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PITTORI: Maestro dell'Osservanza

Battesimo di Agostino del Maestro dell'Osservanza

Battesimo di Agostino

 

 

MAESTRO DELL'OSSERVANZA

1430

Los Angeles, Paul Getty Museum

 

Battesimo di Agostino

 

 

 

Nella scena miniata il Maestro dell'Osservanza ha raffigurato il battesimo di sant'Agostino ad opera di Ambrogio, vescovo di Milano. La scena si svolge all'interno di un edificio ecclesiastico, dove Ambrogio, ritto in piedi su un piano rialzato, battezza un Agostino ormai adulto, che si è inginocchiato seminudo sul pavimento in marmo rosa e verde. Davanti a sè ha una ciotola, forse per raccogliere l'acqua che Ambrogio gli sta versando sul capo. Monica, la madre di Agostino, osserva l'evento seminascosta da destra e indossa la veste nera delle monache agostiniane. Il miniatore ha reso molto vivace questa scena utilizzando colori brillanti e ha ridotto il numero di personaggi a tre, Ambrogio, Monica ed Agostino. La miniatura era inserita in un libro corale appartenente ad una congregazione di sacerdoti agostiniani di Siena. Costituisce il capoletta L(aetare mater nostra Jerusalem, quia rex tuus) tratto dall'antifona dei Vespri per l'ottava della festa di sant'Agostino. Colorato a tempera con foglia d'oro e vernice oro su pergamena, il foglio misura 18,7 x 16,2 cm ed è attualmente conservato al J. Paul Getty Museum di Los Angeles.

Milano fu la tappa decisiva della conversione di Agostino. Qui ebbe l'opportunità di ascoltare i sermoni di Ambrogio che teneva regolarmente in cattedrale, ma se le sue parole si scolpivano nel cuore di Agostino, fu la frequentazione con un anziano sacerdote, san Simpliciano, che aveva preparato Ambrogio all'episcopato, a dargli l'ispirazione giusta; il quale con fine intuito lo indirizzò a leggere i neoplatonici, perché i loro scritti suggerivano "in tutti i modi l'idea di Dio e del suo Verbo". Un successivo incontro con sant'Ambrogio, procuratogli dalla madre, segnò un altro passo verso il battesimo; fu convinto da Monica a seguire il consiglio dell'apostolo Paolo, sulla castità perfetta, che lo convinse pure a lasciare la moglie, la quale secondo la legge romana, essendo di classe inferiore, era praticamente una concubina, rimandandola in Africa e tenendo presso di sé il figlio Adeodato (ci riesce difficile ai nostri tempi comprendere questi atteggiamenti, così usuali per allora).

A casa di un amico Ponticiano, questi gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di sant'Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di san Paolo; ritornato a casa sua, Agostino disorientato si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato e mentre piangeva, avvertì una voce che gli diceva "Tolle, lege, tolle, lege" (prendi e leggi), per cui aprì a caso il libro delle Lettere di san Paolo e lesse un brano: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14).

Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti.

Era venuta intanto la primavera; al principio della quaresima, Agostino ritornò dunque a Milano, con Alipio e Adeodato, per ottenere l'iscrizione tra i competentes, i catecumeni cioè ritenuti maturi che avrebbero ottenuto il battesimo per la Pasqua successiva. A Milano partecipò con il vescovo Ambrogio a una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino seguì con il figlio Adeodato e l'amico Alipio. E nella notte sul 25 aprile 387, giorno di Pasqua, egli otteneva il lavacro rigeneratore, per mezzo di Ambrogio. Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

Si tratta di una leggenda tardiva che attribuisce ai due santi, uniti in questa circostanza solenne, la composizione del Te Deum, di cui ciascuno avrebbe cantato, improvvisandola, una strofa.

Non è che una leggenda dell'alto Medioevo, ma molto bella, e piena di significato.

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14

 

 

Maestro dell'Osservanza

Non si conosce l'esatto nome di questo pittore pittore e miniatore quattrocentesco di scuola senese. Lo conosciamo attivo in Toscana tra il 1425 e il 1450. Il nome con cui viene definito deve la sua origine a una pala che raffigura la Madonna con Bambino e i santi Ambrogio e Gerolamo nella basilica dell'Osservanza a Siena. Taluni critici l'hanno identificato con un certo Vico di Lucca, aiutante del Sassetta nella produzione di stendardi per il Duomo di Siena. Certamente fu uno dei protagonisti della pittura quattrocentesca senese, assieme a Sassetta con cui condivide numerose notazioni stilistiche.