Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Chiese agostiniane > Italia > Pesaro

Chiese agostiniane: Pesaro

Facciata della chiesa di sant'Agostino a Pesaro

Sant'Agostino a Pesaro

 

 

CHIESA DI SANT'AGOSTINO A PESARO

 

 

 

La chiesa di sant'Agostino di Pesaro sorge in Corso XI settembre ed è di antica fondazione e risale probabilmente al 1258. Costruita in stile romanico, subì nel tempo notevoli modifiche che ne modificarono l'impianto architettonico: nel 1300 fu trasformata in stile gotico grazie all'intervento della famiglia Malatesta che la abbellì con il raffinato portale in pietra scolpita; nel XV secolo venne corredata dal pregiatissimo coro intarsiato; alla fine del 1700 fu completamente ristrutturata in stile neoclassico; al portale venne addossata l'odierna struttura, caratterizzata dalle ampie volute e dalla grossa fascia orizzontale. Gli architetti che intervennero sulla facciata furono il Pistocchi di Faenza e il Polinari pesarese.

Altra opera di particolare rilievo è il bellissimo portale romanico gotico, costruito tra 1398 e il 1413. La struttura di forma ogivale a grosso sguancio è riccamente ornata di fregi e bassorilievi, che ne accentuano le linee architettonico, e di statue poste in eleganti edicole. Sopra la porta è posto un architrave in cui sono scolpite sette figure: due Angeli, due Profeti, due Santi con al centro S. Agostino. Nelle edicole ci sono quattro statue: S. Monica, S. Francesco, una Santa martire, S. Pietro. Nelle formelle: S. Guglielmo, S. Nicola, un frate rappresentante la Carità, un altro frate in contemplazione, S. Agostino, S. Lorenzo. Alla base delle edicole due leoni molto aggettanti. Vicino alla chiesa, sull'area occupata dal piazzale, si estendeva l'ampio convento seicentesco caratterizzato dai due chiostri colonnati, demolito nel 1910. L'interno della chiesa è suggestivo, grazie agli stucchi che si armonizzano con le linee architettoniche e gli altari in scagliola policroma lavorata ad "encausto".

La maggiore opera d'arte che vi si conserva è il Coro intarsiato la cui esecuzione risale al 1475. L'opera è importante perché riproduce la Pesaro sforzesca quattrocentesca che rappresenta il periodo più florido della sua storia. Vi si scorgono palazzi, chiese e scorci di una città ormai scomparsa, il tutto intervallato da nature morte, e le cinte murarie di allora. Il coro venne realizzato in occasione del matrimonio di Costanzo Sforza con Camilla D'Aragona. Inizialmente altrove, verso la metà del 1500 venne donato agli Agostiniani, che lo collocarono lungo le navate. E' proprio in quest'epoca che vengono aggiunti i postergalli e la cornice superiore.

Nelle tarsie sono presenti gli emblemi della casata degli Sforza e cioè l'anello con diamante a cinque facce, le ali di nottola e il cardo. Il rapporto di fede e stima che intercorreva tra gli Agostiniani e gli Sforza, cui diedero Ascanio vescovo di Milano, è ampiamente attestato nelle due uniche tarsie figurate, in una delle quali San Nicola da Tolentino celebra l'Eucarestia e nell'altra lo stesso San Nicola riceve la "Regola" da sant'Agostino. Ignoto è l'autore cinquecentesco, mentre l'opera quattrocentesca è attribuibile ai fratelli Barili, forse Antonio, da Siena. Straordinario è pure il portale romanico gotico, costruito tra 1398 e il 1413. La struttura di forma ogivale a grosso sguancio è riccamente ornata di fregi, bassorilievi, e statue poste in eleganti edicole, che ne accentuano le linee architettoniche. Sopra la porta è posto un architrave in cui sono scolpite sette figure: due Angeli, due Profeti e due Santi con al centro Sant'Agostino. Nelle quattro statue delle edicole si riconoscono S. Monica, S. Francesco, una Santa martire e S. Pietro. Nelle formelle invece sono stati raffigurati S. Guglielmo, S. Nicola, un frate rappresentante la Carità, un altro frate in contemplazione, S. Agostino, S. Lorenzo. Il portale fu realizzato all'epoca della dominazione dei Malatesta su richiesta dei fedeli. Ai lati della trabeazione compaiono gli emblemi sia della città (lo scudo quadripartito) che dei Malatesta (lo scudo con banda a scacchi).

