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PITTORI: Maestro della Petraia

L'episodio del tolle lege nel giardino di Milano

L'episodio del tolle lege nel giardino di Milano

 

 

MAESTRO DELLA PETRAIA

1650-1700

Firenze, Villa La Petraia

 

L'episodio del tolle lege nel giardino di Milano

 

 

 

Il quadro si trova nella cosiddetta caffetteria di Villa La Petraia, una delle ville medicee fiorentine di maggior prestigio. L'opera è priva di didascalie, ma il cartiglio lascia intuire l'argomento trattato. Vi si legge: HIC PATULE TRISTIS RECUBANS SUB TEGMINE FICI BIS VOCEM AUDIT TOLLE LEGE INGEMINARE PER AURAS.

Ovvero: qui (nel giardino) riposando triste sotto l'ampia copertura di un fico due volte sente una voce ripetere per l'aria "prendi e leggi". La struttura, la didascalia e la composizione della scena sono di fatto una copia di una delle scene affrescate da Marzio Ganassini nel chiostro agostiniano della SS. Trinità a Viterbo, dove viene illustrata la vita di sant'Agostino. La scena descrive l'episodio del tolle lege, che Agostino racconta nelle Confessioni. Immerso nei suoi ragionamenti nel giardino della casa dove abitava a Milano, ad un certo punto sentì probabilmente la voce di alcuni bambini gridare o cantare "prendi e leggi, prendi e leggi". L'invito venne interpretato da Agostino come un segno e, aperta la Bibbia, lesse una lettera di san Paolo che lo invitava a non tergiversare più e piuttosto a convertirsi. Agostino e Alipio, che era presente per l'occasione, sono stati vestiti dal pittore vestiti all'orientale, mentre il giardino è in stile all'italiana. L'albero di fico rappresenta ancora, probabilmente, l'albero della conoscenza del bene e del male.

Non è noto se questa raffigurazione sia stata realizzata per la villa o se sia stata portata nella stessa per qualche motivo o come pezzo d'antiquariato.

La scena si svolge in un giardino di stile rinascimentale, con un bel disegno delle siepi che ricorda una scena similare di Collaert, un incisore della fine Cinquecento. Agostino è seduto con la testa reclinata e appoggiata al palmo della mano. L'espressione del suo viso indica interiorità, un senso quasi di estasi e di riflessione per quanto gli sta accadendo. Alipio, dietro di lui, ha un libro in mano, lo stesso che ha letto e che lo ha scosso. La scena è ambientata in un bel giardino dove troneggia un grande fico e in lontananza una casa a più piani di elegante fattura architettonica.

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze ... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29