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opera omnia di sant'agostino:  I Dialoghi

Agostino sente la chiamata di Dio

Agostino, opera di Pierangelini (1986)

 

 

I DIALOGHI

 

 

 

Agostino arriva a Cassiciaco con la madre, il figlio, il fratello, gli amici, i discepoli e uno stenografo (C. acad. 1.1.4 e C. acad. 3.7.15) sul finire dell'estate 386.

Appena giunto nella villa di Verecondo, Agostino stimola Licenzio e Trigezio allo studio della filosofia e inaugura una stagione di dibattiti e riflessioni che vengono raccolti in diversi libri noti come i DIALOGHI.

Sono le prime opere scritte da Agostino che ci sono pervenute.

 

Dopo pochi giorni dall'arrivo inizia la disputa del Contra Academicos che si prolunga per qualche giorno e che viene ripresa dopo una settimana di sospensione.

Il De beata vita viene avviato il 13 novembre, nel giorno del compleanno di Agostino, e prosegue per qualche giorno.

Durante una notte prende avvio il De ordine che prosegue per alcuni giorni successivi con varie interruzioni.

Nel bel mezzo della stesura di questi dialoghi maturano i Soliloquia, dove Agostino interroga e parla con la sua ragione e la sua anima alla ricerca di Dio.

 

Le circostanze narrate, gli episodi che vengono citati, la descrizione della vita quotidiana, fanno dei Dialoghi di Cassago una serie di opere storiche e non finzioni letterarie. Nove sono dunque i libri scritti a Cassiciaco, e le discussioni che vi si tennero fornirono un ampio materiale per la realizzazione di altre opere che furono concluse a Milano o poco dopo.

Alludiamo al De quantitate animae, al De libero arbitrio, al De Musica e al De Magistro, che vengono giustamente considerati Dialoghi con lo stesso valore di quelli conclusi a Cassiciaco.

In queste opere del periodo cassaghese Agostino rivela di possedere già uno strumento espressivo che riesce a rendere con duttilità e chiarezza il significato dei termini filosofici, morali, etici e religiosi. Nel linguaggio si esprime la manifestazione dei sentimenti, la riproduzione di immagini vive, di luoghi, di scene, di episodi dove traggono forza i contenuti stessi dei suoi pensieri. Il suo è un linguaggio dietro cui sta la coscienza del letterato, lo stile e soprattutto l'uomo Agostino.

Agostino si dibatte in schemi legati ancora alla filosofia platonica e neoplatonica, ma già incomincia a chiarirsi il rapporto, distinzione ma non separazione, fra il mondo della storia, il mondo dell'essere e del divenire, e il mondo ideale e del vero.

Saranno le opere successive a esprimere il pieno superamento dei limiti platonici e l'acquisizione di una visione totale del mondo e della storia dove il cristiano trova compimento nel progetto divino.

 

Scritti tra il 386 e il 388 (rivisti in forma definitiva forse fino al 395), i Dialoghi sono il frutto principale dell'otium filosofico a cui Agostino si era dedicato subito dopo la conversione milanese. Meno conosciuti dei grandi capolavori della maturità, i Dialoghi posseggono tuttavia una forte connotazione spirituale e filosofica che basterebbe da sola ad assicurare ad Agostino un posto di rilievo nella storia del pensiero occidentale. Agostino, che vi figura quasi sempre come protagonista, indaga e discute temi quali la conoscibilità della verità, l'essenza della vita felice, l'origine del male, la natura dell'anima e la funzione del linguaggio. Convinto che il dialogo fatto di domande e risposte sia il modo migliore di cercare la verità, egli guida interlocutori e lettori a scoprirla dentro di sé, dove essa risiede. Nell'insieme dei Dialoghi agostiniani sono distinguibili quelli di Cassiciaco, basati sulla registrazione di conversazioni realmente avvenute nella campagna dell'amico milanese Verecondo, e quelli di Roma e Tagaste, meno fedeli sul piano storico ma più incisivi su quello teoretico, passando attraverso i Soliloqui (scritti a Cassiciaco), originale dialogo tra Agostino e la propria ragione, e il trattato sull'immortalità dell'anima, che doveva servire a completarli.