Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Palmezzano Marco

PITTORI: Palmezzano Marco

L'Immacolata concezione con l'Eterno Padre in gloria e i Santi Anselmo, Agostino e Stefano

L'Immacolata concezione con l'Eterno Padre in gloria e i Santi Anselmo, Agostino e Stefano

 

 

MARCO PALMEZZANO

1530 ca.

Forlì, Abbazia di S. Mercuriale

 

 

L'Immacolata concezione con l'Eterno Padre in gloria e i Santi Anselmo, Agostino e Stefano

 

 

 

Uomo non di eroismi ma dalla mente ordinata e metodica, dal carattere "costante e prudente, dall'operosità tenace e instancabile", dotato di amore per la sua terra, "fu come nessun altro, vero pittore di Forlì.

Questa è l'immagine che Carlo Grigioni tratteggiava nella sua monumentale monografia di Marco Palmezzano (1459-1539).

Fu discepolo e poi collaboratore di Melozzo da Forlì a Roma, negli anni in cui sulle pareti della Cappella Sistina si confrontavano le più grandi figure del Rinascimento. Nonostante gli influssi della pittura di Bellini, Cima, Carpaccio e finanche Perugino, in tutte le sue opere prevalgono i primi insegnamenti ricevuti, quelli di Melozzo e di Antoniazzo Romano. Le figure delle sue pale rimangono così spesso congelate nel tempo; come congelato rimane il modus operandi di Palmezzano, sicuro e deciso, contro tutte le rivoluzioni possibili.

Il virtuosismo prospettico, portato spesso all'estremo; quella luce diafana, irreale e Pier francescana, che leviga gli ovali dei volti e scava le pieghe metalliche dei panneggi; quei paesaggi umanizzati, con le rocce e le nuvole metamorfiche. E atmosfere che in opere come l'Annunciazione (1495-97) hanno qualcosa di incredibilmente metafisico. L'Immacolata concezione, un'opera della maturità di Palmezzano, si trova sull'altare dell'Abbazia di S. Mercuriale, un simbolo della città e il monumento forlivese più significativo. In un panorama dal gusto quattrocentesco con sullo sfondo una città fortificata, in primo piano Palmezzano ha dipinto una bella Vergine in preghiera: di fronte, in ginocchio, sant'Anselmo e Agostino meditano sulla immacolata concezione. Agostino, dalla folta barba bianca e dal viso senile, indossa gli abiti episcopali.

Nella stessa chiesa si conservano altre due sue opere. La basilica ha origini antichissime poiché fu edificata sui resti della pieve dedicata a Santo Stefano, già esistente nel IV secolo. Distrutta nel 1173 da un violento incendio scoppiato nel corso di uno scontro tra Guelfi e Ghibellini, venne riedificata tra il 1176 e il 1181 in stile romanico-lombardo.

Il campanile, di tipo lombardo (1178-1180), si alza sulla destra per oltre 72 metri ed è sormontato da una cuspide conica, forse aggiunta nel Trecento. Annesso alla chiesa è il quattrocentesco Chiostro rettangolare, appartenente all'ex monastero dei Benedettini Vallombrosiani.

 

 

Marco Palmezzano

Grazie ad un'attività artistica eccezionalmente longeva (dal 1484 al 1539), Marco Palmezzano fu un indiscusso protagonista dell'erte pittorica in Romagna. Fra le sue qualità scopriamo una matura pittura prospettica, che lo rende caposcuola a partire dalla fine del Quattrocento. Agli inizi della sua carriera artistica, nelle sue pale di grandi dimensioni, amò firmarsi "Marcus de Melotiis", cioè Marco di Melozzo, esprimendo in questo modo apertamente i suoi riconoscimenti nei confronti del concittadino illustre che gli era stato maestro. A parte il breve periodo veneziano, Palmezzano condusse la propria esistenza in Romagna, divenendo l'artista di riferimento per la piccola aristocrazia locale che gravitava intorno alla corte di Caterina Sforza, signora di Forlì. Nel forlivese si trovano numerose sue opere di pubblico dominio: a Forlì, sua città natale, a Castrocaro Terme, a Forlimpopoli e a Meldola. Altre sono poi conservate nella Chiesa della Collegiata e nella Chiesa dell'Osservanza a Brisighella (Ra).