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PITTORI: Giuseppe Alberti

Sant'Agostino cardioforo vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino cardioforo vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

ALBERTI GIUSEPPE

1673

San Michele all'Adige, chiesa abbaziale agostiniana

 

Sant'Agostino cardioforo vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Il dipinto, realizzato con la tecnica ad olio su tela, misura m 1x1,75  ed è stato realizzato nel 1673 dal pittore Alberti Giuseppe, che oltre a sant'Agostino dipinse con la stessa tecnica anche gli altri tre Dottori della Chiesa Gerolamo, Ambrogio e papa Gregorio Magno.

Le raffigurazioni si trovano nell'antica struttura monastica agostiniana di cui oggi resta poco, dopo che l'edificio è stato adibito a Museo degli usi e dei costumi della gente trentina. Questo Museo denominato "M. U. C. G. T." è stato fondato nel 1968 da Giuseppe Sebesta ed è il più importante museo degli usi e delle tradizioni di tutte le Alpi con le sue 43 sale e oltre 12000 oggetti esposti.

Nelle sale e nelle celle che videro l'attività apostolica degli agostiniani è possibile passare in rassegna le diverse attività contadine dall'agricoltura all'allevamento del bestiame, e poi il mulino, la segheria, la vita in malga, la produzione dei filati, la tessitura, i costumi e la vita di tutti i giorni, ma anche i momenti salienti come il matrimonio, con la dote tradizionale e l'arredo di una camera da letto o la coscrizione dei giovani con il corredo di fisarmoniche e di cappelli e poi le maschere di carnevale e la collezione di santini religiosi e devozionali.

L'esposizione consente di conoscere e rivivere le abitudini e lo scorrere della vita delle popolazioni locali.

Nel dipinto di Alberti il santo, dall'aspetto ancora giovanile, si presenta dinamicamente con una torsione del busto che amplifica il gesto dell'offerta del cuore fiammante trafitto dalle frecce dell'amore divino. Con la mano sinistra il santo tiene aperto un libro che ha deposto sul tavolo di lavoro, su cui ha posato la mitra e il bastone pastorale. Alla semplicità della scenografia fa da contrapposizione la ricchezza dei panneggi e del tessuto che il santo indossa. L'Alberti lavorò molto nel territorio diocesano, in particolare nella Chiesa abbaziale di S. Michele all'Adige, dove dipinse le magnifiche semilunette con i padri della Chiesa, nella chiesa dei Francescani a Cavalese, nella Cappella del Suffragio nell'Arcipretale di Riva del Garda, la Cappella del Rosario nella Parrocchiale di Pressano.

 

 

Giuseppe Alberti

Nato probabilmente a Tesero nel 1640, era il decimo di undici figli. Rivelò ben presto doti non comuni come artista e già nel 1661 si fa notare con la pala d'altare di Montagnaga di Piné. Tra il 1664 e il 1667 frequentò l'Università di Padova seguendo i corsi di medicina e giurisprudenza. Tuttavia nel 1668 abbandona Padova e gli studi per trasferirsi a Venezia, dove resta fino al 1673. Nella città lagunare conobbe Marco Liberi che divenne il suo mentore. Negli anni veneziani seguì il naturalismo di Marcantonio Bassetti e Pier Francesco Mola, affinando il suo stile studiando le opere di Tiziano. Si recò quindi a Roma dove sviluppò le sue competenze da progettista, applicandosi nella conoscenza delle più recenti realizzazioni architettoniche. A Trento ottenne vari incarichi dal principe vescovo Francesco Alberti Poja, sia come pittore sia come architetto. Sua è la Pala di San Vigilio, ora conservata al Castello del Buonconsiglio, e sua la realizzazione degli affreschi della Giunta Albertiana, fatta costruire dal principe vescovo per collegare il Magno Palazzo a Castelvecchio. Progettò anche la Cappella del Crocefisso del Duomo di Trento, curandone i lavori. Fu impegnato anche a Vicenza, dove affrescò in gran parte le Gallerie di Palazzo Leoni Montanari. Dopo la morte di Francesco Alberti Poja, nel 1689, Alberti si ritirò a Cavalese, circondandosi di numerosi allievi, che diedero vita alla scuola pittorica fiemmese. Morì a Cavalese nel 1716.