Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Giuseppe Viscardi

PITTORI: Giuseppe Viscardi

Agostino, Monica e la Madonna della Cintura

Agostino, Monica e la Madonna della Cintura

 

 

GIUSEPPE VISCARDI

1720-1795

Museo dei Beni Ecclesiastici, Rieti

 

 

Agostino, Monica e la Madonna della Cintura

 

 

 

Giuseppe Viscardi, quando realizzò quest'opera, aveva ormai completato l'apprendistato romano, maturando la propria cifra stilistica di equilibrato accademismo presso quella scuola animata da Raffaello Mengs e Pompeo Batoni che ebbe il merito di anticipare alcuni dei temi destinati a maturare nell'età neoclassica. Il merito indubbio del Viscardi, unanimemente riconosciuto dai pochi che si sono occupati della sua opera, è quello di saper modulare con straordinaria perizia «precisione di disegno, unità di parti, semplicità artistica forse non comune ai moderni», conferendo il senso armonioso dell'unità e della congruenza d'ispirazione agli allestimenti scenografici delle sue opere pittoriche tanto nelle opere d'ispirazione religiosa, quanto in quelle dedicate alle funzioni proprie della vita civile.

La maturità artistica di Giuseppe Viscardi appare ormai raggiunta appieno: le figure dei Santi, raffigurati con i loro emblemi, si dispongono entro la superficie ortogonale della tela secondo le regole di una sintassi visiva che resta debitrice alla scenografia del teatro sacro, i piviali, le mitrie sontuose della dignità episcopale non meno appropriate degli umili sai, delle tuniche di lana rozzamente tessuta, per evocare il destino sublime del retore di Tagaste destinato a trasfondere il senso più alto della civiltà classica nell'alveo della nuova fede, grazie alla perseveranza di sua madre, la cristiana Monica.

La tela ispirata al tema della consegna della cintura, parte integrante e caratteristica dell'abito dell'Ordine, pur conservando memoria della convenzionale immagine della Madonna in Maestà, si sviluppa secondo una prospettiva inusuale, proponendo di scorcio la bella immagine riflessa di due madri legate da un affetto sublime ai loro figli.

La Vergine Maria, bella di una beltà regale, matronale nel gesto e nella postura, porge all'adorazione degli astanti il proprio figlio in fasce, che tende la manina paffuta con la cintola in cuoio destinata ad Agostino ed ai seguaci della sua Regola. Santa Monica, severa e riservata nei suoi austeri panni di vedova, contempla il Bambino; sant' Agostino, intento a scrivere su di un codice le pagine sublimi della Città di Dio, indossa già il piviale damascato che ne segnala il ruolo, mentre due angioletti stringono il cuore fiammeggiante ed il pastorale del Vescovo d'Ippona.

 

Viscardi fu anche un valente architetto. Di questa sua attività non abbiamo testimonianza diretta, dal momento che il capolavoro viscardiano, il teatro dei Condomini, è andato distrutto, tuttavia gli arredi di altari e cappelle - da Leonessa, a Rieti, a Cittaducale - confermano senza alcun dubbio l'autenticità del talento di questo artista di provincia, in grado di ricondurre negli ambiti circoscritti della propria esperienza l'alta lezione dell'accademismo romano. Già nella prima esperienza presso la chiesa di San Francesco a Leonessa si rivela la felice, armoniosa congruenza fra gli elementi architettonici e gli elementi figurativi, uniformati ad una visione estetica di ordinato rigore, capace di dare corpo e spessore alle trabeazioni, alle modanature, agli stucchi la cui plasticità si esalta acquistando il colore nelle ricche composizioni spiraliformi delle tele.

[Testo tratto da "Giuseppe Viscardi, architetto e pittore. Note storico-critiche su un minore del Settecento", di Ileana Tozzi]