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PITTORI: Fiasella Domenico

San Nicola da Tolentino riceve la regola da Sant'Agostino

S. Nicola da Tolentino riceve la regola da S. Agostino

 

 

FIASELLA DOMENICO

1626

Sarzana, Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta

 

San Nicola da Tolentino riceve la regola da Sant'Agostino

 

 

 

La tela di Domenico Fiasella raffigura san Nicola da Tolentino mentre riceve la regola da sant'Agostino dalle mani dello stesso santo seduto in trono. Un nugolo di angioletti allieta la scena con la vivacità dei loro movimenti. Alle sue spalle si intravede Monica, vestita da suora agostiniana, mentre in alto una colomba, lo Spirito Santo, irraggia fasci di luce sui protagonisti. Nicola fu monaco agostiniano e fu il primo santo di questo ordine nel Trecento. Ai piedi del santo si nota un libro aperto, un teschio e un giglio, un simbolo che lo caratterizza iconograficamente.

La leggenda della sua vita rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant'Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino.

Fece la sua professione religiosa (voti solenni) a meno di diciannove anni. Nel 1269 fu ordinato sacerdote. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant'Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305.

Celebri sin dal Medioevo sono i cosiddetti "panini miracolosi" di san Nicola, che servirono anche per la raccolta di farina da parte dei fedeli che si recavano al santuario e che dettero nome anche alla compagnia cerretana degli "affarinati", citata anche dal vescovo urbinate Teseo Pini nel suo Speculum Cerretanorum. Viene ricordato il 10 settembre.

 

 

Domenico Fiasella

Questo pittore nasce a Sarzana nel 1589 da una famiglia originaria di Trebiano. Il padre, un certo Giovanni Fiasella, lavorava l'argento e ci ha lasciato alcune sue opere che si conservano in questa città. Domenico esprime ben presto una predisposizione per la pittura e grazie alle raccomandazioni del vescovo di Sarzana, Monsignor Salvago, probabilmente conoscente di famiglia, riesce a lavorare a Genova presso la bottega del Paggi, che era ben conosciuto dal prelato.

Fiasella resta a Genova alcuni anni nonostante desiderasse andare a Roma. Nella città ligure riceve una solida formazione artistica al seguito di Paggi che aveva formato molti giovani pittori in quel primo Seicento. I suoi metodi educativi erano applicati sulla base di una sua opera, andata persa, dal titolo "Diffinizione o sia divisione della pittura".

Finalmente dal 1607 al 1616 riuscì a trasferirsi a Roma dove eseguì alcune tele per Vincenzo Giustiniani. Nella città eterna conosce l'opera di Raffaello Sanzio, quella di Michelangelo Buonarroti, di Tiziano Vecellio, di Sebastiano del Piombo. Nel 1617 Fiasella rientra a Sarzana, dove dipinge la Madonna con San Lazzaro per la parrocchiale di San Lazzaro, e l'Adorazione dei Pastori, un notturno, per la chiesa di San Francesco.

Il pittore mantenne stretti legami con la città natale, che conserva molte sue opere e lavorò a più riprese per i Malaspina di Massa. Ebbe commesse da Mantova, Piacenza e dalle chiese della "nazione" genovese di Napoli e Palermo. Verso la metà del Seicento Fiasella raggiunge la maturità artistica. Tra il 1630 e il 1640 esegue disegni e progetti per le statue ufficiali in Genova, e dipinge la grande Assunzione di Nostra Signora del Monte. Forse contribuisce a portare Orazio Gentileschi a Genova dal 1621 al 1625, certo è che gli rimase amico sino alla morte. Fiasella assume nella sua bottega Francesco, figlio di Orazio Gentileschi, cui insegna il mestiere. Il nostro collabora anche con Passignano e con altri artisti ed esegue anche una Fuga in Egitto, regalata dal pittore a Paolo V che la gradì molto. Ebbe molti allievi, fra i quali spicca Giovanni Battista Casoni, che nel 1668 scrisse la sua biografia, stampata nel 1674. Al 1667 data la sua ultima opera (Santa Chiara che mette in fuga i Saraceni) che oggi è conservata presso la chiesa di San Giovanni Decollato a Montoggio.