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Chiese agostiniane: Crema

Entrata del complesso agostiniano con la chiesa di S. Agostino, oggi Museo Civico di Crema

Entrata del complesso agostiniano con la chiesa di S. Agostino, oggi Museo Civico di Crema

 

 

CHIESA DI S. AGOSTINO DI CREMA

 

 

 

Sulla fondazione di quest'importantissimo convento e della sua chiesa, sulle aggiunte fatte al convento e le successive ricostruzioni della chiesa, noto qui quanto ho potuto finora trovare in cronache e documenti vari. Della prima fondazione Pietro da Terno dice nella sua "Historia", all'anno 1439 (a carta 76 della copia manoscritta in mio possesso): "La Gesa prima fu una casuccia vile, et il campanile era il camino dove solito era a farsi fuoco, et le fune si tirava a sonar le campane per la canna dove esalava il fumo". Qualche riga dopo dice: "Le fondamenta della tribuna furono circa questi tempi fatti, et poi l'anno 1445 elevati et coperti dal Beato Giorgio da Cremona cum le due capelle da lato, quale furono intitulate l'una S. Giovanni et l'altra S. Rocho, a memoria di frate Giovanni Rocho primo fundatore". Contro l'asserzione del Calvi che fra Gian Rocco e fra Martino avevano già comperato le case ed iniziato il convento nel 1436, testimonia il "Libro delle spese", dove alla carta 4 troviamo un pagamento effettuato in data 4 luglio 1439 al capomastro Giovanni Monelli per avere, secondo accordi presi con Maestro Gian Rocco, "addattata una casa affinché i frati vi possono abitare".

Il Calvi però conviene che la chiesetta fu iniziata nel 1439. Per disposizione contenuta nella "donazione" dei beni di Tomaso Vimercati fatta da Filippo Maria Visconti con atto notarile del 3 marzo 1424, questa chiesetta dovette essere dedicata alla SS. Annunziata ed il "Libro delle spese" ha inizio con un elenco di coloro che "amore Dei" condussero mattoni e tegole per chiesa e convento dove fu subito iniziato il primo chiostro, ossia quello a mezzogiorno nella vicinanza dei Terni, mentre quello a settentrione finora ritenuto il primo, deve essere invece il secondo in ordine di costruzione. "Il Libro delle spese" ci dice che fra il 1443 ed il 1446 vennero fatti i lavori nell'interno della chiesa i gradini degli altari, i paliotti, le ancone, gli affreschi, arredi sacri, messali. Sembra che in quel tempo si procedesse anche all'erezione del primo campanile.

Sono annotate spese per mattoni, legname, calcina, colori per i pittori, pergamena per i libri, e vi si trovano pagamenti fatti a diversi artisti ma è solo nel 1453, quando fra Agostino, oltre ella carica di Vicario Generale, assunse, sembra per la seconda volta, quella di Priore a Crema, che troviamo riportati alcuni importanti contratti per lavori di costruzione. Evidentemente il primo umile conventino si dimostrava già insufficiente ai bisogni della giovane vigorosa Congregazione. Vi sono contratti vari per un chiostro nuovo, la sagrestia, nuove sale e alcune celle, scale, ambulatori, un dormitorio "sopra il capitulo la sacrastia e il refettorio" ed una nuova cucina.

Nel 1456, secondo il Racchetti, venne iniziata una nuova chiesa, ma é più probabile che si trattasse dell'ingrandimento della chiesa già esistente evidentemente questi lavori durarono a lungo, poiché Pietro Terni dice che la facciata fu terminata nel 1466. Nel 1497 venne edificato, sempre secondo il Racchetti, un nuovo campanile. È probabile che attorno a questa data venisse costruito il grandioso refettorio, dato che le tracce ancora esistenti delle prime finestre mostrano una linea rinascimentale. Secondo il Caffi, che ne scrisse nell'Archivio Storico Lombardo (anni 1874 e 1878), gli affreschi che notoriamente vi dipinse Gian Pietro da Cemmo furono eseguiti alla fine del '400 ovvero nei primi anni del '500. Gian Pietro aveva già affrescato un grande salone nel convento di Brescia e vi aveva dipinto i ritratti di tutti i fondatori dell'Ordine e della Congregazione. Questi importantissimi dipinti esistono ancora e forse, dopo il prossimo restauro, sarà possibile d'identificare il ritratto di fra Agostino. Nel Refettorio a Crema egli decorò il volto con medaglioni a chiaro-scuro contenenti "storie" ricavate dalla Storia Sacra (che ancora si possono intravedere) e fece due grandi affreschi ai due capi del salone, rappresentanti il Cenacolo e la Crocifissione.

