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PITTORI: Storm Anton

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

STORM ANTON

1758

Roggenburg, chiesa del monastero premostratense

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa con il bambino della spiaggia

 

 

 

Questa cultura di S. Agostino, uno dei patroni dei premostratensi, si trova presso l'altare maggiore della chiesa del convento. Lo scultore che l'ha realizzata è probabilmente Anton Storm da Fussen che morì nel 1757.

Anche le altre grandi figure dell'altare maggiore sono attribuite ad Anton Sturm che ha ideato e realizzato questo Sant'Agostino nella sua veste di autore della Regola che viene seguita dai monaci.

Il santo si erge imponente con il suo aspetto filiforme e regale. Indossa una veste bianca con decori dorati e regge con la mano destra il bastone pastorale. In testa porta una elegante mitra da cui fuoriescono raggi dorati propri dei santi. Nella mano sinistra tiene aperto un libro capovolto, mentre ai suoi piedi si erge un piccolo ragazzo che volge lo sguardo al santo e nella mano sinistra tiene alzato un cucchiaio.

La scena ricorda il mistero della Trinità, la cui conoscenza interessò la mente di Agostino a lungo.

Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.

L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.

"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.

 

Il Monastero di Roggenburg venne fondato nel 1126 dal conte di Bibereck ed assegnato a monaci premostratensi.

Questi primi canonici norbertini provenivano dal non lontano convento Ursberg.

Nel 1802 dopo la secolarizzazione il monastero venne occupato dai militari bavarese e l'ultimo abate Thaddeus Aigler fu ridotto allo stato laicale. Nel 1982 i premonstratensi ripresero possesso del convento.

La chiesa, una grande costruzione rococò bavarese, fu eretta a forma di croce fra il 1752 e il 1758 su progetto di Simpert Kraemer. L'edificio, completato da suo figlio Martin Kramer, presenta una navata con transetto e due torri gemelle alte 70 metri. L'interno della chiesa del monastero conserva una grande ricchezza di affreschi rococò e pale d'altare di Franz Martin Kuen. L'altare maggiore è opera di Johann Georg Bergmüller, mentre alcuni dipinti del soffitto più recenti (1901) sono di Waldemar Kolmsperger.