ex convento della Santissima Annunziata.