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PITTORI: Bembo Bonifacio

Sant'Agostino e san Tommaso d'Aquino, San Pietro Martire e Tobia e san Raffaele Arcangelo, San Girolamo penitente e san Domenico, Santa Caterina da Siena e san Vincenzo Ferrer

Sant'Agostino e san Tommaso d'Aquino

 

 

BEMBO BONIFACIO

1470

Torino, Mercato antiquario

 

Sant'Agostino e san Tommaso d'Aquino, San Pietro Martire e Tobia e san Raffaele Arcangelo, San Girolamo penitente e san Domenico, Santa Caterina da Siena e san Vincenzo Ferrer

 

 

 

Lo scomparto appartiene a un trittico di ben più vaste dimensioni. Il dipinto raffigura sant'Agostino e san Tommaso d'Aquino l'uno di fronte all'altro. Il dipinto tuttavia raffigura anche altri santi fra cui si distinguono san Pietro Martire, Tobia e san Raffaele Arcangelo, san Girolamo penitente e san Domenico, santa Caterina da Siena e san Vincenzo Ferrer. L'opera è stata realizzata con la tecnica del secolo che privilegiava la tavola di legno e misura cm 75 in altezza e 24 in larghezza. L'autore di questo scomparto è Bembo Bonifacio che lo dipinse nel 1470. L'opera si trova sul mercato antiquario dove è stata segnalata a Torino e prima ancora a Firenze nel 1994.

Agostino è raffigurato da vescovo con uno strano copricapo in testa e un ricco abito episcopale che lo avvolge completamente. Al pari di Tommaso è seduto davanti a uno scranno e sta osservando uno scritto che si srotola a mezz'aria.

Tommaso nacque a Roccasecca presso Aquino nel 1225 dai nobili Landolfo di origine longobarda e Teodora di origini normanne. Fu destinato alla vita monastica nell'abbazia di Montecassino, dove vestì l'abito benedettino a cinque anni. Avendo conosciuto l'Ordine Domenicano (di regola agostiniana) decise di entrarvi nel 1243-1244. Fu mandato dai superiori a Roma, contraria la madre, che fece di tutto per opporsi. Proseguì gli studi a Colonia con Alberto Magno, divenendone discepolo. Ben presto si rivelò dotato di ingegno finissimo diventando un grande teologo e dottore della Chiesa.

San Tommaso fu uno dei pensatori più eminenti della filosofia Scolastica, che verso la metà del XIII secolo aveva raggiunto il suo apogeo. Egli indirizzò diversi aspetti della filosofia del tempo: la questione del rapporto tra fede e ragione, le tesi sull'anima (in contrapposizione ad Averroè), le questioni sull'autorità della religione e della teologia, che subordina ogni campo della conoscenza. Tali punti fermi del suo pensiero furono difesi da diversi suoi seguaci successivi, tra cui Reginaldo di Piperno, Tolomeo da Lucca, Giovanni di Napoli, il domenicano francese Giovanni Capreolus e Antonino di Firenze.

Agostino vedeva il rapporto fede-ragione come un circolo ermeneutico (dal greco ermeneuo, cioè "interpreto") in cui credo ut intelligam et intelligo ut credam (ossia "credo per comprendere e comprendo per credere"). Tommaso porta la fede su un piano superiore alla ragione, affermando che dove la ragione e la filosofia non possono proseguire inizia il campo della fede ed il lavoro della teologia. Dunque, fede e ragione sono certamente in circolo ermeneutico e crescono insieme sia in filosofia che in teologia. Mentre però la filosofia parte da dati dell'esperienza sensibile o razionale, la teologia inizia il circolo con i dati della fede, su cui ragiona per credere con maggiore consapevolezza ai misteri rivelati. La ragione, ammettendo di non poterli dimostrare, riconosce che essi, pur essendo al di sopra di sé, non sono mai assurdi o contro la ragione stessa: fede e ragione, sono entrambe dono di Dio, e non possono contraddirsi.

 

 

Bembo Bonifacio

Bonifacio Bembo (attivo 1444-1477) Figlio di Giovanni, anch'egli pittore, Bonifacio è nominato per la prima volta negli archivi cremonesi nel 1444. Sin dall'inizio della sua carriera sono documentati i suoi rapporti con il duca di Milano Francesco Sforza, dovuti anche al fatto che la duchessa Bianca Maria aveva portato in dote Cremona, città natale del pittore. A questo periodo risalgono gli affreschi della Cappella Cavalcabò in Sant'Agostino a Cremona e quelli della cappella Pallavicini a Monticelli d'Ongina. Nel 1457 Francesco Sforza lo incarica di alcuni lavori in un castello pavese e nel 1463-67 gli commissiona l'ancona dei santi Grisante e Daria destinata a sant'Agostino in Cremona. In quegli stessi anni dipinge i celebri ritratti del duca e della duchessa, eseguiti per la stessa cappella e in seguito spostati nella cappella Cavalcabò. Negli anni sessanta il pittore esegue un'ancona perduta e i Baroni armati per l'Arengo di Milano. Verso il 1470 il Bembo lavora per il nuovo duca Galeazzo Maria nelle sue principali imprese artistiche e dirige i lavori della cappella ducale nel Castello di Milano e della cappella delle reliquie del Castello di Pavia.