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Traslazione delle reliquie di Agostino a Pavia

Traslazione delle spoglie del santo: scena dall'Arca di Pavia

 

Traslazione delle spoglie del santo

Arca di Pavia in S. Pietro in Ciel d'Oro

 

 

Traslazione delle reliquie di Agostino a Pavia

 

 

 

Un lungo resoconto della traslazione delle spoglie del santo ci è noto da Beda il Venerabile (672-735), contemporaneo all'avvenimento. Beda nel suo Chronicon, sive de sex aetatibus hujus saeculi, in Monum. Historia Britannica Vol. 1. p. 101, riporta in proposito la testimonianza tramandataci da Paolo Diacono: "Luitprand quoque audiens, quod Saraceni, depopulata Sardinia, etiam loca illa ossa sancti Augustini Episcopi propter vastationem barbarorum olim traslata et honorifice fuerant condita, foedarent, misit et dato magno pretio, accepit et transtulit ea in urbem ticinensem, ibique cum debito tanto Patri honore recondit ".

 

 

Nel IX secolo si trova un breve accenno nel Martirologio di Adone che fu composto a Lione prima dell'anno 859: "Hujus corpus venerabile primo de sua civitate propter barbaros Sardiniam translatum nuper a Luitprando rege, dato magno pretio, Ticinis relatum ... "

 

 

Un altro racconto dell'episodio è noto da Jacopo da Varagine:

Il re appena lo seppe si affrettò ad andare incontro alle reliquie e le ricevette con gioia e venerazione. Il giorno appresso non si riuscì a procedere fino a che il re non ebbe fatto il voto di innalzare una chiesa in onore di S. Agostino se le reliquie fossero giunte a Pavia. Fatto il voto si potè procedere con la massima facilità, ed il re, fedele sue promesse costruì in onore del santo una magnifica basilica, sul luogo stesso dove il miracolo era avvenuto. Lo stesso fatto accadde il giorno appresso a Casale, ed anche lì fu eretta una chiesa. Il re vedendo che il santo era desideroso che fossero erette delle chiese in suo onore, e d'altra parte temendo che egli volesse fermarsi in qualche città differente da quella che egli stesso aveva scelto, si affrettò a costruire una chiesa in ciascun dei luoghi dove, passando, il corpo soggiornava. Giunto finalmente a Pavia, lo fece riporre con gran venerazione nella chiesa di S. Pietro.

Jacopo da Varagine, Legenda Aurea

PHILIPPE DE HARVENGT, Vita Augustini, 33

 

 

Liutprando sentendo che i Saraceni, devastata la Sardegna, infestavano anche quei luoghi ove un tempo, per salvarle dalla profanazione dei barbari, erano state trasportate e onorevolmente sepolte le ossa di sant'Agostino vescovo, mandò dei messi, e pagando una forte somma, le ottenne, le trasportò a Pavia e le ripose con l'onore dovuto a così grande padre. In questi giorni la città di Narni fu occupata dai Longobardi

PAOLO DIACONO, Historia Langobardorum, VI, 48

 

 

In un breve scritto che si conserva a Firenze, Biblioteca Mediceo Laurenziana, Cod. Plut., 90 Sup. 48 alle pagine 57v-62v si descrive nella prima parte (pag. 1r-63r) l'origine dell'Ordine Agostiniano. All'Initium, (così citeremo abbreviata questa opera), segue uno scritto molto breve, nel quale si fa una sintesi e si mette in rilievo l'inizio dell'Ordine, indicando le tappe fondamentali fino alla conferma di Alessandro IV con la famosa "grande unione" del 1256 e annotando i nomi dei Priori Generali (pagg. 62v-63r). Si intitola Unde Ordo fratrum heremitarum sancti Augustini initium habuerit. Fra le righe si trova l'annotazione delle traslazioni del corpo di Agostino in Sardegna e a Pavia:

 

"Defuncto namque beato patre Augustino et Affrica ab infidelibus depopulata, predicti anachorite sui filii et fratres venerabile eius corpus in Sardineam portaverunt circa annos Domini CCCCXL"

da INITIUM SIVE PROCESSUS ORDINIS HEREMITARUM SANCTI AUGUSTINI

 

 

Alla traslazione accenna anche Francesco Petrarca in una sua lettera a Giovanni Boccaccio (Seniles V, 1) datata Pavia 14 dicembre 1365:

"Veduto avresti il luogo dove il fiero Cartaginese riportò sui nostri la prima vittoria, e dove, giunto appena agli anni dell'adolescenza, il figlio del Duce Romano campò da certa morte il genitore togliendolo di mezzo alle spade ostili, e diede presagio di quel valore che avrebbe un giorno spiegato nel supremo comando dell'esercito. Avresti pure veduto dove sortisse Agostino la tomba, e Severino prima l'esilio indi la morte: i quali ora in due urne sotto uno stesso tetto riposano con re Luitprando, che il corpo di Agostino dalla Sardegna fece qui trasportare. Pietoso e devoto consorzio di uomini grandi, per lo quale diresti aver voluto Severino farsi ad Agostino seguace, e compagno colle membra dopo la morte, come in vita seguirlo si piacque coll'ingegno e colle opere, e con quella specialmente che dopo lui scrisse intorno la Trinità.

E chi non bramerebbe accanto a quei santi e dottissimi uomini trovare l'ultimo suo riposo?"

 

 

E' difficile indicare con precisione la data di questa traslazione in Sardegna e ancora quella che fu realizzata nell'VIII° secolo a Pavia, cfr. A. C. De ROMANIS, "La duplice traslazione delle reliquie di sant'Agostino", nella sua opera Sant'Agostino: il santo dottore nella vita e nelle opere, Roma 1931, pp. 393-419; A. Trapè, Aurelio Agostino, vescovo di Ippona, in Bibliotheca sanctorum, vol. 1, Roma 1961, 588-590. Nella Aurelii Augustini episcopi ypponensis l'autore, come finale della parte dedicata a Sant'Agostino presbitero e vescovo dice nel f. 11v: "Hic dum in yponensi sepultus esset regione, propter immunditiam et crudelitatem gentium inde albatus (ablatus?), in Sardinea est repositus, decurrentibus itaque (a) die obitus eius ferme CCLXXXta. annis usque ad tempora Limprandi regis lomgobardorum. Qui audiens quod sarraceni depopulata Sardinea et loca illa fedarent ubi ossa dicti patris Augustini ob vastationem barbarorum olim translata et honorifice recondita fuerant, misit et dato magno pretio accepit et transtulit ea Ticinum ad tanti sancti doctoris honorem ecclesias edificando quocumque hospitando manebant. Que utique ossa in basilica beati Petri, que a ticinensi populo celum aureum nuncupatur, cum debito tanti patris honore recondidit. Iure igitur in apostolica est colocatus ecclesia qui pro apostolica dimicans fideliter fide vivens verbis et hactenus scriptis dyabolicas hereticorum fraudes patefaciendo disperdidit ac in eadem patria et provincia merito voluit precipue venerari, in qua ei Deus primo concessit ab eius erroribus mundari et ipsi Deo in sancte conversationis habitu servire incepit".