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PITTORI: Nucci Virgilio

Assunzione di Maria tra Sant'Agostino, Santa Monica, San Francesco e San Girolamo

Assunzione di Maria con Sant'Agostino

 

 

NUCCI VIRGILIO

1606

Gubbio, chiesa S. Agostino

 

Madonna con il Bambino tra i santi Agostino e Francesco

 

 

 

Questa pala che si conserva nella settima cappella della chiesa di S. Agostino a Gubbio è nota anche come Pala della Madonna di Montefiore. L'autore è Virgilio Nucci, un pittore del tardo Cinquecento umbro-marchigiano che si ispira alla tradizione iconografica locale. Anticamente questa cappella era dedicata a Santa Caterina d'Alessandria (prime notizie nel 1588; nel 1597 viene dotata di 200 scudi da Girolamo Rambotti). Ospitava la pala raffigurante la Madonna con il Bambino tra San Giovanni Battista e Santa Caterina d'Alessandria, dipinta nel 1595 da Giovanni Maria Baldassini per Vincenza Zanzi, e trasportata tra il 1888 e il 1912 nel terzo altare a sinistra entrando in chiesa. Al suo posto fu collocata la tela con il Presepe, posta nell'altare dirimpetto quando furono qui traslate le sacre spoglie del Beato Pietro e la pala della "Madonna di Monte Fiore" (1992).

Nella scena qui raffigurata la Vergine, con in braccio il Bambino Gesù, siede maestosamente in trono mentre due angeli le volteggiano sul capo per deporre delle corone di alloro e fiori. Ai piedi del trono, in ginocchio ci sono due santi che la pregano: si tratta del vescovo Agostino (sinistra) e di san Francesco (destra). Davanti, in primo piano si nota la figura a mezzo busto del donatore in preghiera. Agostino è stato qui raffigurato con i suoi tradizionali abiti vescovili, sotto cui però appare una bordatura nera, che rivela la presenza della cocolla nera dei monaci agostiniani. In testa ha una mitra, mentre con la destra tiene ritto il bastone pastorale. le due mani sono giunte in preghiera.

Il viso ha un aspetto senile con una folta barba che gli copre il volto. Dirimpetto si trova san Francesco che indossa un saio ed è anch'egli in vigile posizione di preghiera alla Vergine con un atteggiamento simmetrico a quello di Agostino. Sullo sfondo l'autore ha arricchito la scenografia con ampi panneggi che danno maggiore profondità all'ambiente. Altra sua opera con Agostino, la Vergine e Monica è nota a Gubbio nella chiesa di sant'Agostino.

 

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio (Lc. 1, 26-38). Ella accettò e, per la sua totale fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti. Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per Ain Karem, per aiutare la cugina Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi.

Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria le risponde proclamando il Magnificat: « Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» (Lc. 1, 46)