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CICLo AGOSTINIANo in sant'Agostino a Milano

L'episodio del Tolle lege nel giardino di Milano nella chiesa di sant'Agostino a Milano

L'episodio del Tolle lege nel giardino di Milano

 

 

ANONIMO MILANESE

1600-1650

Milano, chiesa di sant'Agostino

 

L'episodio del Tolle lege nel giardino di Milano

 

 

 

L'affresco è di vaste proporzioni e di ampio respiro narrativo. Il tema prescelto si giustifica forse con la tradizione persistente che vuole non lontano da qui il giardino dove realmente si svolse la scena. Fino al XVII secolo in fondo al giardino del monastero di S. Ambrogio sorgeva un'antica cappella legata alla conversione di Agostino. La cappella fu abbattuta dal Mangone che vi eresse un tempietto a S. Remigio. La struttura di questo affresco è concepita in modo da presentare la scena come se avvenisse su un palcoscenico di teatro. Una specie di tenda disegnata su un arazzo barocco con uno spesso fogliame di fico fa da legante e traccia di lavoro. Su una terrazza della balconata, nera e bianca, Agostino è seduto ai piedi di un albero in costume romano, ha i tratti e i lineamenti di un uomo giovane, la capigliatura a riccioli, la barba corta. Appoggia la testa sul palmo della mano sinistra. Stende la destra con un ampio gesto verso una persona che gli presenta un libro sopra la balconata. Questo giovane porta un mantello alla spagnola. Si legge sul libro: Epis. B. Pauli ap.

Sulla destra si osserva una fontana monumentale e in alto dei pioppi lontani. Si fa fatica a credere che si tratti della scena del tolle lege, se queste parole non scendessero dal cielo, non più come raggio rettilineo, ma su un fascio di luce zigzagante. Un angelo mostra col dito tale dicitura, ma è dipinto esso pure in modo strano: di spalle, tutto raccolto, come se volasse dal basso verso l'alto invece di dirigersi verso Agostino. Assieme ad un altro angelo soleva il sipario da teatro per lasciare spazio alla scena. La composizione è originale, decorativa, ma tratta con eccessiva confidenza e disinvoltura il racconto tratto dalle Confessioni, come se fosse Alipio (o Paolo ?) a dare ad Agostino il libro delle Lettere anzichè il contrario.

L'uomo che offre il libro sta in piedi dietro un balconcino marmoreo di buona lavorazione.

 

Tutta la parete di destra raffigura la scena del giardino, allorchè Agostino da una casa vicina sentì una voce che diceva cantando: tolle, lege. Aperto casualmente il libro della Bibbia, la lettura cadde sulla lettera ai Romani di Paolo, dove l'uomo è invitato a ricercare Cristo piuttosto che i beni della terra.

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29