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PITTORI: Pittore di Selvino

Sant'Agostino Dottore della Chiesa e il bambino sulla spiaggia

Sant'Agostino Dottore della Chiesa e il bambino sulla spiaggia

 

 

PITTORE DI SELVINO

1750-1799

Selvino, chiesa dei Santi Filippo e Giacomo Apostoli

 

Sant'Agostino Dottore della Chiesa e il bambino sulla spiaggia

 

 

 

La pittura murale che si trova nella chiesa di Selvino risale al XVIII secolo ed è stata realizzata  in ambito bergamasco. L'anonimo autore ha dipinto sant'Agostino nella sue vesti di Dottore della Chiesa. Il santo, assiso su una nuvola e intento a scrivere su una pagina incompleta, alza lo sguardo verso l'alto dove una coppie di angioletti sembra suggerirgli che cosa scrivere.

Argomento del suo pensare sembra sia il mistero della Trinità.

Sulla sinistra un angelo reca in mano la mitra e il bastone pastorale simboli della sua attività di pastore.

In basso, accanto alla scritta S. AUGUST. D., troviamo un bambino con in mano un cucchiaio che ricorda il celebre episodio medioevale che caratterizza simbolicamente la ricerca di Agostino di scoprire il mistero della Trinità. Sullo sfondo si intravede il mare sulla cui riva si sarebbe svolto l'incontro fra Agostino e il bambino.

Il santo è stato raffigurato da vescovo, con un viso maturo e dalla folta barba brizzolata, con nella mano destra una penna d'oca e nella sinistra una grande pagina su cui sta scrivendo.

L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.

"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.