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PITTORI: Carletto Caliari

Agostino dona la sua regola ai canonici

Agostino dona la sua regola ai canonici

 

 

CARLETTO CALIARI

1570-1595

Venezia, Pinacoteca dell'Accademia

 

Agostino detta la Regola ai suoi frati

 

 

 

In quest'opera conservata al Museo della Accademia a Venezia, Carletto Caliari propone sant'Agostino intento a dettare la Regola monastica ai propri frati. Agostino è al centro del quadro, ha un aspetto non più giovane, grave ma bonario, con una fluente barba bianca ed è vestito da vescovo con in mano una penna d'oca: intorno a lui si accalcano vari personaggi e prelati che osservano quanto sta scrivendo su un libro che gli regge un chierico. La scena si presenta compatta e tutta incentrata sulla figura di Agostino secondo i canoni estetici del tardo cinquecento. Carlo Caliari deriva da una famiglia di pittori italiani il cui maggior esponente è Paolo Veronese. Il figlio Carlo (Venezia 1570-1596) fu dapprima allievo del padre passando in seguito nella bottega dei Bassano. L'influenza di entrambe le scuole è evidente in tutta la sua produzione che oscilla tra naturalismo applicato alla scena di genere e formule compositive ispirate alla tarda attività del padre.

A partire dal 1590 il pittore subisce l'influenza della pittura tardo manierista di artisti lagunari come Domenico Tintoretto e Palma il Giovane, costruendo opere dalla struttura sovraffollata e drammatica: il Doge riceve in dono le stoffe dai Persiani e il Doge consegna le leggi (1595) testimonianze della sua ultima attività. Collaborò spesso con lo zio Benedetto (Verona 1538-1598), che fu tra i più assidui aiuti del Veronese e ne imitò pedissequamente lo stile, e con il fratello Gabriele (Venezia 1568-1631), figura di modesto valore, la cui opera si esaurisce alla morte dello zio, quando si ritirò completamente dall'attività di pittore per dedicarsi al commercio dei quadri paterni. I tre pittori fondarono una società denominata «Haeredes Pauli», dipingendo nel 1589 le tele per la sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale a Venezia (L'ambasciata del Papa e della Repubblica al Barbarossa e l'Incontro di Alessandro III con il Doge Sebastiano Ziani).   

 

Carlo Caliari (1570-1596) fu un pittore del periodo rinascimentale. Egli era il figlio minore di Paolo Veronese. Egli fu attivo soprattutto in Venezia, dove ha lavorato e ha ereditato lo studio del padre. In seguito ha lavorato insieme a suo zio, Benedetto. Come membro di maggior talento della bottega del padre, ha sicuramente eseguito molte opere che sono attribuite a suo padre. I lavori che sono gli sono stati  manifestano maggiore precisione e delicatezza, sia tecnicamente che nella fisionomia. I suoi primi lavori firmati mostrano l'influenza di entrambi suo padre e della famiglia Bassano dove si è formato.

 

L'episodio della consegna della regola ai frati agostiniani è un elemento diffuso nella iconografia agostiniana già a partire dai codici miniati del XIII secolo e fa seguito alla istituzione dell'Ordine agostiniano nel 1256. La consegna ha un valore altamente simbolico in quanto vuole esprimere la diretta dipendenza degli agostiniani da Agostino. L'Ordine agostiniano sarebbe, secondo questa concezione, il naturale prolungamento dell'esperienza monastica inaugurata da Agostino in Africa.

Alcuni studiosi concordano nell'attribuire a S. Agostino solo la Regula ad servos Dei; in epoca successiva questa Regula fu adattata al femminile e unita alla Lettera 211 che già conteneva indicazioni per le monache di Ippona. La Consensoria monachorum, invece, è stata attribuita ad un anonimo autore dell'ultimo periodo della letteratura visigotica in Galizia e scritta tra il 650 e il 711.

L'Ordo monasterii pur restando nella tradizione della vita agostiniana un documento di riferimento venerando, non è stato più attribuito ad Agostino già dalla critica rinascimentale.

Sulla data di stesura della Regula ad servos Dei ci sono diverse opinioni: una prima teoria indica come data probabile il 391, più o meno in coincidenza con la fondazione del primo monastero d'Ippona, il monastero dei laici; una seconda teoria indica il 400 in coincidenza con il De opere monachorum; una terza sposta la data addirittura fino al 427-428, dopo il De correptione et gratia, in coincidenza con la controversia sulla grazia sorta nel monastero di Adrumeto. La maggioranza degli studiosi, però, pensa sia stata scritta intorno al 400.

 

11. 1. Progredendo intanto l'insegnamento divino, coloro che nel monastero servivano a Dio sotto la guida del santo Agostino e insieme con lui, cominciarono ad essere ordinati preti della chiesa di Ippona.

11. 2. Così di giorno in giorno s'imponeva e diventava più evidente la verità della predicazione della chiesa cattolica, e così anche il modo di vita dei santi servi di Dio, la loro continenza e assoluta povertà: perciò dal monastero che quel grande uomo aveva fondato e fatto prosperare con gran desiderio (varie comunità) cominciarono a chiedere e ricevere vescovi e chierici, sì che allora prima ebbe inizio e poi si affermò la pace e l'unità della chiesa.

11. 3. In fatti circa dieci uomini santi e venerabili, continenti e dotti, che io stesso ho conosciuto, il beato Agostino, richiesto, dette a diverse chiese, alcune anche molto importanti.

11. 4. D'altra parte costoro, che dal loro santo modo di vita venivano a chiese di Dio diffuse in vari luoghi, si dettero ad istituire monasteri, e poiché cresceva lo zelo per l'edificazione della parola di Dio, preparavano a ricevere il sacerdozio fratelli, che furono messi a capo di altre chiese.

11. 5. Pertanto progrediva per mezzo di molti e in molti la dottrina di fede salutare, di speranza e di carità insegnata nella chiesa, non solo in tutte le parti d'Africa ma anche nelle regioni d'oltremare: infatti con la pubblicazione di libri, tradotti anche in greco, grazie a quel solo uomo, con l'aiuto di Dio, tutto il complesso della dottrina cristiana venne a conoscenza di molti.

11. 6. Allora - com'è scritto - il peccatore a veder questo s'adirava, digrignava i denti e si struggeva (Sal. 111, 10); invece i tuoi servi - secondo quanto sta scritto - erano in pace con quelli che odiavano la pace e quando parlavano erano combattuti da quelli senza motivo (Sal. 119, 7).

POSSIDIO, Gesta Augustini 11, 1-6