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PITTORI: Giovanni Canavesio

Polittico con la Madonna e Santi

Polittico con la Madonna e Santi

 

 

GIOVANNI CANAVESIO

1499

Verderio Superiore, chiesa parrocchiale dei santi Giuseppe e Floriano

 

Polittico con la Madonna, Agostino e Santi

 

 

 

 

Grande pala d'altare realizzata da Canavesio nel 1499 e firmata Presbit Johes Canavesi pinxit. Una seconda iscrizione sotto la predella riporta: Anno Dmni MCCCCLXXXXVIIIJ Die Vigesima mensis martiii ad honorem dei et gloriosae Virginis Mariae ac sancti Dalmatiii Communitas Pornaxi fieri fecit hoc opus regente Dno Presb. lazaro Bonanato rectore dicti loci. La pala fu dunque eseguita per la chiesa di Pornassio, un comune nell'alta valle dell'Arroscia, presso Colle Nava e solo alla fine del XIX secolo fu acquisito dalla famiglia Gnecchi Rusconi che la donò alla chiesa di Verderio. Articolata in 31 scomparti, l'opera raffigura la Vergine con il figlio assiso in trono e coronata da un'aureola d'oro: ai suoi lati campeggiano la figure intere dei 4 santi Dalmazio, il Battista, l'arcangelo Michele e Pietro. Nel secondo registro si trovano i Dottori della Chiesa fra cui Agostino. Il santo indossa i paramenti episcopali con la mitra in testa, circondata da un'aureola e il bastone pastorale appoggiato alla spalla sinistra. Fra le mani regge un libro aperto che sta leggendo con attenzione. Sotto il piviale si nota chiaramente la presenza del saio nero dei monaci agostiniani con il cappuccio che gli copre le spalle. Nella cuspide trovano alloggio piccolo quadri con figure a mezzo busto di sante. Nella terza fascia trova posto una Deposizione di Cristo, tema questo che ricorre con frequenza nelle opere di Canavesio.

 

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio (Lc. 1, 26-38). Ella accettò e, per la sua totale fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti. Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per Ain Karem, per aiutare la cugina Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi.

Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria le risponde proclamando il Magnificat: « Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» (Lc. 1, 46)

 

Secondo la tradizione cristiana Anna, Gioacchino e Maria abitarono a Gerusalemme nei pressi dell'attuale Porta dei Leoni, nella parte nord orientale della città vecchia, laddove ci sono i resti della piscina di Bethesda. Oggi in questa zona sorge una chiesa costruita dai crociati nel XII secolo e dedicata a sant'Anna. Maria, che imparò a camminare a sei mesi, rimase nel tempio dall'età di tre anni fino al periodo della pubertà e poi venne data in sposa a Giuseppe che fu miracolosamente designato dalla fioritura di una verga. Secondo il vangelo apocrifo di Bartolomeo una prima annunciazione fu data a Maria nel tempio stesso di Gerusalemme. Dio disse a Maria: «Gioisci, o piena di grazia e vaso di elezione ...  Ancora tre anni e ti manderò la mia parola; tu concepirai un figlio per mezzo del quale sarà salvata tutta la creazione. Tu sarai il calice del mondo. Pace a te, mia diletta ... »

La vera e propria annunciazione secondo alcuni avvenne alla fontana, altri invece dicono che avvenne a casa sua. L'annunciazione dell'arcangelo Gabriele a Maria è collocata secondo la tradizione il 25 marzo, per rispettare il tempo di nove mesi esatti dalla nascita di Gesù fissata il 25 dicembre

Trovandosi a Betlemme, in Giudea, con suo marito Giuseppe per il censimento indetto (Lc. 2, 1-2), tramite il console Quirino, dall'imperatore Augusto, partorì in un riparo che era forse una stalla suo figlio, al quale impose il nome di Gesù come le aveva prescritto l'arcangelo Gabriele. Il vangelo racconta il canto degli angeli e la visita dei pastori (Lc. 2, 1-20), e poi dei sapienti orientali detti i Magi. Secondo Matteo, che fa risiedere la famiglia fin da principio a Betlemme (Mt. 2, 1-11), seguono la persecuzione di Erode, la fuga in Egitto, la strage degli Innocenti e il ritorno a Nazaret.

La visione di Maria è contenuta nella Divina Commedia, dove Dante riporta la straordinaria preghiera del doctor marianus Bernardo di Chiaravalle affinché Dante stesso possa ottenere la visione della Trinità divina:

« Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'etterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l'amore, per lo cui caldo ne l'etterna pace così è germinato questo fiore. Qui se' a noi meridiana face di caritate, e giuso, intra ' mortali, se' di speranza fontana vivace. Donna, se' tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre sua disianza vuol volar sanz'ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate. »

(Paradiso XXXIII, 1-21)

 

 

Giovanni Canavesio

Circa la vita di questo pittore, che fu sacerdote, si hanno pochi dati certi: a Pinerolo, sua città natale, esiste un documento del 1450 in cui si fa riferimento a Magister Iohannes canavexii pinctor. Altri documenti scoperti all'Archivio di Stato di Genova del 1472 lo vedono attivo ad Albenga. Lavora fino al 1500 nelle vallate liguri producendo numerose pale per altari. Canavesio rappresenta il punto di arrivo e di esaurimento della tradizione pittorica neogotica di cui mantiene gli schemi iconografici ma non lo spirito.