Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Maestro piacentino

PITTORI: Maestro piacentino

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

MAESTRO PIACENTINO

1740-1760

Piacenza, Musei Civici di Palazzo Farnese

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Questa statua è conservata a Piacenza presso il locale Museo civico di Palazzo Farnese. L'opera è stata realizzata da una bottega di artisti che si muoveva nell'orizzonte culturale piacentino. Scolpita in legno e dorata, la statua misura cm. 110 di larghezza, è alta 186 e profonda 64 cm.

Realizzata fra il 1740 e il 1760, questa notevole statua raffigura il santo seduto su un trono.

Agostino indossa gli abiti episcopali con una elegante mitra in testa. Una folta barba riccioluta gli copre il viso e scende fin sul petto. Il suo volto esprime la forte maturità di una persona ormai anziana.

Ha il braccio e la mano destra alzata, nel gesto del benedicente, mentre con la sinistra sorregge sulle gambe un libro aperto. E' curiosamente vestito con tre vesti sovrapposte. Con ogni probabilità proviene dalla chiesa o dal monastero cittadino di sant'Agostino, perché è certamente una statua di particolare rilevanza e preziosità. Del nome dell'autore non resta però alcuna testimonianza, neppure nel "Repertorio Generale" dei documenti lateranensi.

 

La chiesa di sant'Agostino sorge presso il perimetro cittadino ed è un'opera cinquecentesca di Bernardino Panizzari detto il Caramosino, che fu uno degli esecutori del progetto di Vignola per la realizzazione di Palazzo Farnese. Posta sullo "Stradone Farnese", è la chiesa più imponente della città, l'unica composta da cinque navate. Edificata a partire dal 1550 rappresenta un'opera di assoluto interesse architettonico. I lavori per il convento di S. Agostino furono iniziati nel 1550, secondo un unico grande progetto che prevedeva la costruzione di tre ampi chiostri e di una chiesa a cinque navate con cupola e «crosere», colonne binate e pilastri accorpati. Gli edifici conventuali, oggi parte della Caserma Cantore non sono visitabili. Particolarmente interessante è il primo chiostro, in cui si è adottato l'ordine tuscanico nelle logge inferiori e una serie di serliane per quello superiore. La chiesa (1570-87) fu costruita dal piacentino Bernardino Panizzari, detto il Caramosino, a cui è tradizionalmente attribuita anche l'ideazione del progetto architettonico. Studi più recenti preferiscono attribuire il progetto a Cristoforo Lombardo, un architetto milanese aggiornatosi sull'opera di Giulio Romano, autore di edifici che presentano soluzioni simili a quelle adottate a sant'Agostino a Piacenza. Preceduta da una facciata neoclassica, eretta tra il 1786 e il 1792 seguendo i disegni di Camillo Moriggia (Ravenna 1743-1795), autore, tra l'altro, del sepolcro di Dante a Ravenna, la chiesa è stata recentemente restaurata. L'interno, a cinque navate, separate da coppie di colonne in granito e da pilastri accorpati, dalle linee maestose e solenni, rivela interessanti soluzioni spaziali nel sistema delle coperture delle ali laterali e all'incrocio del transetto, sormontato da una grandiosa cupola. Con la soppressione dei Canonici Lateranensi la chiesa fu spogliata dei suoi arredi, in parte riutilizzati in altre chiese cittadine e del territorio (l'altar maggiore e alcune strutture marmoree delle cappelle laterali si trovano, per esempio, nella parrocchiale di Rivergaro).

Sono inoltre esposti al Museo Civico la fontana del Mosè e una splendida statua lignea di S. Agostino del XVIII. Conservano invece la loro ubicazione originaria, seppure mutilate dalle truppe francesi, le decorazioni in stucco e le statue, opera di Giulio Mazzoni (Piacenza 1525-1589), formatosi a Firenze e a Roma (fu allievo del Vasari e di Daniele da Volterra). Dell'originale decorazione affrescata, che doveva coinvolgere tutta la struttura del tempio, rimangono alcune tracce rilevanti. La complessità del programma è testimoniata dal transetto destro, nella cui lunetta, ai lati della serliana, fu affrescata un'Annunciazione da Giovan Battista Trotti detto il Malosso (Cremona 1556-Parma 1619), discepolo di Bernardino Campi, impegnato lungamente a Piacenza (1583-1615). È andato purtroppo perduto nei bombardamenti del 1945 l'affresco del refettorio, opera di Giovan Paolo Lomazzo (Milano 1538-1600) noto per il celebre trattato sulla pittura e i suoi rapporti con Leonardo. Chiusa al culto da circa due secoli, ora appartenente al demanio dello Stato, è stata utilizzata per mostre ed esposizioni fino al 1985. Annesso alla chiesa è stato edificato un vasto complesso monastico dall'ordine dei Lateranensi, da anni destinato a caserma, e precedente alla costruzione della chiesa di cui viene posta la prima pietra nel 1569 e che sarà consacrata già nel 1573.