Il Caffi assicura di averli veduti, e così pure altre persone, ma attualmente non se ne trova traccia. Secondo "l'Anonimo del Morelli" Gian Pietro avrebbe anche decorato a chiaro-scuro in quella terra verde della quale faceva molto uso, come ancora si può vedere nelle pitture interessantissime dell'ex-convento di S. Barnaba a Brescia, la grande Libreria dei frati cremaschi, mentre Vincenzo Foppa avrebbe eseguito ad affresco una Pietà nella chiesa, la quale conteneva anche opere di Vincenzo Civerchi e la notissima pala della Madonna tra i Santi Giorgio e Cristoforo di Paris Bordon, attualmente a Lovere. Torniamo a Pietro Terni per sentirci dire che nel 1508 da Mons. Erasmo Bernardi, prelato cremasco che aveva conseguito il grado di vescovo, Mons. Luigi Tasso, bergamasco e pure vescovo, ed il Protonotario Gianantonio da Terno, zio dello storico, furono poste le prime pietre di una nuova grande cappella in aggiunta alla chiesa, e nel quattordicesimo registro delle "Parti prese in Consiglio" trovo che nel 1518 i frati Agostiniani chiedevano di poter chiudere ed includere nel loro orto un vicolo cieco che, correndo da mezzogiorno a monte - ossia verso nord - terminava contro le loro nuove costruzioni. Abbiamo da questa notizia la conferma che la vecchia chiesa edificata nella vicinanza dei Terni era nella parte meridionale del convento e che perciò quello che oggi ci sembra sia il primo chiostro, fu invece il secondo, tanto più che un documento della fine del secolo, che si trova nell'archivio Benvenuti ci dice che il nuovo chiostro si trovava nel "Borgo di Sotto" giacente a nord della vicinanza dei Terni, e dipendente dalla Porta Serio.

Nel 1529 venne posto sul campanile un orologio che il Racchetti ed anche Francesco Sforza Benvenuti nella sua "Storia di Crema" chiamano il primo orologio pubblico in Crema - erroneamente, perché da almeno mezzo secolo ne esisteva uno sul campanile della Chiesa Maggiore. Affiorano negli anni seguenti varie piccole notizie: un elenco compilato durante una visita pastorale nel sedicesimo secolo parla della reliquia di S. Pantaleone, degli altari di S. Tomaso, S. Pancrazio, S. Liberata, Beata Monica, S. Maria Maddalena. Quest'ultimo era stato eretto dal nobile Pietrino Tolli, marito di Maddalena Terni, ma il "Libro delle spese" ci parla fino dal 1444 di un altare dedicato a "Santa Monica e Santa Maria", probabilmente ma non sicuramente Maria Maddalena. Da altri documenti e registri sappiamo che vi era un altare di S. Nicolò da Tolentino - santo Agostiniano - ed uno della "Madonna del Popolo". Il suddetto elenco ci indica il soggetto di alcuni quadri - la Risurrezione, la Visitazione, la Trasfigurazione, l'Assunta, S. Tomaso ma non - purtroppo - il nome degli autori, mentre altri documenti ci forniscono il nome di alcune persone sepolte nella chiesa, fra altre il Podestà Nicolò Pesaro, ed i "benefattori" Camillo Premoli e sua moglie Camilla Braguti; ci dicono che il cavaliere di Malta, Marzio Verdelli vi aveva fatto porre una cassetta per raccogliere elemosine a beneficio dei prigionieri (1583). Nel 1611 un'ancona detta "del Podestà", forse perché offerta da uno di questi funzionari, veniva rimossa dall'altare di S. Alessandro Cattaneo per essere sistemata altrove. Benché non ne abbia finora trovato menzione, è probabile che nella chiesa si trovasse 1'interessantissima statua della Madonna di Loreto, attualmente nell'oratorio di S. Maria Stella nella parrocchia di S. Benedetto, dove fu portata dalla demolita chiesa di S. Marino. Ho trovato che nel 1625 gli Agostiniani che nel 1622 avevano conseguito la piccola antica chiesa di S. Marino, vi portarono processionalmente la statua della Madonna di Loreto, evidentemente oggetto di grande venerazione.

