Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: Martino di Bartolomeo

PITTORI: Martino di Bartolomeo

La Vergine in trono con i santi Lorenzo, Barnaba, Agostino e Ansano

La Vergine in trono con i santi Lorenzo, Barnaba, Agostino e Ansano

 

 

MARTINO DI BARTOLOMEO DI BIAGIO

1400

Siena, Pinacoteca Nazionale

 

La Vergine in trono con i santi Lorenzo, Barnaba, Agostino e Ansano

 

 

 

 

il polittico realizzato con la pittura a tempera su legno, presenta anche dorature a foglia. Profonda poco più di 7 cm, l'opera si sviluppa in altezza per 167 cm e in larghezza per ben 240 cm. L'opera viene attribuita a Martino Di Bartolomeo Di Biagio per notevoli similitudini con altri polittici dello stesso autore.

La Vergine incoronata con il Bambino in braccio occupa lo scomparto centrale assisa su un trono dorato. Attorno a lei si trovano quattro santi disposti a due a due. Da sinistra troviamo le immagini a figura intera di san Lorenzo a san Barnaba, mentre a destra compaiono i ritratti di Agostino e sant'Ansano.

Agostino è raffigurato nelle sue vesti episcopali con gli attributi della sua dignità di vescovo: nella mano destra tiene un esile bastone pastorale, mentre sul capo porta la mitra. Nella mano sinistra regge un libro chiuso. Sotto il piviale rosso aperto sul petto si intravede facilmente la presenza della tunica nera dei monaci agostiniani con la cintura ai fianchi. Questo particolare sottolineato dal pittore vuole significare lo stretto legame che i monaci eremitani manifestavano nei confronti di Agostino di cui seguivano la regola e che consideravano come Padre fondatore.

 

 

Martino di Bartolomeo di Biagio

Martino di Bartolomeo è stato uno dei principali pittori di scuola senese della sua epoca. Figlio dell'orafo Bartolomeo di Biagio, nacque a Siena tra il 1365 e il 1370. Ben presto si trasferì a Pisa dove lo troviamo nel 1393 al seguito di Taddeo di Bartolo. La sua attività si svolse come pittore e doratore di manoscritti tra il 1389 e il 1434. Si ipotizza che abbia frequentato e si sia formato nella bottega di Taddeo di Bartolo (1362-1422). Da giovane Martino collaborò con Giovanni di Pietro da Napoli a Pisa. Al 1398 risale l'affresco che dipinse nell'oratorio di San Giovanni Battista di Cascina, a circa 10 chilometri da Pisa. Nel 1405 ritornò definitivamente a Siena dove realizzò vari affreschi nel Duomo, nella chiesa di San Cristoforo e nel Palazzo Pubblico. Nel 1407 ricevette l'incarico più importante della sua carriera: la raffigurazione a fresco delle sedici Virtù, vero capolavoro di grazia nel disegno e di ricerca cromatica, nelle volte della nuova sala del palazzo pubblico di Siena, detta sala di Balia, dove era attivo anche Spinello Aretino.

Nel 1428 risulta ancora iscritto al «Breve dei pittori», quindi i documenti tacciono fino al 1334, quando fece testamento. Lasciava come unico il figlio Bartolomeo, che si era fatto monaco olivetano, e usufruttuaria la moglie. Non si conoscono il luogo e la sua data di morte, che dovette avvenire attorno al 1435.