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PITTORI: Ranieri Niccolò

Agostino e il Cristo pellegrino

Agostino e il Cristo pellegrino

 

 

NICCOLO' RANIERI

1800-1810

L'Aquila, Museo Nazionale d'Abruzzo

 

Agostino e il Cristo pellegrino

 

 

 

Il dipinto di Ranieri presenta un buon grado di luminosità e un buon livello generale dell'insieme, cui però fa riscontro una certa freddezza dei contorni e la semplicità della fisionomia dei personaggi. La tela dalle dimensioni di 180 cm in altezza per 125 in larghezza ha una struttura generale dove troviamo l'Immacolata vestita di bianco che appare in alto su una nuvola rosso dorata con in mano il calice con l'ostia. In lontananza si vede un tempio avvolto da una chiarissima luce. Il A sinistra in primo piano Cristo è seduto con una veste rossa, mantellina verde e manto blu. Ai suoi piedi è deposto il cappello e il bastone da pellegrino. Agostino vestito con tonaca dei monaci agostiniani regge il piede sinistro di Cristo che sta lavando ed asciugando con un panno.

Una grossa bacinella a forma di vaso colma d'acqua serva alla bisogna. Alla scena assistono due angeli vestiti di bianco. Il pittore forse ha ripreso in parte un'analoga raffigurazione eseguita da Lanfranco a Roma.

Il quadro descrive una famosa leggenda diffusa nel mondo agostiniano che vuole mettere in luce la carità di Agostino. L'episodio divenne molto caro agli Eremitani ed ai Canonici, che seguivano la sua regola. Secondo M. Aurenhammer, che lo affermò nel suo Lexikon der christlichen Ikonographie (Vienna, 1953), la leggenda sarebbe stata elaborata in Spagna, dove in effetti appare per la prima volta. Da lì si diffuse nelle Fiandre.

Probabilmente fu estrapolata da qualche frase di Giordano di Sassonia, che nel suo Liber vitasfratrum scrisse: "Unde in Vitaspatrum legitur, quod sanctus Apollonius fratribus suis praecipiebat attentius, ut advenientes fratres quasi Domini susciperent adventum: "Nam et adorari adventantes fratres propterea", inquit, "traditio habet ut certum sit in adventu eorum adventum Domini nostri iesu Christi haberi, qui dicit: Hospes fui et susceptistis me". Et hoc sumpta est illa laudabilis observantia Ordinis, ut fratres hospites recipiantur cum genuflexione et manuum deosculatione."

N. CRUSENIUS nel suo Monasticon Augustinianum, I, 7 pubblicato a Vallisoleti nel 1623 a sua volta scrive: "Ad interiora deserti secedens, Christum hospitio suscipit, pedes lavat et audit: 'Augustine, Filium Dei hodie in carne videre meruisti; tibi commendo Ecclesiam meam.' S. Prosper et alii ", dove questi alii sarebbero Ferdinando vescovo di Tarragona e Jean Maburn canonico regolare.

Il primo a produrre questo tema iconografico fu Huguet, ma sarà Bolswert con le sue incisioni a diffonderlo ampiamente. La valenza di questo soggetto è teologicamente importante sia perché abbondano i testi agostiniani che sottolineano il valore dell'ospitalità al pellegrino, e perché Agostino stesso diede molta importanza all'ospitalità nei suoi monasteri. Già nelle Costituzioni Agostiniane del 1290 si trova il passo che stabilisce per i pellegrini la possibilità di lavarsi i piedi nel monastero. Nel 1686 si ribadisce che bisogna lavare i piedi dei pellegrini come se fossero la persona di Cristo.

Il tema di Agostino che lava i piedi al Cristo ha un grande valore anche teologico, poiché secondo la tradizione degli agostiniani eremitani, Agostino quando era monaco a Tagaste si sarebbe ritirato in un eremo con finalità di pura contemplazione. L'apparizione di Cristo in forma di pellegrino, gli avrebbe imposto di ritornare al mondo per testimoniare con la parola e le opere la vita cristiana.

Spesso la scena è accompagnata dal testo "O grande padre Agostino, ti affido la mia Chiesa", tratto da un apocrifo ambrosiano. E' un chiaro segno per giustificare la vita mista fra contemplazione e azione propria degli eremitani, con l'invito a seguire l'esempio del santo fondatore.

 

 

 

Ranieri Niccolò

Nasce a Guardiagrele nel 1749 e dopo una prima formazione nel paese natale, studiò i maestri del Cinquecento nel corso dei suoi soggiorni all'Aquila e a Roma. Affrescò numerose chiese abruzzesi, fra cui ricordiamo la chiesa di sant'Agostino a l'Aquila con le Storie di sant'Agostino e la chiesa degli Osservanti a Lanciano con un san Giovanni di Capestrano. Dipinse quadri di storia sacra seguendo i canoni accademici. Le fonti bibliografiche ricordano anche un Mosè salvato dalle acque, una Natività di Cristo, un san Girolamo e La Concezione, realizzata all'età di 92 anni, per la chiesa di Filetto.

Morì nell'anno 1850.