Riservandomi di spiegare altrove le ragioni che rendono questa sacra immagine la più venerabile ed interessante esistente in Crema dopo il Crocifisso del Duomo, e di esprimere il desiderio che sia meglio sistemata, conosciuta e venerata, chiudo la parentesi e torno al convento di S. Agostino che nel secolo XVI era diventato tanto grande e comodo che vi si alloggiavano i più importanti ospiti della Comunità, incluso il primo Vescovo di Crema che vi ebbe residenza intanto che veniva allestito un decoroso Vescovado. Sembra però che al grandioso convento non corrispondesse più la chiesa, che, più volte aggrandita e rimaneggiata, mancava di unità architettonica. Perciò nel primo quarto del secolo XVII i frati progettarono di erigere dalle fondamenta una nuova grande chiesa e trovarono un mecenate in Gaspare Sangiovan Toffetti, il quale offrì di erigere a sue spese l'altar maggiore, il coro, la tribuna ed il presbiterio. Il 4 Luglio 1642 il Vescovo di Crema Alberto Badoero assistito dal Podestà Pietro da Canale pose la prima pietra della nuova chiesa sulla piazza davanti all'entrata del convento, non più la prima entrata che non sappiamo dove fosse, ma quella che è ancora l'entrata del convento diventato caserma "Renzo da Ceri".

Sotto le prime pietre fu posto, come d'usanza, una cassetta di piombo contenente scritture. Forse allora fu subito demolita - almeno in parte - la chiesa vecchia, poiché trovo che ne fu rimossa la salma di fra Giorgio Lumiati, morto in fama di santità, che venne sepolta nella "sacrestia vecchia", dove fu eretto un altare. Nel 1647 la chiesa era in condizione da potersi officiare, ma durante i lavori che durarono ancora per molti anni venne a mancare l'aiuto di Gaspare Sangiovan Toffetti, perché la sua famiglia, arricchitasi commerciando a Genova che egli, mediante grandi elargizioni alla Serenissima in occasione della guerra di Candia, era riuscito a far iscrivere nel Libro d'Oro della nobiltà veneta, era tumultuosa ed attaccabrighe. Contese, risse, processi, assassini, condanne al bando e perfino condanne capitali disturbarono i loro affari e resero vane le loro promesse. Perciò i frati dovettero sostenere la maggior parte dell'ingente spesa per la grande cupola e per il coro eretto su disegno del notissimo Richini (contratto del 18 gennaio 1672). Non ho potuto trovare chi fu l'architetto della cupola, ma nel registro delle spese per la fabbrica del Palazzo Bondenti attualmente Terni de Gregory, situato di fronte alla chiesa, trovo che il primo capomastro di questo palazzo fu Messer Salvatore Santini da Cadempino Luganese "capomastro della cupola di S. Agostino".

