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PITTORI: Ercole Ramazzani

Crocifissione di Gesù e i Santi Agostino e Monica

Crocifissione di Gesù e i Santi Agostino e Monica

 

 

ERCOLE RAMAZZANI

1585

Ancona, Museo Diocesano

 

Crocifissione di Gesù e i Santi Agostino e Monica

 

 

 

L'opera di Ercole Ramazzani è conservato nel Museo diocesano di Ancona e raffigura la Crocifissione di Gesù ai cui piedi troviamo i santi Agostino e Monica. La tela risale al 1585. Agostino indossa i paramenti episcopali con la mitra in testa e il bastone pastorale. Sotto il rosso mantello si nota agevolmente la presenza della tunica nera propria dei monaci agostiniani. Anche Monica indossa l'abito religioso delle monache agostiniane.

La scena non è nuova nella iconografia agostiniana e probabilmente fu particolarmente diffusa dall'Ordine agostiniano stesso. Nelle Costituzioni Agostiniane del 1581 la scena viene riprodotta in forma ovale nel sigillo ufficiale dell'Ordine. La stessa impostazione e il medesimo genere iconografico si ritroverà anche nelle Costituzioni successive del 1582, 1620 e del 1625. Il primo sigillo dell'Ordine agostiniano, a forma di ogiva gotica, recava l'immagine del Crocifisso sullo sfondo di un'ancona, con S. Agostino e S. Monica ai lati. Ai piedi del crocifisso in ginocchio era un frate agostiniano. All'intorno l'iscrizione: Augustinus lux doctorum malleus haereticorum (Agostino luce dei dottori e martello degli eretici). Nel secolo XVI il sigillo assume la forma rotonda o ovoidale che lentamente inizia a prevalere sulla forma a ogiva gotica.

 

Consapevole della centralità della croce nel disegno salvifico di Dio sull'umanità e della straordinaria molteplicità di rimandi ad essa nell'Antico e nel Nuovo Testamento, Agostino si impegna nella sua interpretazione e meditazione lungo tutto l'arco della vita come confermano i numerosi riferimenti alla croce di Cristo, disseminati in tutta l'ampia produzione dell'Ipponate. Ciò che Agostino intende evidenziare è che la scelta di Gesù di portare la croce sulla quale verrà messo a morte è una lucida indicazione su cosa debba significare la vita cristiana. I credenti sono esortati in tal modo a seguire l'esempio del Maestro.

«La croce tiene insieme lo scandalo e la salvezza, la fine e l'inizio, perché in essa si compie qualcosa di assolutamente e radicalmente nuovo: sul legno, Cristo ci istruisce sul significato della nostra vita presente e futura, perché è con la sua morte che Egli ha vinto per noi la morte».

 

 

 

Ercole Ramazzani

Nasce in Arcevia fra il 1530 e il 1537. Figlio di Giampaolo di Betto Ramazzani dal 1550 si trasferisce come garzone presso la bottega di Lorenzo Lotto in Ancona. Ramazzani svolge vari compiti per il suo maestro, che lo apprezza di buon grado. Nel 1552 abbandona il Lotto per farsi una propria bottega. Sstimato dai suoi concittadini e non solo, Ramazzani incomincia a ottenere numerosi incarichi e commissioni che gli consentono di vivere dignitosamente fino alla morte. Ramazzani è pittore notevole e in gran parte ancora da scoprire. E' certamente tra i più rappresentativi esponenti della cultura pittorica della Controriforma, discontinuo, ma con punte di qualità sorprendenti come nei quadri di Matelica, di Arcevia, di Senigallia, dove le influenze veneto-romane e dello stesso Lotto appaiono rievocate da una personalità estrosa e irrequieta.

Ramazzani muore in Arcevia nel 1598 lasciando la moglie Caterina di Francesco Martirelli di Arcevia e cinque figli sopravvissuti a ben quattordici. Buona parte delle sue opere sono conservate nella Pinacoteca di San Medardo di Arcevia, presso quella Diocesana di Senigallia mentre numerose altre pitture sono conservate nei paesi di Matelica, Pergola, Sassoferrato, Montecarotto, Rosora, Morro D'Alba, Poggio San Marcello, Ostra Vetere, Filottrano, Corinaldo, Cerreto d'Esi.