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PITTORI: Maestro veneto

Tolle lege nel giardino di Milano

Tolle lege nel giardino di Milano

 

 

MAESTRO VENETO

1691

Venezia, stamperia Nicolao Pezzana

 

Tolle lege

 

 

 

L'immagine è tratta da una bella edizione del 1691 delle Confessioni (confessionum ad tria mss. exemplaria emendati opera & studio r. p. h. Sommalii et Societate Iesu), la celebre opera di sant'Agostino il grande Dottore della Chiesa. Il formato del libro è di piccole dimensioni per un uso tascabile e personale: misura 12x6,5 cm. Il libro è composto da 408+(24) pagine e descrive, in una specie di autobiografia la storia della sua conversione al cristianesimo, dove Agostino rivolgendosi a Dio narra la sua vita. L'opera è in un volume ed è completa.

La scena raffigurata nel frontespizio, come viene chiaramente identificata dalla scritta tolle lege, tolle lege si riferisce al celebre episodio narrato da Agostino in cui il santo, ai piedi di un fico comprende pienamente la novità cristiana e decide di intraprendere un nuovo stile di vita.

Nel disegno a sinistra del santo si nota l'albero, mentre a destra possiamo vedere in lontananza una fontana che costituiscono lo sfondo del giardino dove si svolge l'episodio. Agostino è vestito da monaco inginocchiato e con un viso da persona piuttosto adulta, non certo rispettosa della effettiva età del santo nel 386.

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze ... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 2