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PITTORI: Joseph Jiri Jelinek

Agostino vescovo

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

JOSEPH JIRI JELINEK

1720 circa

Praga, Narodni Galerie nel chiostro di san Giorgio

 

Agostino vescovo

 

 

 

Si tratta di una statuetta in legno opera di Joseph Jiri Jelinek, uno scultore ceco nato a Kosmonosy nel 1697 e morto nel 1776. L'opera è conservata, assieme alla sua gemella che raffigura sant'Ambrogio nella Naradoni Galerie ospitata nel Chiostro di san Giorgio nel castello di Praga. L'esecuzione dell'opera risale al 1720 circa e fu prodotta per la chiesa romanica di Brezno, da dove proviene. Il santo vescovo vi è raffigurato in forma sanguigna e imponente, nell'atto di esprimere con forza la Parola divina che legge da un libro aperto. Agostino indossa i vestiti vescovili, in testa porta la mitra. Il viso è abbondantemente ricoperto da una folta barba ondulata che gli cade sul petto, il che rende ancora più vibrante lo sforzo del braccio e della mano destra nel proclamare la Parola. Eseguita in legno, l'opera doveva essere originariamente dipinta in policromia.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6