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PITTORI: Lecomte e Colin

Estasi di Ostia

Estasi di Ostia

 

 

LECOMTE e COLIN

1879-1894

Domalain, chiesa di santa Melania

 

Estasi di Ostia

 

 

 

La vetrata 7 della chiesa di santa Melania mostra nel primo registro l'immagine di sant'Agostino e santa Monica uno di fianco all'altra con le mani nelle mani, seduti con alle spalle una balconata aperta che domina sul mare. La scena descrive un episodio narrato nel nono libro delle Confessioni relativo alla cosiddetta estasi di Ostia, quando Agostino e sua madre, di fronte al mare, ebbero una visione celestiale.

 

10.23. Incombeva il giorno in cui doveva uscire da questa vita - e tu lo conoscevi quel giorno, noi no. Accadde allora per una tua misteriosa intenzione, credo, che ci trovassimo soli io e lei, affacciati a una finestra che dava sul giardino interno della casa che ci ospitava, là nei pressi di Ostia Tiberina, dove c'eravamo appartati lontano da ogni trambusto, per riposarci della fatica di un lungo viaggio e prepararci alla navigazione. Conversavamo dunque assai dolcemente noi due soli, e dimentichi del passato, protesi verso quello che ci era davanti ragionavamo fra noi, alla presenza della verità - vale a dire alla tua presenza. L'argomento era la vita eterna dei beati, la vita che occhio non vide e orecchio non udì, che non affiorò mai al cuore dell'uomo. Noi eravamo protesi con la bocca del cuore spalancata all'altissimo flusso della tua sorgente, la sorgente della vita che è in te, per esserne irrigati nel limite della nostra capacità, comunque riuscissimo a concepire una così enorme cosa.

- 24. E il nostro ragionamento ci portava a questa conclusione: che la gioia dei sensi e del corpo, per quanto vivida sia in tutto lo splendore della luce visibile, di fronte alla festa di quella vita non solo non reggesse il confronto, ma non paresse neppur degna d'esser menzionata. Allora in un impeto più appassionato ci sollevammo verso l'Essere stesso attraversando di grado in grado tutto il mondo dei corpi e il cielo stesso con le luci del sole e della luna e delle stelle sopra la terra. E ascendevamo ancora entro noi stessi ragionando e discorrendo e ammirando le tue opere, e arrivammo così alle nostre menti e passammo oltre, per raggiungere infine quel paese della ricchezza inesauribile dove in eterno tu pascoli Israele sui prati della verità. Là è vita la sapienza per cui sono fatte tutte le cose, quelle di ora, del passato e del futuro - la sapienza che pure non si fa, ma è: così come era e così sarà sempre. Anzi l'essere stato e l'essere venturo non sono in lei, ma solo l'essere, dato che è eterna: infatti essere stato ed essere venturo non sono eterni. Mentre così parliamo, assetati di lei, eccola... in un lampo del cuore, un barbaglio di lei. E già era tempo di sospirare e abbandonare lì le primizie dello spirito e far ritorno allo strepito della nostra bocca, dove la parola comincia e finisce. E cosa c'è di simile alla tua Parola, al Signore nostro, che perdura in se stessa senza diventare vecchia e rinnova ogni cosa?

- 25. "Se calasse il silenzio, in un uomo, sopra le insurrezioni della carne, silenzio sulle fantasticherie della terra e dell'acqua e dell'aria, silenzio dei sogni e delle rivelazioni della fantasia, di ogni linguaggio e di ogni segno, silenzio assoluto di ogni cosa che si produce per svanire" - così ragionavamo - "perché ad ascoltarle, tutte queste cose dicono: 'Non ci siamo fatte da sole, ma ci ha fatte chi permane in eterno'; se detto questo dunque drizzassero le orecchie verso il loro autore, e facessero silenzio, e lui stesso parlasse non più per bocca loro, ma per sé: e noi udissimo la sua parola senza l'aiuto di lingue di carne o di voci d'angelo o di tuono o d'enigma e di similitudine, no, ma lui stesso, lui che amiamo in tutte queste cose potessimo udire, senza di loro, come or ora con un pensiero proteso e furtivo noi abbiamo sfiorato la sapienza eterna immobile sopra ogni cosa: se questo contatto perdurasse e la vista fosse sgombrata di tutte le altre visioni di genere inferiore e questa sola rapisse e assorbisse e sprofondasse nell'intima beatitudine il suo spettatore, e tale fosse la vita eterna quale è stato quell'attimo di intelligenza per cui stavamo sospirando: non sarebbe finalmente questa la ventura racchiusa in quell'invito, entra nella gioia del tuo signore? E quando? Forse quando tutti risorgeremo, ma non tutti saremo mutati ?"

AGOSTINO, Confessioni, 9, 10, 23-25

 

 

La chiesa parrocchiale di Domalain, dedicata a santa Melania, è un edificio cinquecentesco la cui la navata centrale è stata ampliata tra il 1622 e il 1632 con l'aggiunta di altre due navate laterali. All'esterno la facciata sud presenta sette sette timpani intagliati e separati da pinnacoli. Nel 1603 viene menzionata la presenza di un altare dedicato al Crocifisso: il vescovo Larchiver di Rennes, dedicò successivamente quattro altari al Santo Nome di Gesù, alla Santa Vergine, a san Michele e a san Gorgon. Nel 1637 Pierre Corbineau, un architetto di Laval, chiuse la finestra dove era inciso il nome del maestro della vetrata e costruì una pala d'altare su tre registri con tre vetrate centrate su un dipinto dove è rappresentata la Pentecoste. Le statue in terracotta poste nelle nicchie sono opera di Pierre Tavau, che le realizzò intorno al 1808.

Nel 1682 gli altari laterali e la loro pala d'altare, entrambi in legno, vennero posti in opera dallo scultore di Rennes Mathurin Thé Chatellier. La chiesa possedeva sei pale d'altare, due nella parte inferiore e quattro appoggiate ai pilastri della navata. Nel 1826 tuttavia quattro altari furono soppressi. Nel contempo fu realizzato un nuovo fonte battesimale in marmo. Nel 1870, l'anno della proclamazione del dogma dell'infallibilità del papa, il viticoltore Chauvel donò in una vetrata la scena del vescovo Brossay Saint-Marc alla destra di Papa Pio IX. Le altre vetrate presenti nella chiesa sono opera dello studio Lecomte e Colin di Rennes, che le portò a termine tra il 1879 e il 1894. In esse troviamo la rappresentazione dei grandi personaggi della Chiesa, quali la Sacra Famiglia, San Pietro, il Battesimo di Cristo, i Dottori della Chiesa o le devozioni più particolari della parrocchia tipo San Francesco di Sales, San Giuliano.

La vetrata 9, che raffigura san Michele che uccide il drago, è opera del laboratorio Laval Alleaume, che la realizzò dopo il 1918. Nel 1981 si costruì una nuova sagrestia dalle sue vaste dimensioni. La sua creazione ha consentito la rimozione di quelle esistenti, che furono trasformate in cappelle laterali.