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Priori Generali: Ambrogio Massarius da Cori

immagine di Ambrogio Massario da Cori

Ambrogio Massario da Cori

 

 

AMBROGIO MASSARI DA CORI

(1476 - 1485)

 

 

 

 

Oltre che dal disordine politico, il periodo in cui visse Ambrogio Massari fu caratterizzato da seri problemi morali che papa Innocenzo VIII non ebbe l'abilità o la competenza di affrontare. Per queste ragioni si dice che, prima di morire, implorasse i cardinali di eleggere come suo successore un papa migliore di lui. Morì il 25 luglio 1492, due mesi prima che Colombo scoprisse il nuovo mondo. Gli storici considerano gli anni dal 1484 al 1492 fra i più oscuri nella storia della Chiesa. Fu questo papa a pregiudicare la vita di Ambrogio, uno dei frati più insigni dell'Ordine agostiniano.

 

L'ARRESTO

In una fredda mattina di febbraio del 1485, i frati della Curia Generalizia degli Agostiniani, dopo le preghiere del mattino, erano riuniti nel refettorio per consumare caffè e pane, quando la campana del portone suonò. Il frate portinaio andò ad aprire ed un assistente papale entrò insieme ad alcune guardie chiedendo di essere immediatamente condotto dal Priore Generale Ambrogio Massari da Cori. Il frate li portò al refettorio e, quando il funzionario del papa e le guardie giunsero al tavolo principale dove era seduto il Priore Generale, il prelato informò Ambrogio che, per ordine di Papa Innocenzo VIII, doveva seguire le guardie a Castel Sant' Angelo per esservi imprigionato a motivo delle sue calunnie contro il papato. Ambrogio rimase senza parole al pari dei suoi confratelli, ma si alzò e, dopo aver rivolto alcune parole al frate che lo avrebbe sostituito durante la sua assenza ed aver ringraziato il fratello che gli aveva portato mantello e cappello, seguì le guardie alla prigione. Ambrogio si trovò solo in una fredda cella. Non aveva niente con sé ad eccezione dei vestiti, il mantello ed il cappello. Si sentì isolato, un po' impaurito, ma soprattutto offeso. Cosa aveva fatto? Cosa aveva detto? Più tardi il vicario generale dell'Ordine Agostiniano poté portargli degli effetti personali e parlare un po' con lui; lo trovò molto cambiato, una persona distrutta. Ambrogio gli chiese di scoprire cosa fosse successo, di indagare se ci fosse un errore, lo pregò di parlare al Santo Padre. Per un mese Ambrogio non vide più nessuno, eccetto il confratello che di tanto in tanto gli portava indumenti puliti, e non riuscì a sapere il motivo della sua reclusione. Solo l'ultimo giorno della sua carcerazione a Castel Sant' Angelo uno dei cardinali gliene spiegò la ragione. Gli fu detto che avrebbe potuto lasciare Castel Sant' Angelo ma che sarebbe dovuto restare nel monastero di Sant' Agostino come prigioniero. Debole, confuso e screditato, ritornò nel convento che aveva lasciato come Priore Generale dell'Ordine di Sant' Agostino e non mise più piede fuori di esso, poiché morì il 17 maggio 1485. Fu sepolto nella cripta della chiesa. Ci si può chiedere quali fossero i sentimenti di coloro che seppellirono il suo corpo; ci si può chiedere quali fossero i pensieri di Papa lnnocenzo VIII quando fu informato della morte di Ambrogio. Ma non solo la biografia di questo frate è stata sempre trascurata, anche i suoi scritti sono stati relegati negli archivi. Per quanto mi risulta, non esiste uno studio completo sulla sua figura e sulle sue opere. Si potrebbe pensare ad un certo imbarazzo per quanto riguarda gli ultimi mesi della sua vita.

