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PITTORI: Francesco Morandini

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

FRANCESCO MORANDINI

1596

Poppi, chiesa della Santissima Annunziata

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Questo quadro che raffigura sant'Agostino Vescovo si trova nella chiesa della Santissima Annunziata a Poppi ed è opera del pittore Francesco Morandini soprannominato il Poppi.

Questo dipinto ci mostra un Agostino inginocchiato in preghiera con le mani giunte. Con il braccio sinistro regge il bastone pastorale, mentre in testa porta la mitra. Il piviale è semplice, chiaro e con motivi geometrici elementari. Si può osservare nella sua esecuzione lo stile di Morandini, dalla pennellata sicura e dal particolare uso del colore. L'autore preferisce colori cangianti su incarnati chiarissimi, con delicate sfumature che danno corpo ai volumi attraverso una piena padronanza dei giochi di ombre e luci.

Il quadro fu eseguito un anno prima della morte del pittore, quando sono documentati i dipinti per la chiesa del convento dell'Annunziata della comunità camaldolese di Poppi. Alle opere che raffigurano S. Agostino vescovo, S. Gregorio papa e l'Annunciazione, va aggiunta la Madonna della Cintola e santi, dove viene raffigurato più volte Agostino e che si trova nel Duomo di Cortona.

 

 

Morandini Francesco

Soprannominato il Poppi, dal nome del paese dove nacque verso il 1544, era figlio di Stefano, notaio. Il padre lo avviò alla carriera paterna attraverso lo studio della grammatica, ma la naturale predisposizione per il disegno e l'interessamento di Piero Vasari lo indirizzarono verso una formazione pittorica. Trasferitosi a Firenze, fu accolto tra gli allievi di Giorgio Vasari. In occasione dell'ingresso di Giovanna d'Austria a Firenze nel 1565 partecipò, con Sebastiano Viti e Marco da Faenza, alla decorazione del cortile di palazzo Vecchio. In quegli anni dipinse, per l'ospedale degli Innocenti, la tavola con la Madonna in trono con Bambino e angeli venerata dalle innocenti. Tra il 1567 e il 1569 partecipò alla pala commissionata a Vasari da Pio V, per la chiesa di S. Croce a Boscomarengo.  Morandini è documentato nel chiostro dello Scalzo, a Firenze, dove, forse sotto la guida di Naldini, si dedicò allo studio delle opere di Andrea del Sarto. Tra il 1572 e il 1573 realizzò, per la Compagnia dell'Angelo Raffaele di Prato, la tavola con l'Arcangelo Raffaele e Tobiolo (Prato, Museo civico), le due Carità (Firenze, Galleria dell'Accademia; Douai, Musée de la chartreuse), lontane eco della Madonna del Libro di Pontormo (perduta), la Casa del Sole (Arezzo, Museo Vasari), S. Elena (Baltimora, Walters Art Gallery), S. Caterina d'Alessandria (in due versioni). Nel 1572 acquistò una casa in via Campaccio a Firenze, attuale via S. Reparata, dallo scultore Vincenzo Danti. Accolto nel 1572 all'Accademia del disegno, a maggio partecipò alle esequie di Cosimo I realizzando, per 204 scudi, 88 drappelloni (perduti) con le armi e le effigi dei santi protettori dei Medici. Nel novembre 1575 è documentato a Poppi. Durante il soggiorno nel Casentino, che si prolungò forse a causa della presenza di due sorelle, Giulia e Margherita, suore agostiniane nel locale monastero, Morandini realizzò il Martirio di S. Giovanni Evangelista nella badia di S. Fedele a Poppi (1575-1581) e il Giudizio di Paride. Al periodo 1575-1578 risalgono la Discesa dello Spirito Santo (Poppi, prepositura dei santi Marco e Lorenzo) per l'omonima Compagnia, la pala con l'Assunzione della Vergine (palazzo comunale) e le tavole con S. Chiara e Stimmate di san Francesco (chiesa di S. Chiara). Nel 1576, tornò a Firenze dove, per Pandolfo Bardi di Vernio, dipinse una Crocefissione e una Lamentazione sul Cristo. Commissionato nel 1577 dagli operai della Misericordia e Dolce di Prato, il Ritratto di Pier Francesco de' Ricci è stilisticamente prossimo allo Sposalizio della Vergine, nella chiesa di S. Niccolò Oltrarno dal 1579. Per la stessa chiesa Morandini realizzò l'Arcangelo Gabriele e Tobiolo e l'Arcangelo Michele e Lucifero, e la pala con Gesù che resuscita il figlio della vedova di Naim. Dal 1585, anno in cui venne eletto conservatore, il pittore  intensifica la sua attività per l'Accademia del disegno. Forse in seguito a una malattia, nel 1588 Morandini fece testamento predisponendo lasciti, due rendite per le sorelle, e nominando erede universale Bastiano Morandini, a cui consigliava di far stimare, per poi venderlo, il "Libro de' disegni di sua mano". Nell'ultimo decennio fu attivo soprattutto in provincia. Morì a Firenze nel 1597 e venne sepolto nella cappella dei Pittori alla SS. Annunziata alla presenza degli accademici del Disegno.