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PITTORI: Callisto Piazza

Santo Stefano incoronato dagli angeli fra i santi Nicola da Bari e Agostino

Santo Stefano fra Agostino e Nicola di Bari

 

 

CALLISTO PIAZZA o CALLISTO DA LODI

1500-1561

Località sconosciuta

 

 

Santo Stefano incoronato dagli angeli fra i santi Nicola da Bari e Agostino

 

 

 

La scena dipinta da Piazza detto anche Callisto da Lodi ha come elemento centrale il primo martire Stefano che riceve una corona da due angioletti che volano sopra la sua testa. In mano ha un libro aperto e una penna a significare la testimonianza del Vangelo con la vita. Ai suoi lati osservano la scena con serietà san Nicola da Bari a sinistra e sant'Agostino a destra. Agostino ha il viso leggermente reclinato, indossa gli abiti vescovili e regge con la mano sinistra un libro aperto.

La tela, dipinta a olio 255x182 cm, esprime una grande serenità e si riallaccia allo stile pittorica del secolo.

 

Stefano, il primo martire cristiano, viene espresso nell'iconografia sia durante il martirio sia nell'apoteosi della gloria.

San Nicola nacque probabilmente a Pàtara di Licia, tra il 260 ed il 280, da Epifanio e Giovanna che erano cristiani e benestanti. Santo molto popolare sia nella Chiesa greca che latina, di lui si impadronì la leggenda, che gli attribuì molti fatti miracolosi. Cresciuto secondo i dettami del Cristianesimo, perse prematuramente i genitori a causa della peste. Divenne così erede di un ricco patrimonio che impiegò per aiutare i bisognosi. Variamente rappresentato, fu trasformato dal popolo in un vecchio munifico che porta doni ai bambini a Natale. E' protettore dei giovani, dei prigionieri, della gente di mare e delle confraternite. Nicola si occupò anche del bene dei suoi concittadini di Myra: ottenne dei rifornimenti durante una grave carestia e ottenne la riduzione delle imposte dall'Imperatore.

Morì a Myra il 6 dicembre, presumibilmente dell'anno 343, forse nel monastero di Sion, e come visto è descritto compiere miracoli in vita e in morte; tale tradizione si consolidò ulteriormente nel tempo, anche per il gran numero di eventi prodigiosi a lui imputati e che si diffusero ampiamente in Oriente, a Roma e nell'Italia meridionale. Le sue spoglie furono conservate con grande devozione di popolo, nella cattedrale di Myra fino al 1087.

 

 

Callisto Piazza

Figlio d'arte, Callisto si forma nella bottega del padre Martino e dello zio Albertino, entrando nella logica di una logica della famiglia alla quale partecipano intere generazioni. Rispetto ai parenti, tuttavia, Callisto esce dalla dimensione provinciale e trovando stimoli per un aggiornamento culturale per un aggiornamento culturale che lo pone in dialogo con i maestri di altre città. In particolare, decisiva per gli sviluppi dello stile di Callisto è stata la decisione di trasferirsi nel 1524 a Brescia e in Val Camonica, dove segue un percorso parallelo a quello del Romanino, con risultati paragonabili. Tra il 1526 ed il 1529 opera, in Val Camonica, ad Erbanno, Borno, Breno, Esine e Cividate Camuno. Nel 1530 lascia la canonica di San Lorenzo a Brescia; al suo posto subentrerà Romanino.

Tra i due pittori sembra esserci quindi un rapporto ravvicinato, magari una collaborazione professionale che però nessun documento certifica. Nel 1538 mentre è a Crema si sposa con la nobildonna Francesca Confalonieri, con la quale dà alla luce il primo figlio. Si sposta poi a Milano, dove affresca una sala del Castello Sforzesco; realizza poi varie opere a Novara, all'Abbazia di Chiaravalle e in altre zone della regione.

La bottega dei Piazza si estinse a fine Cinquecento con Fulvio e Muzio, figli di Callisto e con Scipione e Cesare, suoi fratelli.