 

FRATE AGOSTINIANO

Ambrogio Massari è nato a Cori, un piccolo paese del Lazio. Poco si sa dei suoi primi anni, ad eccezione del fatto che entrò nell'Ordine agostiniano proprio a Cori e per questa ragione fu in seguito conosciuto come Ambrogio da Cori (o Coriolano). Nei Registri Generali dell'Ordine il suo nome appare per la prima volta il3 giugno 1452: vi figura come studente di un istituto di Firenze. Ottiene il baccellierato in teologia. Il 6 giugno 1458, come risulta dai registri, chiede il permesso di tornare al suo convento di Cori per sistemare alcune cose. Il 15 dicembre 1461 risulta già dottorato ed impegnato nell'insegnamento; in questo periodo partecipa anche al Capitolo Generale di Siena. Nel 1463 diviene Reggente degli studi per il monastero di Perugia e più tardi per quello di Napoli. Nel 1466 viene eletto Priore Provinciale della Provincia Romana. Designato quindi vicario dal Priore Generale dell'Ordine, visita diverse province e monasteri in Italia. Il 12 maggio 1470 viene rieletto Priore Provinciale della Provincia Romana. Ambrogio godeva già di grande stima. Era considerato un grande studioso delle Scritture, di cui dimostrava una profonda conoscenza nell'insegnamento della teologia e soprattutto nei sermoni. Era anche molto erudito nel campo delle arti liberali, come si arguisce dai suoi scritti ed omelie.

 

PRIORE GENERALE

Nello stesso anno (1470) in cui Ambrogio viene eletto Priore Provinciale per la seconda volta, nel Capitolo Generale di Bologna viene nominato procuratore generale dell'Ordine. Il 28 marzo 1476, dopo la morte del Priore Generale Giacomo d'Aquila, Sisto IV (che muore il 12 agosto 1484) lo nomina vicario generale dell'Ordine; nello stesso anno, il giorno di Pentecoste, nel Capitolo Generale tenutosi a Roma è eletto Priore Generale dell'Ordine. Egli si adoperò in ogni modo per stabilire l'osservanza religiosa che cominciava a venir meno, organizzò il monastero di Lecceto, difese le tradizioni dell'Ordine e viaggiò in molti paesi d'Europa per spronare i fratelli alla vita comunitaria. Come risultato dei suoi viaggi, nuovi monasteri furono fondati in diverse parti d'Europa.

 

SCRITTORE E PREDICATORE

Leggendo gli scritti di Ambrogio da Cori, si ammira subito la sua intelligenza. La sua padronanza della filosofia si evidenzia nella chiarezza del pensiero; la sua conoscenza della teologia si manifesta nel modo di spiegare le verità cattoliche; l'uso che fa delle Scritture, di cui sono intessuti i suoi sermoni, mette in luce la tradizione cristiana che egli difende e illustra. Nei suoi scritti si trovano allusioni alla poesia sacra e profana, alle scienze, agli scritti greci e latini dei tempi precristiani.

 

L'ULTIMA PROVA

Come studente, insegnante, predicatore, amministratore, Priore Generale e, a volte, rappresentante del papa, Ambrogio da Cori senza dubbio dové sopportare molte prove e amarezze. Comunque la prova più difficile doveva ancora arrivare e questa sarebbe stata l'ultima della sua vita. Era l'anno 1485. Innocenzo VIII sedeva sul trono di Pietro da meno di un anno. C'erano molte polemiche sul nuovo papa, sulla sua vita passata, sui figli illegittimi che aveva fatto sposare per motivi politici. Indubbiamente il papa e i suoi collaboratori non erano insensibili alle critiche. Un giorno fu riferito al papa o ad una persona a lui vicina che il Priore Generale dell'Ordine Agostiniano parlava male del pontefice romano. Ambrogio avrebbe detto: «Papa Innocenzo, partorito dalle tenebre, vive nelle tenebre e nelle tenebre morirà». Era certamente una dura critica e non sappiamo se l'accusa fosse giusta o meno. D'altra parte fu lo stesso Ambrogio che il 12 settembre 1484, due settimane dopo l'elezione del papa, mandò una lettera a tutte le Province dell'Ordine Agostiniano in cui chiedeva preghiere per il benessere del Pontefice e della Santa Madre Chiesa.

