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PITTORI: Stefano di Giovanni il Sassetta

Trinità, Vergine, Agostino e Lorenzo a Pesaro, chiesa di S. Agostino

Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

STEFANO DI GIOVANNI IL SASSETTA

1444

New York, Metropolitan Museum

 

Agostino Vescovo

 

 

 

Sassetta, il cui vero nome era Stefano di Giovanni, nacque probabilmente a Siena, anche se alcuni storici ipotizzano una sua probabile nascita a Cortona. Della sua attività si hanno in ogni caso le prime notizie proprio a Siena, nel 1423. Quasi certamente fu un allievo di Paolo di Giovanni Fei.

Uno degli ultimi maestri della scuola gotica senese, nella sua età matura Sassetta fu un pittore riconosciuto e apprezzato e divenne il maestro di molti discepoli sia a Siena che a Firenze. Dipinse soprattutto pale d'altare, caratterizzate dai tratti tipici del gotico: colori brillanti, linee allungate ed eleganti, sfondi dorati e atmosfere di poetica religiosità. Il suo stile affonda le sue radici nell'arte gotica ed è strettamente riconoscibile per i tratti allungati e gli sfondi dorati dei suoi dipinti sempre a carattere religioso. Alcuni critici prospettano un suo avvicinamento stilistico ai canoni rinascimentali nelle ultime opere che realizzò a Firenze.

Il sant'Agostino del Metropolitan Museum, in prestito da una Collezione privata, delle dimensioni  di 45x37 cm, fu realizzato nel 1444 a tempera su tavola con fondo oro, in conformità allo stile tardo gotico. Lo sfondo dorato, piatto, uniforme, senza volume e prospettiva, caratteristico delle icone d'Oriente si diffonde anche nella pittura medioevale religiosa europea. Lo sfondo allude alla incorruttibilità della luce divina, alla presenza quotidiana di Dio nei cieli e in mezzo agli uomini.

Questa piccola tavola apparteneva originariamente a una grande pala d'altare commissionata nel 1437 all'artista per la chiesa di san Francesco a Borgo San Sepolcro. La pala fu terminata nel 1444 e pagata 519 fiorini, ma tra il 1578 e il 1583 venne smontata e a inizio Ottocento fu venduta al mercato antiquario. Un documento del 1439 permette di ricostruire il programma iconografico dell'opera: dipinta su entrambi i lati, nella tavola principale proponeva la Vergine con il Bambino sormontata dalla Crocifissione (Cleveland, Art Museum), ai lati sant'Antonio da Padova, san Giovanni Evangelista (Parigi, Museo del Louvre), san Giovanni Battista e il beato Ranieri Rasini (Firenze, Villa Tatti). La predella rappresentava scene della Passione di Cristo (Detroit, Institute of Art). Il retro del polittico mostrava al centro san Francesco in gloria (Firenze, Villa Tatti) sormontato dalla scena della Annunciazione (New York, Metropolitan Museum): otto scomparti laterali proponevano scene della vita del santo, mentre in basso la predella descriveva le storie del beato Ranieri. Tra le figure minori presenti sono stati individuati san Matteo e il sant'Agostino del Metropolitan. Quest'ultimo in origine doveva trovarsi in uno dei pinnacoli della decorazione all'apice del polittico: vi compare a mezzobusto con i suoi simboli episcopali. In testa porta una elegante e preziosa mitra avvolta dal nimbo dei santi. Indossa il piviale, sopra cui è chiaramente visibile la cocolla dell'abito monacale agostiniano. davanti al santo sono posti tre libri chiusi. Il suo volto pensieroso esprime la maturarità dei suoi anni, accentuati dalle rughe e da una folta e riccioluta barba.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6