Il Santini mori nel 1711 ed i lavori del palazzo furono proseguiti da altri. Nel 1644 una saetta danneggiò il campanile, e nel 1729 il "muro di testa verso le mura" della grande Libreria si rovinò, non so perché, ma questa notizia ci dice che la Libreria era una grande sala ancora esistente al piano superiore del convento dove si vede appunto un muro rifatto. Forse, anzi probabilmente, questa sala non è la prima libreria perché il locale al quale sovrasta ha qualche probabilità di essere un avanzo della prima chiesa, sconsacrata e ridotta ad altro uso, tanto più che a sua volta si trova sopra una specie di cripta. Quando fu rifatto il muro caduto, il Priore Padre Zucchi fece dipingere la Libreria a medaglioni contenenti l'effigie di diversi santi Agostiniani e dei più eminenti religiosi che avevano abitato nel convento - fra altri di Bartolomeo ed Agostino Cazzuli.

Un quadro eseguito nei primi anni del settecento da un pittore olandese, mediocre ma meticoloso, offre una veduta di Crema presa - quasi a "volo d'uccello" - da fuori Porta Serio in modo di far vedere il più possibile della città con tutte le sue chiese e campanili, dei quali tanti furono vandalicamente distrutti all'epoca napoleonica. In questo dipinto, che ho ragioni per credere fosse una volta in casa Bondenti, ma che poi passò in casa Bonzi ed ultimamente in casa Carioni-Zucchi, la grande chiesa di S. Agostino sembra costruita in mattoni a vista e la "cupola" si rivela piuttosto un'imponente tamburo coperto da tetto. Con la costruzione di questa cupola, terminata verso la fine del '600, termina la storia edilizia di S. Agostino, ed i frati, soddisfatti e superbi della loro bella ed imponente chiesa, non potevano per loro fortuna prevedere la sua misera fine avvenuta poco più di un secolo più tardi. Fu demolita: il Demanio si prese il convento per farne una caserma, i quadri e la famosa collezione di libri furono dispersi, ed i beni dei frati, la reliquia di S. Pantaleone, gli arredi sacri e l'archivio passarono all'Ospedale Maggiore.

 

 

LE FONTI

 

Fonti manoscritte:

PIETRO DA TERNO: Historia di Crema. Registri n. 9 e 10 delle "Parti prese in Consiglio" (Città di Crema).

A. TIRABOSCHI: Notizie attorno al Monastero e alla chiesa di Sant'Agostino (Bergamo).

CESARE FRANCESCO TINTORI: Delle Memorie sacro-profane appartenenti alla nobilissima città di Crema.

SANDRO ANGELINI: Memorie Storiche e studio di Restauro del Convento di S. Agostino in Bergamo (inedito).

DOCUMENTI VARI all'Archivio di Stato a Milano e a Mantova, alla Biblioteca Civica di Bergamo ed in archivi privati cremaschi. (Per il convento di Crema esistono molti documenti all'Archivio Notarile di Lodi).

 

Fonti stampate:

PADRE DONATO CALVI: Delle Memorie istoriche della Congregazione Osservante di Lombardia dell'Ordine Eremitano di Sant'Agostino. Milano 1669.

BERNARDINO CORIO: Historia di Milano. Ivi 1505.

ANDREA SCHIVENOGLIA: Cronaca di Mantova. Edita e pubblicata da Carlo d'Arco. Milano 1857.

FRA AGOSTINO DA CREMA: Relazione alla "Magnifica Comunità di Crema", stampata nella sua " Historia ecc. ecc., di S. Pantaleone. Cremona 1493.

LUCA BELTRAME : Gli sponsali di Galeazzo Maria Sforza. Milano 1893.

DINA: Notizie su Dorotea Gonzaga, ecc. in Archivio Storico Lombardo, 1887 e 1889.

MARIO EQUICOLA: Storia di Mantova. Ivi 1610.

IPPOLITO DONESMONDI: Storia Ecclesiastica di Mantova.

L. C. VOLTA: Storia di Mantova. Ivi 1827.

ANGELO DAVOLI: Della duplice e rarissima edizione del sec. XV de "La historia del martyrio del glorioso sancto Pantaleymone" di Frate Augustino da Crema. Firenze 1928.

VINCENZO FORCELLA: Iscrizioni nelle chiese (ecc.) di Milano. Ivi 1890.

D. GIULIO CESARE TENSINI: Vita di S. Pantaleone. Crema 1837.