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PITTORI: Pittore veneto

Sant'Agostino cardioforo

Sant'Agostino cardioforo

 

 

PITTORE VENETO

1710-1730

Castelfranco Veneto, Mercato Antiquario

 

Sant'Agostino cardioforo

 

 

 

L'opera di anonimo pittore veneto fu dipinta nella prima metà del Settecento. Il quadro è di medie dimensioni (52x72 cm) ed è apparso sul mercato antiquario a Castelfranco Veneto.

Il santo è vestito da vescovo con in testa la mitra: nella mano destra tiene ben saldo un cuore fiammante, mentre la mano sinistra è leggermente aperta in segno di grande compunzione. Il volto del santo è asciutto, profondamente scavato dalle rughe del tempo e dell'età. Una folta barba grigiastra appuntita gli copre il mento. Lo sguardo è profondo, estatico, rivolto verso un punto che lo spettatore non intravede e che acuisce la percezione dello stato d'animo spirituale del santo. Accanto a lui si vede la figura di un vecchio che gli mostra un libro: forse è san Paolo, il grande mentore di Agostino, la cui lettura lo avviò alla conversione di Milano.

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3