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PITTORI: Niccolò Rondinelli

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa con altri santi

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa con altri santi

 

 

NICCOLO' RONDINELLI

1494-1495

Murano, chiesa di santa Maria degli Angeli

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Verso la fine del Quattrocento il monastero delle agostiniane di Santa Maria degli Angeli a Murano venne completamente riedificato. Fondato da Giacomina Boncio nel 1188, il convento agostiniano era destinato alle monache fuggite da Treviso, in fuga dagli invasori ungari guidati dal re Lajos. Quando nel 1490 per interessamento del Senato le monache di S. Maria degli Angeli ottennero da papa Innocenzo VIII il trasferimento dei benefici spettanti al soppresso convento di S. Maria dell'Ospitale di Piave in Lovadina, appartenente all'ordine cistercense, il monastero si trova possessore di una rendita annua di 14 mila ducati e ciò permette la riedificazione del complesso che viene a coprire un'area di circa 8.000 mq. A fianco viene eretta la nuova chiesa ad una sola navata in onore della Vergine alla quale viene dedicato l'altare maggiore. La ricostruzione fu agevolata grazie all'aiuto della famiglia Barbarigo, e in particolare Agostino, che qui fu procuratore e che fu poi eletto Doge. Alla chiesa si accede attraverso un portale su cui si trova un bassorilievo dell'inizio del XVI secolo dell'Annunciazione, talvolta ritenuta essere da allievi di Donatello. Nella chiesa stessa hanno trovato sepoltura insigni patrizi della Repubblica fra cui il doge Sebastiano Venier, i cui resti verranno trasferiti all'inizio del Novecento nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, e il senatore Lorenzo Pasqualigo che tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo apre verso levante una propria cappella gentilizia. Il soffitto ligneo della navata presenta un notevole programma iconografico, che si esprime in 15 pannelli, descrivendo personaggi dell'Antico e del Nuovo Testamento. La sua esecuzione è attribuita al pittore ravennate Niccolò Rondinelli che realizzò la decorazione prima del 1495, anno in cui egli ritornò nella sua città natale.

I riquadri compongono una specie di sintesi della storia della salvezza: la fila verso l'altare raffigura i Patriarchi mentre quella all'ingresso ci propone i Profeti. Le altre file raffigurano Mosé, Aronne, Salomone, Davide, gli Apostoli e san Paolo. Il riquadro al centro propone la glorificazione della Vergine Maria titolare della chiesa. Il pittore ne ha raffigurato l'incoronazione da parte di Cristo, mentre vari angeli assistono alla scena. Nella cornice si scoprono otto riquadri con i simboli degli Evangelisti e la serie dei quattro Dottori della Chiesa.

Agostino è raffigurato a mezzo busto in una formella tonda nella fascia laterale sinistra. Il pittore lo ha dipinto secondo i canoni classici dell'epoca: un vescovo dall'aspetto maturo, con una corta barba nera mentre sta leggendo. In testa porta la mitra, mentre il bastone pastorale è appoggiato alla spalla sinistra. La chiesa si arricchisce in tre secoli di molteplici opere d'arte assumendo rilevante importanza artistica e rinnovando nel tempo alcuni apparati, tra cui l'altare maggiore e i due adiacenti al presbiterio che tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento vengono ricostruiti in un fastoso barocco.

Con l'occupazione austriaca nel 1810 la chiesa con l'annesso convento vengono soppressi. A salvarla dalla rovina intervenne il canonico muranese Stefano Tosi che riuscì a farne una dipendenza della chiesa parrocchiale di S. Stefano.Tosi tuttavia intervenne pesantemente sulla struttura dell'edificio demolendo il grande "barco" in stile veneto-lombardesco che si protendeva dall'ingresso fino oltre un terzo della chiesa. Inoltre rimosse la cantoria con il suo organo, trasferendo anche molti preziosi dipinti nelle chiese di S. Pietro e S. Stefano. Nel 1832 fu demolito il monastero e la chiesa fu chiusa nel 1849. Restaurata a partire dal 1861, venne riconsacrata il 12 luglio 1863. Nel 1871-1872 l'area che era stata occupata dal barco fu murata e furono costruiti locali di tre piani per un'organizzazione benefica.

 

 

 

Rondinelli Niccolò

Ignote sono le date di nascita e di morte di questo pittore, originario del Ravennate. La sua attività artistica è documentata tra la fine del Quattrocento e il primo decennio del secolo successivo prima a Venezia e poi in Romagna.

La sua formazione fu avviata nella bottega di Giovanni Bellini e si concluse a Ravenna con la frequentazione del forlivese Baldassarre Carrari e di Francesco Zaganelli da Cotignola. La sua attività artistica si sviluppò negli ultimi anni del dominio della Serenissima sulla comunità di Ravenna. I suoi numerosi dipinti veneziani destinati alla devozione privata furono eseguiti secondo gli schemi di bottega. Le grandi pale d'altare per le diverse chiese di Ravenna rivelano lo sviluppo della sua produzione che esprime l'intreccio dei rapporti che interessarono, nel passaggio fra i Quattrocento e Cinquecento sulla direttrice padano-adriatica, i picchi altissimi della scuola veneta e una pittura più provinciale di buona qualità.