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PITTORI: Vivarini Alvise

Sant'Ambrogio in trono e Santi

Sant'Ambrogio in trono e Santi: particolare di Agostino

 

 

ALVISE VIVARINI

1503

Venezia, Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari

 

Sant'Ambrogio in trono e Santi

 

 

 

Quest'opera è nota anche come Pala dei Milanesi ed è conservata a Venezia nella Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari. La grandiosa Pala decora l'altare della cappella dei mercanti milanesi in Venezia, nella parte absidale della basilica francescana. E' l'ultima opera di Alvise, figlio di Antonio e a lungo collaboratore dello zio Bartolomeo, portata a termine con l'aiuto di Marco Basaiti che poi la firmò. La tela si può definire l'ultimo capolavoro del Quattrocento sugli altari veneziani, poichè negli stessi anni Giovanni Bellini sta portando a compimento la sua dolce rivoluzione del tonalismo.

Agostino è stato raffigurato a destra assieme agli altri Dottori della Chiesa. Ha un aspetto maturo, con una lunga barba nera, lo sguardo penetrante e indossa gli abiti da vescovo.

Figlio di Antonio Vivarini, Alvise nasce a Venezia (1445/47-1503/06). Sentì fortemente gli influssi di Giovanni Bellini e di Antonello da Messina. Iniziò la carriera lavorando con il padre e con lo zio Bartolomeo. La sua prima opera datata è il polittico del convento cistercense di Montefiorentino del 1476, oggi ad Urbino (Galleria Nazionale delle Marche), dove i riferimenti alla cultura di Bartolomeo sono svolti in termini più ammorbiditi ed eleganti. I caratteri primigeni della sua arte si presentano in questa pala, e si fanno maturi nella "Sacra conversazione" di Treviso, (1480), ora a Venezia alle Gallerie dell'Accademia. Altre opere note sono: una datata 1483 a Barletta, una a Napoli (1485), una Madonna a Vienna, (1489), una testa d'uomo a Venezia (1493), una Resurrezione a Venezia (1498). Vari sono i suoi ascendenti culturali: Antonello da Messina, avvertibile nell'ovale geometrico del volto della Vergine e nella luce che stacca i personaggi dal fondo scuro; Andrea Mantegna per un certo effetto metallico delle vesti; Giovanni Bellini, nei punti dove il colore diventa più caldo e deciso; il padre e lo zio, nella scarna secchezza delle figure dei santi.

L'elemento unificatore del dipinto è un sentimento d'assorta intimità, che si esprime in timidi gesti di un pungente realismo. Caratteri simili hanno la "Madonna con il Bambino" della Galleria Nazionale d'Urbino e il "Sant'Antonio da Padova" del Museo Correr di Venezia. Era un pittore originale per i suoi tempi, una figura notevole fra i pittori veneziani del quindicesimo secolo, un membro abbastanza importante della famiglia di Vivarini. Ma veniamo all'ultimo lavoro grande, quello "di sant'Ambrogio in trono", nella chiesa di Frari a Venezia, cominciato nel 1501, a sinistra incompleto alla sua morte e completato da Marco Basaiti. Altre sue opere sono note, ma hanno luogo né data e la critica recente ha assegnato ad Alvise un certo numero di ritratti che fino ad ora erano attribuiti ad altri autori. Sue sono alcune pitture al castello di Windsor, nella Galleria de Stuttgart, nella Galleria di Padova e nel possesso del Conte di Bearn.

 

 

Alvise Vivarini

Nato nel 1446 e morto verso il 1502, Alvise Vivarini, figlio di Antonio Vivarini e nipote di Bartolomeo Vivarini, fu un artista di primo piano nella Venezia della seconda metà del Quattrocento. La sua formazione avvenne all'ombra di Giovanni Bellini, oltre che inizialmente del padre e dello zio Bartolomeo, con un'attenzione giovanile a Lazzaro Bastiani. Alla fine del periodo formativo si avvicinò con interesse all'arte padovana e a quella di Andrea Mantegna. Molte sue opere sono documentate, ma purtroppo perdute quali i teleri per il Salone del Gran Consiglio, la tela rappresentante San Gerolamo che conduce il leone in convento e i frati che fuggono terrorizzati, ricordata solamente da un'incisione e uno stendardo processionale per la Scuola di San Marco.