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PITTORI: Morghen Giovanni Elia

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

MORGHEN GIOVANNI ELIA

1746

Collezione Privata

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

L'immagine di sant'Agostino è stata incisa su lastra in rame nel 1746 a Napoli probabilmente da Giuseppe Morghen che ha lavorato con parecchi lavori alle edizioni librarie di Nicola Gervasi. Il margine utile dell'incisione misura 11 x 15 cm, mentre il foglio complessivamente 13 x 21 cm. L'incisione si trova ancora in un buon stato di conservazione.

Il santo è stato raffigurato secondo il classico formato iconografico che lo vede ritratto come vescovo con in mano una penna mentre sta scrivendo su un libro aperto. Lo sguardo di Agostino è estatico quasi che venisse colpito dalla luce della ispirazione divina che cala dall'alto a destra. Il suo volto esprime una fortissima attenzione e il viso scavato dalle rughe accentua ulteriormente questo senso di profonda meditazione. In testa Agostino porta la mitra, simbolo della sua dignità episcopale, mentre una foltissima barba biancastra e ben pettinata gli copre le guance e scende fino al suo petto.

L'incisore ha raffigurato il santo a mezzo busto inserendolo in un ovale dalla costruzione semplice ma efficace. La dicitura nel margine inferiore S. AGOSTINO specifica, se mai ce ne fosse bisogno, quale sia l'identità del santo raffigurato.

 

 

Giovanni Elia Morghen

Nacque da una famiglia di incisori fiorentini, di cui non si conosce esattamente l'origine. Al dire di Raffaello, il membro più illustre della famiglia, suo nonno sarebbe stato originario di Montpellier. Dopo avere sposato una donna genovese, si sarebbe trasferito a Firenze, dove aprì un negozio di trine. I figli, Giovanni Elia e Filippo, si specializzarono entrambi nell'arte calcografica. Il primo fu prevalentemente un disegnatore. Filippo al contrario si perfezionò nell'intaglio, un'arte in cui fu particolarmente versatile. Giovanni Elia nacque a Firenze verso il 1721 e fu disegnatore, pittore e intagliatore. A Firenze diventò allievo di Giovan Domenico Ferretti e con qualche probabilità entrò nella bottega di Carlo Bartolomeo Gregori, Con lui e altri artisti della sua scuola, realizzò ventisei incisioni fra quelle presenti nella seconda edizione fiorentina (1766) delle Pitture del salone Imperiale del palazzo di Firenze. Qui erano comprese anche le riproduzioni delle decorazioni pittoriche presenti nelle ville della Petraia e di Poggio a Caiano. Trasferitosi a Napoli con il fratello, sin dal 1756 partecipò alla realizzazione delle tavole delle Antichità di Ercolano, un'opera in più volumi edita a Napoli con vari intervalli a partire dal 1752 fino ad Ottocento inoltrato. Nel 1760 chiese licenza al re di Napoli di tornare a Firenze per sposarsi. Nel 1767 pubblicò sei tavole con le rappresentazioni dei templi di Paestum, tratte da disegni di Antonio Joli. Giovanni Elia partecipò anche all'impresa editoriale di Pietro Paolo Montagnani tesa a riprodurre i dipinti degli ambienti vaticani in Roma, contribuendo al volume del 1789 insieme, tra gli altri, ad Alessandro Mochetti e a Luigi Cunego.