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PITTORI:Taddeo di Bartolo

San Bartolomeo e sant'Andrea, San Cristoforo e sant'Agostino

San Cristoforo e sant'Agostino

 

 

TADDEO DI BARTOLO

1395-1399

Pisa, Museo Nazionale di S. Matteo

 

San Bartolomeo e sant'Andrea, San Cristoforo e sant'Agostino

 

 

 

La tavola appartiene ad uno scomparto di un Polittico che raffigura San Bartolomeo e sant'Andrea, da una parte e San Cristoforo con sant'Agostino dall'altra. L'opera che è conservata al Museo Nazionale di san Matteo a Pisa è attribuita a Taddeo di Bartolo e alla sua scuola. Agostino compare in coppia con san Cristoforo. Il santo vescovo di Ippona è stato raffigurato come vescovo, in un atteggiamento iconografico comune: indossa un ricco piviale, in testa ha la mitra e un'aureola circonda il suo capo. Con la mano destra impugna il bastone pastorale mentre con la sinistra regge in libro chiuso che fuoriesce dal piviale semiaperto.

Il viso del santo mostra uno sguardo vivo e penetrante, anche dal tono ieratico. Una folta barba gli copre l'intero mento e le guance.

 

 

 

Taddeo di Bartolo

Taddeo di Bartolo (Siena, 1362 circa - Siena, 1422) era figlio di un certo Bartolo di Mino. Nel 1389 risulta già iscritto nella Matricola dei pittori senesi e a quell'anno risale la sua prima opera pervenutaci: si tratta di un polittico con la Madonna col Bambino e Santi dipinto per la cappella di San Paolo a Collegalli, presso Montaione.

Più che un vero e proprio innovatore, Taddeo è da considerare un magnifico conservatore del nuovo stile gotico internazionale di gusto senese. Il suo maggior merito, tuttavia, fu forse quello di diffondere grandemente l'influsso della scuola senese in tutta Italia, attraverso la sua vastissima produzione e quella dei suoi allievi. Oltre che a Siena e nel circondario, infatti, egli fu anche molto operoso a Genova, dove nel 1393 prese in moglie Simona Del Monte, a Padova, dove lavorò anche nella basilica di S. Antonio, a Pisa, a Venezia, in Sicilia, a Firenze, a Volterra, e ancora in altri luoghi. Nel 1401 Taddeo realizzò quello che è considerato il suo capolavoro, il trittico per il Duomo di Montepulciano: nella tavola centrale, come si è spiegato sopra, è rappresentata l'Assunzione di Maria; negli scomparti laterali vi sono a sinistra una schiera di Santi e a destra un pari numero di figure di Sante; nelle tre cuspidi sono dipinti da sinistra l'Angelo annunciante, l'Incoronazione della Vergine e la Madonna annunciata; nei quattro pilastri divisori le figure dei dodici apostoli; nella predella Scene tratte dall'Antico Testamento, e nelle formelle immediatamente sopra di essa Scene della vita di Gesù. A Siena dipinse gli affreschi nel coro del Duomo (perduti), le Storie della vita della Vergine nella cappella del Palazzo Pubblico (1406-1408) e un ciclo di Uomini famosi nell'anticappella (1414-1417). Del 1403 circa è un «Crocifisso» dipinto nella Pinacoteca Nazionale. Del 1404 è l'aggraziata tavola della «Natività» nella Basilica dei Servi. Nella Pinacoteca Nazionale, tra l'altro, si trovano anche una tavola della «Annunciazione, con i SS. Cosma e Damiano» parte centrale di un trittico del 1409, una tavola con l'«Adorazione dei Magi», e una «Madonna in Trono, con Angioli e Santi». Nel 1313-14 Taddeo eseguì, nel Palazzo Pubblico di Siena, gli affreschi con «Giove, Marte, Apollo e Pallade». Nel 1422 dettò il proprio testamento e poco dopo morì all'età di 59 anni, secondo quanto Giorgio Vasari riporta nelle Vite.