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Chiese agostiniane: Offida

Immagine della chiesa di S. Agostino a Offida

Chiesa di sant'Agostino a Offida

 

 

CHIESA DI SANTAGOSTINO A OFFIDA

 

 

 

Fin dal 1250 circa gli agostiniani possedevano in Offida una chiesa dedicata alla Maddalena, la quale, dopo l'arrivo delle reliquie eucaristiche, fu completamente ricostruita. I lavori per la nuova e più capiente chiesa, dedicata a sant'Agostino, cominciarono nel 1338 e terminarono nel 1441. Più tardi la chiesa, per le aumentate esigenze dovute all'afflusso dei pellegrini sempre più numerosi, fu ampliata nuovamente e architettonicamente, specialmente nell'interno, fu un fiorire di arte barocca. L'attuale tempio, che dall'esterno conserva evidenti segni delle costruzioni anteriori, fu terminato nel 1686, come ricorda una lapide scolpita sul portale maggiore.

L'interno è a croce latina, con una modesta traversa. Attualmente non sono più riconoscibili le strutture trecentesche. Architettonicamente colpisce la fine eleganza e la grandiosità delle linee, la maestosità degli altari e, soprattutto l'attenzione è attirata dalla cappella del miracolo che domina l'abside. Nel braccio maggiore, fra pilastri di maniera composita, entro sfondi ad arco tondo, ornati di incorniciature dorate, si trovano quattro cappelle, i cui altari, di un bel barocco, sono adorni di eleganti fregi, corone di rose, con dei putti sui frontoni. Fra un pilastro e l'altro, entro sei nicchie, sorgono sei imponenti statue di santi pontefici dell'ordine agostiniano: sant'Agostino, san Gelasio papa, san Fulgenzio, san Simpliciano, san Prospero, san Tommaso da Villanova.

Sulla sommità dell'arco trionfale, si legge a caratteri cubitali la scritta latina :" ADORIAMO - LA TUA SANTA CROCE - ORNATA - DI TRE MIRACOLI - L'OSTIA - LA CARNE E IL SANGUE"scritta che si riferisce alle santissime reliquie conservate nella stessa chiesa. Dietro il marmoreo altare maggioreche fu costruito nel 1934 ad opera di Aldo Sergiacomi, si sviluppa il magnifico coro, in stile barocco, a due ordini di stalli, scolpito in noce nel secolo XVIII da Alessio Donati, detto il "maestro dei cori". Allo stesso Donati si devono anche i due eleganti confessionali in noce nel braccio maggiore della chiesa. Di un certo interesse sul primo altare, a destra di chi entra, il dipinto della Adorazione dei Magi di Carlo Allegretti da Monteprandone ( sec. XVII ). Sul secondo altare si scorge un San Tommaso da Villanova di Ludovico Trasi ( 1634-1694 ). Sul primo altare, a sinistra di chi entra, si può ammirare il dipinto della Madonna di Genazzano di Nicola Monti (1736-1793). Sempre sul secondo altare di buona qualità è una Madonna in Trono con Santi di Filippo Ricci (1715-1793). La Via Crucis è piuttosto recente e risale al 1952 ed è opera di Aldo Sergiacomi. Dello stesso artista è il monumentale portale di bronzo.

Immagine del convento di S. Agostino a Offida

Convento di sant'Agostino

Nella chiesa di Offida si venera il miracolo eucaristico. Si tratta di un episodio estremamente significativo noto anche come miracolo dell'Ostia Miracolosa. A Lanciano nel 1273 un'ostia si convertì in carne sanguinante e quella stessa ostia oggi si venera in Offida: il tutto è ben documentato in una pergamena del XIII secolo, di cui si è perso l'originale, ma di cui si conserva una copia autentica fatta per mano di un notaio nel 1788. Il fatto straordinario segue questa traccia storica: a Lanciano una certa Ricciarella, moglie di Giacomo Stasio, per riconquistare l'affetto dei marito, seguendo il responso di una fattucchiera, si accosta alla comunione ma, senza che nessuno se ne accorga, riporta in casa la sacra particola.

Mette un po' di fuoco in un coppo e vi getta l'ostia per somministrarla, una volta polverizzata, nel cibo e nella bevanda del marito. Ma la sacra particola si trasforma in carne da cui prende a sgorgare sangue in abbondanza. Visto inutile ogni tentativo di farlo coagulare, la donna impaurita avvolge in una tovaglia di lino il coppo con l'ostia e il sangue e seppellisce il tutto sotto il letame nella stalla. Passano sette anni e Ricciarella, sempre più straziata dai rimorsi, confessa il suo orribile sacrilegio al padre agostiniano Giacomo Diotallevi, nativo di Offida e, a quel tempo, priore di S. Agostino in Lanciano. Costui si recato sul posto e trova intatto, lindo e illeso, l'involto con il suo contenuto e dona quelle preziose reliquie ai suoi concittadini. Questi vollero conservare con devota premura la sacra ostia in un reliquiario a forma di croce fatto espressamente eseguire a Venezia da un orafo. Questo reliquiario è ora custodito, insieme ai reliquiari dei coppo e della tovaglia macchiata di sangue, nella chiesa di S. Agostino. Oltre la pergamena del secolo XIII esistono molti altri documenti che confermano la veridicità del prodigio così come lo svilupparsi del suo culto ininterrottamente nei secoli.

Si conoscono, a questo proposito, molteplici bolle di Papi a cominciare da quella di Bonifacio XIII del 20 settembre 1295, per poi proseguire con Giulio II, s. Pio V, Gregorio XIII, Sisto V, Paolo IV, Pio IX. Sono noti anche interventi di Congregazioni romane, decreti vescovili dell'arcivescovo di Lanciano e del vescovo di Ascoli, gli statuti comunali di Offida risalenti ai primi del '400, doni votivi, i più antichi dei quali del sec. XIV e fra questi due anelli pontifici con stemma, tiare e chiavi incrociate, l'uno dono di Pio II e l'altro di Paolo II, epigrafi, iscrizioni, lapidi. Storicamente importanti sono anche gli affreschi di Ugolino di Ilario nella cappella del SS. Corporale del duomo di Orvieto che illustrano il miracolo di Offida. All'insigne Santuario agostiniano è connessa la storia religiosa e civile di Offìda, la quale per questo prodigio si può chiamare "città del Santissimo Sacramento".

Nella chiesa si conserva anche il reliquiario della Sacra Spina, tale reliquiario di forma cilindrica, del 1400, è costituito da strisce di oro ed argento e da un cristallo contenente una S. Spina, come vogliono la tradizione e la credenza popolare (Statuto di Offida libro 1 cap. 3). Il sindaco di Offida doveva offrire alla chiesa di S. Agostino, per la festa della S. Spina, un cero di 6 libbre.