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PITTORI: Jacques Callot

Agostino e il bambino sulla spiaggia

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

JACQUES CALLOT

1630-1635

Roma, Istituto Nazionale per la Grafica

 

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

 

Questo foglio appartiene a una serie di incisioni che costituivano nel loro insieme un calendario di santi. Ciascuno di essi era raffigurato e ricordato in un giorno particolare della loro vita. In questo caso l'episodio che vede protagonista Agostino è segnato al 28 agosto, data della sua morte a Ippona.

L'autore dell'opera è Jacques Callot, un abile disegnatore ed incisore del primo Seicento francese. Nella tavola riportata compare la scritta:S. AVGVSTINVS DOCTOR, 28 AVG.

Il volume a cui apparteneva l'incisione è moto come LES IMAGES DE TOVS LES SAINCTS ET SAINTES DE L' ANNEE SVIVANT LE MARTYLOGE ROMAIN e fu realizzato prima del1636 con la tecnica dell'acquaforte- Il foglio misura: 24,6x14,5 cm.

La stampa visualizza un famoso episodio che riguarda sant'Agostino. Si tratta di un fatto leggendario che illustra il grande desiderio di Agostino di conoscere il mistero della Trinità.

Il santo è ritto in piedi, vestito da monaco agostiniano, mentre con la mano sinistra regge un grosso cuore fiammante. Davanti a lui un bambino sta versando dell'acqua entro una buca.

Ai piedi del santo è stata deposta la mitra, mentre sullo sfondo si notano delle acque e una casa sulla riva della marina.

L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.

"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.

 

 

Jacques Callot

Nasce nel 1592 da una famiglia nobile apparentata con quella del duca. A quindici anni entra nella bottega dell'orafo Demange Crocq, dove apprende l'arte del disegno con Jacques de Bellange e Claude Deruet oltre all'uso del bulino. Nel 1608 si trasferisce a Roma, presso l'incisore di Troyes Philippe Thomassin, dove perfeziona la sua tecnica riproducendo copie di opere di maestri italiani e fiamminghi. Agostino Carracci è l'artista che meglio sollecita la sua curiosità. Nel 1612 si trasferisce a Firenze dove lavora per nove anni sotto la protezione di Cristina di Lorena. A Firenze sperimenta la tecnica dell'acquaforte che diverrà una delle sue modalità espressive preferite. Le sue incisioni evidenziano un linguaggio artistico piuttosto personale ed originale a metà strada tra il galante ed il grottesco. Nel 1621 si stabilí a Nancy, dove incise i disegni riportati dall'Italia. Con il ciclo degli Zingari intensificò il suo interesse per i fatti quotidiani e per una visione sempre più realistica del mondo. Nel 1624 si sposò con Catherine Kuttinger. Tra il 1628 e il 1631 soggiornò più volte a Parigi, dove affidò a Israël Henriet l'edizione delle sue lastre. Tornato a Nancy nel 1632 eseguì Le Miserie della guerra nel 1633 e la seconda versione della Tentazione di sant'Antonio dedicata a Louis Phélypeaux. Morì ancora giovane nel 1635.