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PITTORI: Stefano da Verona

Sant'Agostino in trono

Sant'Agostino in trono

 

 

STEFANO DA VERONA o DA ZEVIO

1425-1430

Verona, chiesa di S. Eufemia

 

Sant'Agostino in trono

 

 

 

L'affresco a muro, piuttosto deteriorato, è opera di Stefano da Verona Pseudonimo Stefano da Zevio che vi ha raffigurato sant'Agostino in trono. Il dipinto misura cm 520 in altezza e 350 in larghezza. Stefano lo realizzò durante il suo soggiorno a Verona fra il 1425 e il 1430 nel periodo della sua maturità. L'affresco si conserva nella chiesa veronese di santa Eufemia che fu costruita dai frati agostiniani tra il 1275 e il 1450 riadattando una piccola chiesa già esistente in loco. Gli agostiniani avevano infatti ottenuto il permesso di poter costruire un proprio convento in città nel 1262.

L'affresco dedicato ad Agostino è un riconoscimento della fondamentale importanza del Santo per il neonato ordine agostiniano. Agostino siede in cattedra vestito da vescovo in atto benedicente, quasi a invocare l'aiuto divino sulla nuova casa monastica appena fondata. Il santo ha un aspetto vegliardo, con una folta barba che gli copre il viso fino al petto. La struttura della cattedra o trono richiama gli stilemi gotici in voga nel periodo.

Di questo affresco ne parla Vasari a metà Cinquecento nella vita di Vittore Scarpaccia. Il dipinto era stato realizzato per decorare la nicchia sopra la porta laterale della chiesa di santa Eufemia che immette nel primo chiostro. Nel tentativo di arrestare l'inesorabile degrado del dipinto, dopo vari restauri, l'affresco venne strappato nel 1958 e destinato alla cappella di sant'Agostino. Pur frammentario l'affresco, dal punto di vista compositivo, è stato ricostruito utilizzando una incisione realizzata nel 1864 da Pietro Nanin. Da questa stampa si ricava che l'opera, oggi praticamente irriconoscibile, era firmata da Stefano ("Stefanus pinxit"). Questa attribuzione ha reso questo affresco il caposaldo della attività veronese di Stefano e un tassello imprescindibile per lo studio del suo corpus pittorico.

La struttura architettata da Stefano da Verona prevede un grande baldacchino a padiglione, sovrastato nel vertice dal Thronum Gratiae: sotto di esso, si erge, al centro di una composizione piramidale e perfettamente speculare, la figura di sant'Agostino assiso su un fastoso trono marmoreo. Ai suoi fianchi scorgiamo sant'Eufemia e san Nicola da Tolentino. Entrambi sono privi di attributi iconografici ma vengono individuati da due scritte. Accompagnano i rispettivi gruppi di nove offerenti inginocchiati: a destra, Eufemia, patrona della chiesa, presenta un gruppo dei devoti laici, tra i quali spicca, forse, in primo piano la figura del committente. A sinistra Nicola da Tolentino introduce nove monaci agostiniani inginocchiati in preghiera.

A decorazione dell'intradosso, sui lati destro e sinistro, l'artista ha dipinto rispettivamente le due figure, individuate da una ininterrotta tradizione letteraria, di Monica e Tommaso da Vìllanova. Qualche dubbio cronologico circa quest'ultima attribuzione esiste palesemente: il santo raffigurato o è frutto di una stesura pittorica post quattrocentesca oppure è in realtà un san Nicola di Bari. Seguono verso l'alto sei profeti con cartigli, raffigurati a mezzobusto. Il fastigio esterno, gravemente compromesso, accoglie nei pennacchi due profeti e nei salienti la scena dell'Annunciazione, con la speciale iconografia dell'incarnazione del Bambino. L'affresco nella chiesa di sant'Eufemia fu probabilmente eseguito da Stefano da Verona negli anni che vanno dal 1424 al 425, quando si stabilì a Verona, dove risulta documentato fino al 1438, quando morì.

 

 

Stefano da Verona

Noto anche come Stefano da Zevio, questo artista nacque verso il 1379, è fu attivo soprattutto a Verona tra il XIV e il XV secolo imponendosi tra i più significativi esponenti del gotico cortese nell'Italia settentrionale. Era figlio del pittore francese Giovanni de Herbosio ovvero Jean d'Arbois, che era giunto al servizio di Gian Galeazzo Visconti dopo aver lavorato sotto Filippo l'Ardito in Borgogna. Stefano si formò pertanto nell'ambito artistico pavese, negli atelier dei miniatori viscontei.

Prima di stabilirsi a Verona visse anche a Padova. Finalmente a Verona si affermò come esponente del gotico internazionale, con opere di grande raffinatezza lineare.

Attivo a Verona tra il 1425 e il 1438, eseguì in questa città vari affreschi. Quelli giunti a noi sono in pessimo stato di conservazione: così ne è per la Madonna col Bambino, san Cristoforo e angeli, ora nel Museo di Castelvecchio, e per il sant'Agostino in cattedra nella chiesa di santa Eufemia). A quest'epoca risale anche la bella tavola con l'Adorazione dei Magi del 1435, oggi alla Pinacoteca di Brera a Milano, suo capolavoro della maturità.

Quest'opera dimostra dimestichezza nel calibrare una composizione affollata, una straordinaria cura nei dettagli e una resa spaziale innaturale e fiabesca. La sua arte fu influenzata da Michelino da Besozzo e, a Verona, frequentò il collega Pisanello. Morì verso il 1438.