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Chiese agostiniane: Ancona

Portale della chiesa di S. Agostino ad Ancona

Il magnifico portale gotica della chiesa di S. Agostino ad Ancona

 

 

CHIESA DI SANT'AGOSTINO AD ANCONA

 

 

 

Dell'antica fabbrica gotica resta oggi solo il portale nel fianco, ornato da esili colonnine e da capitelli decorati a motivi ornamentali. Non più aperta al culto, si caratterizza per il pregevolissimo portale in stile gotico-veneziano di Giorgio Orsini, che tuttavia non lo terminò. I lavori furono conclusi nel 1494 da Michele di Giovanni da Milano e Giovanni Veneziano. A questa chiesa lavorò Duccio, il pittore senese, come racconta Vasari nelle sue Vite de' Pittori: "Il medesimo (Duccio) fece la chiesa e convento di S. Antonio che inanzi all'assedio di Firenze era alla Porta a Faenza e che oggi è del tutto rovinato, e di scultura la Porta di S. Agostino in Ancona, con molte figure et ornamenti simili a quelli che sono alla Porta di S. Francesco della città medesima.

Agostino, la Vergine e santi, tela conservata ad Ancona

Maratta: Agostino, la Vergine e santi

Nella quale chiesa di S. Agostino fece anco la sepoltura di fra' Zenone Vigilanti, vescovo e generale dell'Ordine di detto Santo Agostino, e finalmente la loggia de' Mercatanti di quella città, che dopo ha ricevuti, quando per una cagione e quando per un'altra, molti miglioramenti alla moderna et ornamenti di varie sorte".

L'interno settecentesco è ravvivato dai vivaci stucchi dello svizzero Giacomo Cantoni e da alcune grandi tele del Cades. Nella chiesa anconitana di S. Agostino, rinnovata nel 1764 da Luigi Vanvitelli, nell'ambito di un ampio intervento architettonico ed urbanistico che interessò la città adriatica a partire dal quarto decennio del sec. XVIII, si trovano oggi molte opere d'arte di notevole pregio. Di grande importanza per la pittura gotica marchigiana le due cappelle ai lati dell'altare maggiore. In quella a destra sono affrescate Storie di S. Agostino, mentre in quella opposta si ammirano scene della vita di Cristo e della Maddalena. Se differenti furono le mani che eseguirono i due cicli, unico risulta essere il denominatore stilistico che le fa risalire al ceppo riminese-assisate, verso la metà del XIV secolo.

Fra gli altri innumerevoli quadri va ricordata un'opera di Domenico Corvi (Viterbo 1721 - Roma 1803) che raffigura S. Nicola da Tolentino e il beato Antonio da Amandola che intercedono per le anime del Purgatorio (1764-65).

Rimossa dalla sua sede in seguito alle soppressioni postunitarie, che video la chiesa agostiniana adibita a caserma, la grande tela, forse per le sue notevoli dimensioni, non trovò posto nei successivi allestimenti espositivi della Pinacoteca Civica (Convento di S. Domenico, Convento di S. Francesco, Palazzo degli Anziani). Fu segnalato nella chiesa della Sacra Famiglia da Furlanetto (1929) dove era stata tra l'altro provvisoriamente sistemata anche un'altra opera proveniente da S. Agostino, oggi introvabile, il "S. Guglielmo" di Giacinto Brandi.

Nel chiostro della Chiesa, oggi annesso all'Ospedale Civile, si trova l'ex Oratorio dei Beati Becchetti, di forma tardo-gotica che ha la parete dell'altare interamente rivestita da un affresco monocromo del pittore sanseverinate Lorenzo Salimbeni.