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PITTORI: Giovanni Maria Viani

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

GIOVANNI MARIA VIANI

1660-1680

Bologna, chiesa del Santissimo Salvatore, Sacrestia

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Nella sacrestia della chiesa bolognese del Santissimo Salvatore, ricchissima di opere d'arte, spicca questa immagine a mezzo busto di Agostino, sotto il cui ovale incorniciato da elaborato elementi, si può leggere la scritta: "SANCTUS AUGUSTINUS HIPPONENSIS CANONICORUM OMNIVM LEGISLATOR AETERNI PATRIS TESTIMONIO MAGNVUS". Il testo relativo al medaglione vuole ricordare il legame profondo che lega i Canonici Lateranensi alla figura di sant'Agostino, considerato come un Padre dell'ordine.

La raffigurazione del santo è opera di Giovanni Maria Viani (1636-1700) e mostra un giovane Agostino, con una foltissima barba che alza il braccio destro e con l'indice alzato della mano destra indica all'osservatore dove porre la sua attenzione. Alle sue spalle si nota una serie di libri accatastati, mentre in testa porta la mitra episcopale. La mantellina del santo ricorda quella dei Canonici di regola agostiniana e non ha il tipico colore nero, proprio dell'Ordine agostiniano.

 

 

La chiesa bolognese del Santissimo Salvatore ha origini molto antiche e si tramanda che già intorno all'VIII secolo dei monaci greci vi celebrassero le sacre funzioni e le pratiche di culto. Tuttavia notizie certe si ritrovano solo verso il 1100-1150 quando l'edificio fu occupato dai Canonici Regolari di Santa Maria di Reno che seguivano la regola di sant'Agostino. In seguito essi vennero chiamati Canonici Lateranensi del Santissimo Salvatore. Questi ultimi, intorno alla metà del 1400, la ingrandirono su progetto del maestro muratore bolognese Gaspare Nadi (1418-1504). Con la costruzione nel 1517 di un nuovo chiostro attiguo alla chiesa, si provvide anche alla costruzione di una nuova chiesa più capiente, con l'abbattimento della preesistente. Il disegno fu affidato al padre barnabita milanese, nonché architetto, Ambrogio Mazenta o Magenta (1565-1635). L'esecuzione dell'opera venne affidata all'architetto bolognese Tommaso Martelli (1575-1633), i cui lavori furono avviati nel 1606 e conclusi nel 1623. La fiancata, di linee classiche, denota un carattere maestoso, dovuto per lo più alle due cappelle sporgenti alte quanto la chiesa stessa. La facciata leggermente più sobria, è arricchita di quattro statue in cotto che rappresentano gli evangelisti, opere dello scultore Giovanni Tedeschi, mentre sul tetto nel cornicione del frontone sono collocate tre enormi statue in rame eseguite da Orazio Provaglia nella prima metà del Seicento.

Esse raffigurano Cristo (al centro) e due angeli (ai lati).

L'interno della chiesa è luminoso, con tonalità chiare dei muri sia per le decorazioni che per le colonne che s'intonano con il complesso architettonico. Questa chiesa costituisce il trapasso fra l'architettura rinascimentale e quella barocca e l'originalità dell'architetto Ambrogio Magenta fu quella di progettare una chiesa a navata unica e a pianta longitudinale, dove la campata mediana fosse più larga delle altre due cappelle. Ciò ha permesso la realizzazione di una chiesa molto spaziosa e solenne. Sull'altare maggiore campeggia la pala del "Salvatore" del pittore bolognese Giovanni Francesco Gessi (1588- 649), eseguita nel 1620 su disegno e con l'aiuto di Guido Reni.

 

 

 

 

Giovanni Maria Viani

Pittore del periodo barocco, Viani nasce nel 1636 e fu attivo soprattutto a Bologna. La sua formazione artistica matura nella bottega di Flaminio Torre ed ha come compagno Lorenzo Pasinelli. Il suo stile lo definisce come un seguace di Cantarini e Guido Reni. Tra i suoi allievi troviamo suo figlio Domenico (1668-1711), Giovanni Girolamo Bonesi e Odoardo Perini oltre a Pier Francesco Cavazza. A Bologna aprì una bottega che si trovò a competere con quella di Carlo Cignani. Dipinse molti quadri per i pubblici edifici di Bologna, fra cui un'Annunciazione in San Giuseppe mentre nella Basilica dei Servi dipinse affreschi nel portico, una Gloria di San Filippo Benizi e l'Incoronazione della Vergine.

Sono note varie sue opere anche in altre chiese bolognesi. Suo figlio Domenico Maria (Bologna 1668 - Pistoia 1711) lavorò nella bottega del padre e in quella di Carlo Cignani. A Venezia conobbe l'arte di Tiziano e Veronese, che studiò a fondo. Tra le sue opere, notevole è la pala con il Miracolo di S. Antonio da Padova realizzato nell'anno 1700 a Bergamo nella chiesa di S. Spirito.