Nella stessa lettera risulta che il papa fu eletto da tutti i cardinali secondo le regole e senza controversie. Va ricordato che Ambrogio era una figura ben conosciuta a Roma e tenuta in grande stima da molti, specialmente da papa Sisto IV, il quale per il Capitolo Generale del 1482 aveva ordinato ai membri votanti del Capitolo di confermare Ambrogio nella sua carica e di non cambiare superiore, pena la scomunica latae sententiae. In questo stesso decreto Ambrogio ottenne che un frate del suo paese fosse nominato procuratore dell'Ordine, carica ricoperta da Gaspare d'Orvieto. Naturalmente questo fatto costituì un'umiliazione per l'ex-procuratore generale, che non tardò a vendicarsi: fu proprio Gaspare d'Orvieto, subito dopo l'elezione di Innocenzo VIII, a richiamare l'attenzione del nuovo papa sulle affermazioni diffamatorie presumibilmente fatte o scritte da Ambrogio da Cori. Egidio da Viterbo nel 1508 ricorda l'incidente dell'imprigionamento di Ambrogio e racconta come il Priore Generale vi fosse trattenuto per un mese. Racconta: «Gaspare d'Orvieto ricoprì ogni genere d'incarico nell'Ordine: quando Ambrogio da Cori era Priore Generale fu per lunghi periodi superiore della Provincia Romana, procuratore dell'Ordine, assistente del generale, sovrintendente dei beni religiosi agli ordini del Generale ...  Avvenne che Ambrogio nominò quale procuratore dell'Ordine il confratello Serafino, uomo senza molta istruzione ma competente per quanto riguarda la scrittura e gli affari, e lo rivestì degli ornamenti della teologia. Gaspare d'Orvieto prese male questa sostituzione e la sua lunga e onorevole amicizia con il Generale si trasformò in profondo odio, odio che non smise finché, con la complicità di numerosi padri, non riuscì a far pervenire ad Innocenzo VIII accuse scritte contro il Generale. Il papa ordinò così che questi fosse portato al Mausoleo di Adriano (Castel Sant'Angelo) e per un mese fiaccò le condizioni fisiche di Cori e dei suoi compagni (?); causò alla fine la morte di Ambrogio che, logorato dalle sofferenze, morì in un monastero invece che in prigione». Torniamo a Gaspare d'Orvieto.

Morì all'età di 75 anni nella sua città, il 19 febbraio 1508, ma in uno stato tale che coloro che erano presenti al suo letto di morte commentarono: «Saggio e fortunato è l'uomo che o compie il bene durante la sua vita o non rimanda il pentimento per i suoi misfatti al momento della morte». È interessante notare che dopo la morte di Ambrogio, Silvestro da Bagnoregio fu designato dal papa quale vicario generale. Egli però morì di peste qualche mese dopo, il 25 settembre 1485. Fu Gaspare d'Orvieto, presumibilmente nominato dal papa, a succedergli in questa carica, ma vi restò solo due mesi poiché il 2 dicembre 1485 fu deposto da un breve di Innocenzo VIII e Anselmo di Montefalco prese il suo posto. Strani i ricorsi della storia! Benché le parole di perdono di Ambrogio da Cori non siano giunte fino a noi, la testimonianza della sua vita ci rende certi che tale perdono venne concesso ed esteso a tutti coloro che gli procurarono sofferenza, una certezza confermata anche dai suoi scritti, di cui parleremo in un prossimo numero.

 

 

Referenze: 

CRUSENIO, Monasticon

MASSARIUS DA CORI, Vita di Sant'Agostino

PERINI DAVIDE, Bibliographia Augustiniana