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PITTORI: Luigi Miradori

Agostino e i Dottori della Chiesa

Agostino e i Dottori della Chiesa

 

 

MIRADORI LUIGI  detto IL GENOVESINO

1635-1650

Milano, chiesa di S. Maria Bianca di Casoretto

 

Agostino e i Dottori della Chiesa

 

 

 

Lungo la navata di destra nella chiesa di S. Maria Bianca in Casoretto, dopo l'ingresso laterale, è collocata una tela che raffigura i quattro Dottori della Chiesa. Le sue dimensioni sono identiche a quelle del dipinto che raffigura sant'Agostino, presente nella stessa chiesa. Fino al 1977 la tela era collocata nella terza cappella a destra, ma quasi sicuramente in origine era posizionata nella cappella di sant'Agostino. Nella struttura compositiva del quadro sono riconoscibili, da destra Girolamo, Ambrogio, Gregorio papa e sant'Agostino. San Girolamo se ne sta seduto, con barba e capelli bianchi ed un libro appoggiato sulle ginocchia. Lo avvolge un manto rosso che gli lascia nudo il petto mentre il copricapo cardinalizio resta appoggiato a terra. Sant'Ambrogio se ne sta ritto in piedi con mitra e pastorale. Tiene il braccio destro e la mano alzati. Ambrogio è riconoscibile dall'angioletto che volteggia sopra la sua testa e che regge il flagello a tre code, uno dei suoi attributi iconografici che allude alla sua battaglia contro l'eresia ariana. San Gregorio viene qui presentato nella rappresentazione più tradizionale, senza barba e con i capelli scuri, con la tiara papale in testa e la colomba bianca, simboleggiante lo Spirito Santo che lo ha ispirato, volteggiante sopra il capo. Il santo regge un libro sulle ginocchia.

A sinistra siede sant'Agostino, con la mitra in testa e con in mano una penna ed un libro su cui sta scrivendo. Il volto esprime una persona matura, con una foltissima barba che gli copre il viso. Sono tutti seduti ed in atteggiamento di ascolto. Sant'Ambrogio, l'unico in piedi, pare invece che stia parlando. Dietro i quattro personaggi principali, sulla sinistra, si notano due figure: una raffigura san Carlo Borromeo, dall'inconfondibile profilo e in abiti vescovili; l'altro personaggio, con cui san Carlo pare stia colloquiando, è un francescano che regge un libro e potrebbe trattarsi di san Bernardino. Don Davide Sesia, parroco di Turro, parlando di questo quadro in una nota del 1886, dice che esso "rappresenta i quattro dottori della Santa Chiesa con san Bernardino, come dice un'altra lapide ivi inserita".

L'assenza dell'aureola sul capo del Borromeo potrebbe indicarci che l'opera è precedente all'anno 1610, quando venne canonizzato. A livello stilistico il dipinto risale certamente alla prima metà del Seicento e può essere accostato ad un soggetto analogo presente in santa Maria della Passione. Anche in questo caso i Dottori della Chiesa sono rappresentati individualmente e in modo straordinario da Giuseppe Vermiglio. L'autore dell'opera è stato individuato da una parte della critica in un artista cremonese o che abbia lavorato in quell'area: probabilmente si tratta di Luigi Miradori detto il Genovesino. Costui, nato a Genova agli inizi del Seicento, si trasferì a Cremona verso il 1640 e fu fortemente influenzato dalla pittura lombarda, dallo stile del Caravaggio e in parte anche dalla cultura dei bamboccianti. Grazie all'amicizia e alla protezione del governatore spagnolo di Cremona, si accosta alla cultura figurativa iberica, forza le marcature manieristiche verso elementi fortemente realistici. Tra i più interessanti pittori di Cremona, seppe fondere suggestioni spagnole a un acuto e personale senso della realtà. Dipinse prevalentemente quadri di soggetto sacro.

Un'altra ipotesi avanzata dai critici ritiene che l'autore appartenga all'area artistica cremonese, in un periodo antecedente all'attività del Genovesino. Un grafismo piuttosto brutale, basato su fisionomie caricate, farebbe pensare a Luca Cattapane. Non si conosce la sua data di nascita esatta, tuttavia il periodo in cui opera spazia dagli anni ottanta ai novanta del Cinquecento. Seguace di Vincenzo Campi, ne prosegue il caratteristico naturalismo, anche se con una certa indipendenza, oscillando spesso tra i diversi stili. La sua pittura è caratterizzata da una certa inclinazione eccentrica, da profili quasi grossolani e da una linea nervosa e ondulata nei panneggi. Alcune pale dipinte per il Duomo di Cremona dimostrano la sua vivacità espressiva che si cela sotto l'austero decoro controriformistico.