 

L'interno

Pregevoli sono le opere che vi sono conservate. Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio (1552-1626), di scuola manieristica romana, vi ha magistralmente dipinto una scena di san Nicola nella pala per l'altare di san Nicola da Tolentino. La riflessione dell'artista si concentra sulla sola figura del santo che è tutto preso da religiosa pietà e supplica per le anime purganti: le sue braccia sono spalancate in senso verticale indicando con la destra il cielo a far intendere che è da Dio che viene l'aiuto, mentre la sinistra è protesa alla visione del Purgatorio. Così con la sua preghiera san Nicola presenta a Dio le sofferenze e le suppliche dei defunti bisognosi di purificazione. Sull'altare maggiore un quadro rappresenta la SS. Trinità con la Vergine e i santi Agostino e Lorenzo, opera di Pietro Tedeschi (1750-1805), pesarese, allievo del Lazzarini.

Sulla parete in cornu evangelii fa bella mostra di sè il S. Tommaso da Villanova dipinto dall'agostiniano Cesare Pronti (1626-1708), che ritrae il Santo nell'atto di fare della carità ai poveri. Fra le opere di maggiore rilevanza artistica va ricordata la santa Rita da Cascia, di Simone Cantarini detto il Pesarese (1612-1648). Nella composizione che ricorda i canoni della scuola di Claudio Ridolfi, il Veronese, la Santa è inginocchiata sulla predella dell'altare con lo sguardo raccolto in preghiera e in contemplazione verso il Cristo crocifisso. Dalla tipica coloritura "cenerina" emergono le luminosità prodotte dal viso della Santa e dal drappeggio della tovaglia d'altare. Sulla parete opposta, sul primo altare, è appesa la Sacra Famiglia, opera di Giovanni Giacomo Pandolfi, pesarese, che la eseguì intorno al 1630. Un altro quadro detto della Madonna della consolazione o della cintura, opera di Felice Antonio da Lettere, fu realizzato a Napoli nel 1603.

Quello della "Vergine della cintura" è una devozione cara all'Ordine Agostiniano, poiché, secondo la leggenda, la cintura che caratterizza il loro saio venne indicato dalla Madonna a santa Monica. Nel dipinto compaiono sant'Agostino e santa Monica, che ricevono la cintola, e altri personaggi agostiniani o legati agli agostiniani, quali santa Chiara da Montefalco, santa Caterina martire, san Tommaso da Villanova, san Nicola da Tolentino ed un personaggio posto in secondo piano, particolarmente interessante: s'ipotizza che sia il Beato Pietro Giacomo da Pesaro.

Nel terzo altare a destra è conservata la bellissima tela dell'Annunciazione, attribuita a Jacopo Palma il Giovane (1544-1628), pittore veneziano, discepolo del Tiziano, imitatore del Tintoretto. Il quadro venne eseguito prima del 1619 su commissione di Camillo Giordani, agente del Duca Francesco Maria della Rovere, per abbellire l'altare della cappella della famiglia dei Giordani. Le piccole cappelle poste ai lati dell'altare maggiore sono dedicate al SS. Crocefisso ed alla B.V. di Lourdes. La cappella del Crocefisso, di patronato della nobile famiglia dei Bonamini, conserva un pregevole plastico in gesso, opera dello scultore urbinate Federico Brandani (c. 1522-1575) che raffigura il Cristo Crocifisso con ai piedi della croce la Maddalena.

L'opera fu commissionata da Pier Simone Bonamini, nipote di Simone il Vecchio, maggiordomo e savio del Duca Francesco Maria II della Rovere, agli inizi del Cinquecento. La cappella sulla destra, ha uno stile moderno ed è stata realizzata agli inizi degli anni '50 su iniziativa dell'U.N.I.T.A.L.S.I., dagli artisti pesaresi Carlo Maria Vadi (1920-1961) ed Alessandro Gallucci (1897-1980). Altri dipinti di minore importanza artistica si trovano nella navata e raffigurano santi e beati agostiniani. Vi si possono riconoscere il Beato Guglielmo e il Beato Antonio di Amandola, opere di Pietro Tedeschi (1750-1805); seguono: la Beata Caterina da Pallanza, S. Giovanni da San Facondo, il Beato Andrea da Montereale e la beata Giuliana da Busto Arsizio, tutte opere di Carlo Magini (1720-1806).